Si è soliti pensare che il termine “postura” sia riferito esclusivamente all’aspetto biomeccanico del corpo nello spazio e alla sua capacità di rispondere agli eventi esterni. In realtà riflette anche il nostro benessere psicofisico a 360 gradi tanto che qualcuno l’ha addirittura definita “il nostro biglietto da visita”. Ecco perché è importante prendersene cura. Come? Scopriamolo insieme a Sara Compagni, trainer, terapista e ideatrice di Postura da Paura.
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La postura è legata allo stato di salute
La postura restituisce una chiara fotografia delle condizioni del nostro corpo e della sua interezza. La trainer spiega infatti che «è legata sì alla parte muscoloscheletrica, ma anche allo stato degli organi, alle funzioni neurofisiologiche, all’equilibrio psico-emotivo e relazionale, nonché alla modalità e anche alla capacità del corpo di adattarsi all’ambiente e alla gravità».
Essendo soggetta a modifiche nel corso del tempo, la postura che abbiamo oggi è diversa da quella che avremo domani. «Nell’arco della giornata assumiamo migliaia di posizioni. Ognuna è differente perché dipende dal vissuto e dal corpo dell’essere umano. Pensate che se provate a sedervi e a rialzarvi per 20 volte è possibile che la vostra postura si modifichi leggermente ogni volta che replicherete il movimento. Così come cambierà se riceverete una bella notizia, se vi verrà una gastrite, se le scarpe che indossate sono troppo strette oppure se gli occhiali che portate non sono più adeguati alle necessità dei vostri occhi» continua la terapista.
Quali fattori incidono sulla postura
Il corpo e la sua storia
La postura si differenzia in uomini e donne a causa di caratteristiche strutturali differenti. «Ad esempio, l’uomo solitamente ha un bacino più stretto mentre la donna più largo, come la donna generalmente ha una curva della schiena più accentuata, rispetto a quella dell’uomo» spiega Compagni che sottolinea come inoltre la donna sia soggetta a fluttuazioni ormonali significative che possono incidere sulla postura e delle quali è necessario tenere conto durante una valutazione posturale.
Considerato che il piede è ciò che impatta sulla terra e l’occhio è ciò che restituisce la direzione dello spazio, la vista e l’appoggio plantare sono i primi recettori della postura. Non bisogna sottovalutare nemmeno la funzionalità degli organi addomino-pelvici così come la forza e la resistenza dell’apparato muscolo-scheletrico.
Il movimento
Altro fattore influente è l’attività fisica. Compagni precisa che «è importante sapere come la postura rispecchia lo stato della nostra muscolatura e del nostro scheletro. Quindi, avere i muscoli antigravitali forti ci consente di avere una postura più funzionale. Serve essere allenati anche per passare 8 ore seduti alla scrivania».
Lo stile di vita
Anche lo stile di vita incide sul miglioramento, o peggioramento, della postura. «Passare tanto tempo nelle stesse posizioni facilita il rinforzo di quegli schemi posturali disfunzionali. Ad esempio, stare tutto il giorno seduti porta a lavorare con i muscoli flessori in accorciamento, a tenere la testa anteposta, a schiacciare la muscolatura dei glutei e quindi a renderla meno attiva. Tutte abitudini che possono provocare nel tempo modificazioni posturali ed eventuali dolori» sottolinea la trainer. È bene sapere che non esiste relazione diretta tra postura socialmente riconosciuta come “sbagliata” e insorgenza del dolore. Come spiega Compagni «il dolore gioca in un altro campionato e risponde a meccanismi neurofisiologici complessi che non hanno a che vedere con la correzione del movimento».
La postura riflette lo stato d’animo
É piuttosto semplice individuare posizioni “di chiusura” nei soggetti con tendenze depressive, con atteggiamenti introversi o con personalità poco sicure. «Le evidenze scientifiche ci dicono che assumere posture più aperte e positive incida anche sullo stato d’animo e sulla componente emotiva, fattori che regolano in senso stretto anche la percezione del dolore. Quindi, mantenere a lungo posture di chiusura può incidere anche sullo stato d’animo e preparare il terreno per eventuali mal umori» continua la trainer.
La postura sbagliata non esiste
Non esiste una postura giusta o una postura sbagliata, piuttosto esiste una postura funzionale o meno funzionale rispetto alle attività che chiediamo di svolgere al nostro corpo e rispetto allo stato di fitness del nostro corpo. Compagni spiega che «l’idea della postura corretta nasce da una visione biomedica in cui esiste una relazione causa-effetto tra postura e dolore e tra postura e modificazioni dell’assetto strutturale del corpo. Oggi invece il modello al quale ci si ispira è un modello bio psico sociale che individua nelle cause di eventuali disfunzioni molti più elementi, rendendo la valutazione posturale più complessa ma decisamente più allineata alla realtà, oltre che ispirata alle più recenti evidenze scientifiche».
Se passi molto tempo seduto quindi, non ha senso pensare di mantenere posture “giuste”, ma piuttosto scegliere una postura comoda e modificabile quanto più spesso possibile.
La postura si può cambiare?
Ma la postura si può cambiare? La trainer risponde che «se è il risultato di ciò che siamo e siamo stati, di tutta la nostra storia e delle nostre abitudini e se dipende da moltissimi fattori, è abbastanza difficile pensare di poterla cambiare con qualche esercizio specifico, anche se ripetuto quotidianamente. La letteratura ci dice che alcune caratteristiche strutturali consolidate siano irreversibili e che altre possano esser modificate solo sottoponendo il proprio corpo ad un lavoro continuo e costante totalmente direzionato allo stabilizzarsi di una nuova postura».
Nel concludere, Compagni sottolinea che «la postura è la risultante di svariate abitudini e comportamenti perciò non ha senso concentrarci su essa. Ha senso piuttosto dedicarsi ad un programma di allenamento con lo scopo di rendere il corpo più forte, resistente e capace di gestire gli stress meccanici quotidiani. L’allenamento, di qualsiasi tipo, a patto che sia equilibrato, vario e svolto con estrema costanza, è di per sé un allenamento posturale, ossia volto al miglioramento della postura. Anche quando il fine è la forza, la resistenza o la mobilità, la postura ne trarrà benefici. È questa la strategia che ci permetterà di rispondere meglio alla forza di gravità e alle richieste motorie giornaliere».