Dopo il parto cesareo, che prevede un’incisione e il taglio della fascia muscolare, si può incorrere in qualche problemino estetico all’addome, dalla cicatrice antiestetica alla cosiddetta pancia a grembiule. In alcuni casi, bastano i trattamenti del dermatologo, in ambulatorio, in altri l’unica soluzione è la chirurgia. Per non perdere tempo e denaro, è consigliabile ricorrere al bisturi quando si è certe di non voler programmare un’altra gravidanza.
Tutti gli interventi sotto descritti si possono fare almeno dopo sei mesi dal parto cesareo, e comunque solo una volta terminato l’allattamento, in modo da avere un metabolismo stabilizzato.
CICATRICE ANTIESTETICA. Per evitare che, dopo il parto cesareo, resti una brutta cicatrice, ci sono due sistemi che riducono la reazione cicatriziale esuberante (il cosiddetto cheloide). «Il primo sistema, giudicato il più efficace, prevede l’uso di cerotti a base di silicone, da applicare tutta la notte per almeno 30-60 notti, mentre di giorno risulta utile un gel a base di allantoina ed eparina, o di polisilossano (silicone)», spiega Emilio Berti, direttore del Centro di dermatologia sperimentale e oncologica dell’Università di Milano Bicocca. «Il secondo è sempre un cerotto, ma a base di cortisonici, da rinnovare ogni tre giorni, se dopo 40 giorni dall’intervento chirurgico non si dovessero osservare miglioramenti». E se dovesse formarsi un segno antiestetico? «La cicatrice del parto cesareo si può presentare come un cordone, per esempio se è ipertrofica (ossia voluminosa), cheloidea (fibrosa) e con aderenze tenaci sulla parete muscolare sottostante», spiega Ranieri Mazzei (puoi chiedergli un consulto), chirurgo plastico LaClinique® a Milano, Bergamo e bologna. Come eliminarla? «Dermatologo o chirurgo plastico possono fare dei trattamenti non chirurgici: laser frazionale e infiltrazioni di corticosteroidi sono i più frequenti», dice Pier Antonio Bacci (puoi chiedergli un consulto), docente di chirurgia estetica all’Università di Siena. La cicatrice può anche essere eliminata se si procede con un’addominoplastica o con una miniaddominoplastica.
LA PANCIA A GREMBIULE. «Con il tempo, può succedere che la striscia di pelle (più morbida dopo il cesareo) sovrastante la cicatrice, vada come ad appoggiarsi, formando uno scalino o, se si è in sovrappeso, il cosiddetto ventre a grembiule», dice Mazzei. «È la chirurgia a essere d’aiuto e può bastare una mini-addominoplastica o un lifting microchirurgico dell’addome».
• Il lifting microchirurgico dell’addome può essere effettuato anche con una nuova tecnica di liposuzione assistita da radiofrequenza, conosciuta anche come bodytite: il riscaldamento indotto dalla radiofrequenza favorisce la retrazione cutanea con un effetto lifting. L’intervento, in day surgery e in anestesia locale, costa dai 3mila ai 4mila euro.
• La mini-addominoplastica, in day-hospital, con anestesia locale e sedazione, prevede la rimozione di una striscia di pelle con il grasso eccedente, subito sopra la cicatrice del taglio cesareo». Con quest’operazione di chirurgia estetica, si ottengono la sostituzione del cheloide con una cicatrice sottile, lineare, meno visibile, un addome piatto e tonico e l’eliminazione di eventuali smagliature. I costi sono fra i 5mila e i 6mila euro. Alla miniaddominoplastica può essere abbinata la liposuzione, se c’è del grasso in eccesso da asportare.
• L’addominoplastica. Quando è un po’ tutta la pancia ad avere nei problemi, anche nella zona dell’ombelico, si può ricorrere all’addominoplastica, che rimodella l’addome. L’intervento, più invasivo e in anestesia generale, è consigliato:
quando l’addome è molto prominente e ptosico (a grembiule);
quando è molle e flaccido;
quando è grinzoso, con pieghe cutanee e adipe;
in caso di cedimento della struttura muscolo-cutanea dell’addome (diastasi dei muscoli retti addominali), cioè quando si forma uno spazio tra i muscoli dell’addome;
quando è grinzoso, con pieghe cutanee e adipe.
