Piccoli, bianchi, tondi e in rilievo. Localizzati in genere nell’area sotto gli occhi e sugli zigomi, i grani di miglio (così chiamati proprio per la loro somiglianza con i semi dell’omonima pianta) sono un inestetismo frequente, più comune nelle donne ma presente anche negli uomini, che può comparire a qualsiasi età, persino nei neonati.
«Si tratta di minuscole cisti di forma tondeggiante, del diametro di non più di uno-due millimetri, costituite da un deposito di cheratina, la proteina presente nella cute, nelle unghie e nei capelli che, invece di essere eliminata attraverso il naturale processo di rinnovamento cutaneo, finisce per accumularsi sotto pelle creando un rilievo visibile», spiega Andrea Romani, dermatologo dell’Isplad (International-Italian Society of Plastic-Regenerative and Oncologic Dermatology). «Pur essendo del tutto benigni, i grani di miglio possono comunque essere fastidiosi da un punto di vista estetico, dal momento che tendono peraltro a non essere isolati, ma riuniti a grappoli che ne amplificano la visibilità».
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Compaiono su ogni tipo di pelle
L’errore che in genere si commette è confonderli con i comedoni chiusi, quelli che comunemente vengono definiti punti bianchi. «Ma la loro natura è diversa», precisa il dermatologo. «I grani di miglio sono formazioni cheratiniche, più consistenti e definite rispetto ai punti bianchi che sono invece accumuli di sebo e che, proprio per questo, possono infettarsi e dare origine a un brufolo. Mentre i comedoni chiusi, infatti, sono prerogativa delle pelli miste, grasse e a tendenza acneica, i grani di miglio possono interessare indifferentemente tutti i tipi di pelle».
Cause dei grani di miglio
Le cause che portano alla formazione dei grani di miglio non sono ancora del tutto note, ma è certo che la componente genetica giochi un ruolo preponderante nella loro genesi. «Questo non esclude che il loro moltiplicarsi possa essere legato a una serie di condizioni che determinano un’alterazione dell’equilibrio cutaneo», specifica Romani. «I grani di miglio possono essere infatti la conseguenza di una dermatosi o di altre patologie infiammatorie della cute piuttosto rare come la porfiria cutanea tardiva o l’epidermolisi bollosa. In alcuni casi possono comparire a seguito di un trauma della cute come una lesione, una ferita, l’esito di un piccolo intervento oppure un’ustione.
Attenzione anche a cattive abitudini come il fumo, l’eccessiva esposizione al sole, magari con uno scarso impiego di creme filtranti o l’utilizzo di protezioni non idonee al proprio tipo di pelle, e a una scorretta routine di cura con uso di prodotti occlusivi o troppo aggressivi: si tratta di situazioni che, se non determinano in maniera diretta la comparsa dei grani di miglio, possono comunque favorirla».
Come si possono togliere?
I grani di miglio spesso «rientrano» e spariscono da soli. «Se risultano particolarmente antiestetici e si desidera eliminarli, la prima regola è evitare qualsiasi operazione fai-da-te», avverte lo specialista. «La “strizzatura” non ha buon esito, trattandosi di cisti senza sbocco esterno, mentre l’utilizzo di aghi e altri strumenti appuntiti nel tentativo di rimuoverli rischia di danneggiare la pelle che può infettarsi lasciando come esito una cicatrice permanente. Rivolgersi al dermatologo è la strada più sicura per ottenere risultati rapidi e soddisfacenti».
Diverse le soluzioni che il professionista può adottare per eliminarli. «Dopo aver delicatamente aperto la parte superficiale del grano di miglio può ricorrere all’impiego del laser o procedere con il curettage, una sorta di raschiamento con uno strumento simile a un bisturi», spiega Romani. «La scelta della metodica va valutata caso per caso anche in base alla condizione generale della pelle; in alternativa si può programmare una serie di peeling superficiali per favorire la fisiologica eliminazione dei piccoli grani dalla pelle».
Una corretta skincare aiuta
Se la semplice cura cosmetica non può eliminare i grani di miglio, una routine di trattamento appropriata e puntuale può aiutare a prevenirne e limitarne la comparsa. Ecco i passaggi fondamentali.
Detersione
Dovrebbe sempre essere effettuata con regolarità, mattina e sera, anche se non ci si trucca, scegliendo detergenti poco aggressivi capaci di eliminare le impurità ma senza impoverire eccessivamente la barriera protettiva cutanea.
Esfoliazione
Lo scrub può essere un aiuto per mantenere liberi i pori, ma solo se è delicato, con granuli sottili capaci di portare via le cellule morte senza irritare. La frequenza d’utilizzo si modula sul tipo di pelle ma non deve mai essere eccessiva, non più di una volta ogni sette-dieci giorni. Attenzione in modo particolare a non strofinare eccessivamente la parte interessata, anche con spazzoline o attrezzi per la pulizia, nel tentativo di eliminare i rigonfiamenti sottopelle.
Cura
Fondamentale l’utilizzo di prodotti cosmetici che siano adatti al proprio tipo di pelle, mai eccessivamente grassi e occlusivi per evitare di chiudere i pori. Importante dedicare attenzioni alla zona del contorno occhi, spesso interessata dalla presenza di grani di miglio, con formulazioni specifiche, ad azione idratante, leggere e non untuose.
Protezione
Sì all’uso regolare di una crema che schermi i raggi ultravioletti, da utilizzare in tutte le stagioni, privilegiando un fattore di protezione solare più alto quando ci si espone in maniera diretta durante la primavera e l’estate. Importante in ogni caso limitare i tempi di esposizione e scegliere prodotti solari dalla consistenza non troppo corposa.
Make up
Va prestata particolare attenzione ai prodotti per il viso (primer, fondotinta e creme colorate), scegliendo formule non occlusive, povere di sostanze grasse.
Nei neonati scompaiono da soli
Si stima che i grani di miglio diffusi sul volto interessino il 40-50% dei neonati: in alcuni casi sono presenti già alla nascita, in altri compaiono nelle prime settimane di vita. Si tratta in ogni caso di una situazione del tutto innocua, dalle cause non ben precisate, che non deve assolutamente preoccupare i genitori.
«Innanzitutto, perché i grani di miglio non provocano nessun tipo di fastidio ai piccoli, né prurito né irritazione, e poi perché trovano naturale soluzione scomparendo nell’arco di un mese, massimo due», spiega il dermatologo Andrea Romani. «È importante quindi evitare qualsiasi tentativo di eliminarli, anche perché la cute delicatissima dei neonati si irrita con facilità: il rischio è passare da una condizione normale a un danno cutaneo con conseguenze negative per il benessere del bebè».