La natura non fa nulla di inutile, ha scritto Aristotele nella Politica. A dargli ragione, molto tempo dopo, sarebbe stata addirittura la Nasa che, grazie a una ricerca durata oltre 20 anni, ha attribuito a una cinquantina di specie di piante qualità fantastiche per la vivibilità degli appartamenti.
Mettersi un ficus in camera o tenere una rigogliosa gerbera in salotto non è solo questione di arredamento ma di salute. È il 1980 quando gli scienziati americani iniziano a sperimentare un sistema ecologico per purificare l’aria all’interno delle navicelle da mandare in orbita.
Si scopre così che certe piante d’appartamento rimuovono da un ambiente chiuso il 50% delle sostanze tossiche, come il benzene o la formaldeide, che altrimenti circolerebbero libere nell’aria. Queste particelle vengono assorbite dalle foglie e convogliate dal fusto alle radici dove i microrganismi presenti le metabolizzano e le eliminano.
Prendete una gerbera o un crisantemo: se non resistono più di qualche giorno e cominciano ad afflosciarsi, è ora di dare una ripulita all’aria di casa.
Come fare? Il ficus, quello con le enormi foglie verdi, protegge dalla formaldeide, contenuta nella carta da parati ma anche nei tessuti. Lo spatafillo si mangia le tossine dell’acetone e dei trucioli del legno, mentre la dieffenbachia maculata riduce i veleni emessi da pitture, adesivi e sacchetti di plastica. E in ufficio, in particolare per la sala delle stampanti, è preziosa la dracena, che assorbe il tricloroetilene, presente in tutti i toner.
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