«L’addominoplastica richiede un’incisione che dal pube arriva alle spine iliache, in pratica si va a riprendere e ad allungare un po’ il taglio del cesareo, e un’altra incisione nascosta nell’ombelico tale da risultare invisibile», spiega Mazzei. «Quindi il chirurgo scolla la pelle di tutta la regione addominale, asporta la cute in eccesso, avvicina le fasce muscolari (se è il caso anche inserendo una protesi di materiale biocompatibile) e riposiziona l’ombelico. Questa procedura può essere o meno associata all’aspirazione del grasso. L’addominoplastica lascia una cicatrice sottile appena sopra il pube».
Spiega Cesare Azzolini (puoi chiedergli un consulto), chirurgo plastico LaClinique® a Milano e all’ospedale clinicizzato Casa di Cura Città di Parma: «L’addominoplastica migliora l’aspetto dell’addome eliminando la pelle e il grasso in eccesso, ridando tono alla muscolatura ed eliminando gran parte delle eventuali smagliature. L’operazione viene eseguita in anestesia generale e di solito richiede un paio di giorni di ricovero in clinica. Dopo un mese si può ritornare al 100% delle proprie attività, ma la paziente è in piedi e autonoma a partire dal giorno successivo all’intervento. Il dolore, controllabile da comuni analgesici, è inferiore a quello del cesareo perché nell’addominoplastica, a differenza del cesareo, i muscoli addominali non vengono tagliati».
I costi partono dai 7-8mila euro. Alla miniaddominoplastica e all’addominoplastica può essere sempre abbinata la liposuzione.
GRASSO LOCALIZZATO NELL’ADDOME. Quando il problema dopo la gravidanza è solo l’adipe in eccesso sulla pancia, può bastare la liposuzione, programmabile già dopo tre-quattro mesi dal parto cesareo. Attraverso l’inserimento di una cannula nell’addome, viene asportato il grasso. «A seconda della quantità di adipe da trattare, la liposuzione si esegue in day hospital e in anestesia locale con sedazione oppure con un breve ricovero e in anestesia generale», spiega Mazzei. «Dopo l’intervento è necessario portare una guaina elastica almeno per un paio di mesi». I costi variano da un minimo di 4mila euro per i piccoli interventi fino a 8-10mila euro per grandi liposuzioni.
OMBELICO DILATATO. Se la conseguenza del parto cesareo è l’ombelico dilatato, si può ricorrere alla chirurgia plastica, con un intervento di umbilicoplastica in anestesia locale che può essere associato a liposuzione.
SMAGLIATURE. Le smagliature sono l’inconveniente tipico della gravidanza, a prescindere dal tipo di parto, naturale o cesareo: la pelle si sfalda e restano delle strisce sulla pancia e sul seno. È bene massaggiare con olio di mandorla le parti interessate per tutta la durata della gestazione e dell’allattamento. «Poi, tre-quattro mesi dopo il parto cesareo, si può pensare a trattamenti specifici», spiega Bacci.
I più indicati sono sei tipi di trattamento. Cinque sono pressoché o del tutto indolori, senza anestesia e si possono fare dal dermatologo o dal chirurgo plastico:
• rederma (microiniezioni di acido ialuronico);
• microdermoabrasione (sofisticato micropeeling meccanico);
• biodermogenesi (sfrutta l’associazione della radiofrequenza e dei campi magnetici);
• oxy-carbossiterapia (ossigeno e anidride carbonica sparati ad alta pressione sui tessuti);
• laserdermogenesi (con microfibra laser).
Per le smagliature gravi e profonde c’è il bisturi a radiofrequenza, nell’ambulatorio del chirurgo plastico. Le smagliature, poi, possono essere in gran parte eliminate con l’addominoplastica.
Alice Di Pietro – OK Salute e benessere