Anche oggi, in tv, non mi perdo una partita. Juventino, ho sempre avuto un debole per il calcio, come spettatore e come sportivo. Da bambino il mio mito era Platini, talentuoso e intelligente. Prima di capire di volere diventare attore, mi immaginavo un futuro da calciatore. Tanto che, fino a 19 anni, ho giocato nel Sulmona nel ruolo di centrocampista, come Bruno Conti e Roberto Donadoni per intenderci: tre allenamenti e una partita a settimana. Un bell’impegno, quindi.
Già allora soffrivo di una leggera pubalgia, ma era un’infiammazione diffusa tra i miei compagni di squadra e non ci badavo. I problemi sono cominciati intorno ai 30 anni: all’improvviso, come un lampo che squarcia il cielo, di notte ho iniziato a soffrire di dolori lancinanti a livello dell’anca, fitte acute che si irradiavano fino all’inguine e alla parte anteriore interna della coscia. Un vero tormento, che non mi permetteva di dormire notti serene. E più il tempo passava, più il problema si accentuava.
I medici mi hanno sottoposto a una radiografia dalla quale è risultato che soffrivo di un inizio di coxartrosi, ossia di un’artrosi dell’anca. Sostanzialmente, è una sorta di usura dei capi articolari che viene risolta, per lo più, con l’intervento chirurgico.
La causa? Probabilmente, gli intensi e prolungati sforzi cui avevo sottoposto il mio corpo quando giocavo a calcio. Comunque, l’idea di farmi operare non mi entusiasmava per nulla. Anzi! Ho deciso di rivolgermi a Mario Oriani, noto osteopata e fisioterapista già «sperimentato» con successo da alcuni colleghi di Zelig, per farmi indicare una soluzione alternativa. Esperto in riabilitazione posturale, dopo avermi rimesso in sesto con un programma di rieducazione e di terapia ad hoc, mi ha consigliato di praticare un paio di volte a settimana uno sport dolce per rafforzare le fasce muscolari intorno all’articolazione. Ideale è il nuoto, ma mi risultava difficile da conciliare con il lavoro, così mi sono orientato su pilates e gyrotonic, comunque utilissimi perché basati su movimenti naturali e fluidi che migliorano l’elasticità di muscoli e articolazioni.
Il pilates è una tecnica di fitness che si concentra sugli addominali e sulle gambe: non si usano pesi e si lavora, con e senza l’ausilio di macchine, sempre in allungamento, per migliorare l’elasticità, la postura, la coordinazione e l’equilibrio. Il gyrotonic è una sorta di ginnastica posturale che si pratica, seguiti da un istruttore, con una macchina in legno simile a un vogatore, dotata di pesi, pulegge e corde, in grado di allungare ed esercitare senza traumi tutti i muscoli.
Con il mio tipico entusiasmo, mi sono subito iscritto in palestra. All’inizio, però, ero un po’ perplesso: il recupero fisico tardava ad arrivare e io soffrivo perennemente di quelle maledette fitte che mi lasciavano senza fiato. Ma non mi sono dato per vinto, ho continuato ad allenarmi con costanza e dopo diversi mesi finalmente ho iniziato a provare sollievo.
Ormai sono sette anni che, una o due una volta alla settimana, a seconda del mood e degli impegni, pratico pilates o gyrotonic: a Roma ho uno studio, gestito da mia moglie, dotato di macchinari per entrambi i sistemi di allenamento. E ho anche imparato ad ascoltare il mio corpo, a curare la respirazione e a mantenere una posizione corretta in auto, sul divano e a tavola. Credetemi, nonostante non sia possibile guarire la coxartrosi, grazie al pilates, al gyrotonic e a alle nuove abitudini posturali, ormai non soffro più di dolori.
Gabriele Cirilli
(confessione raccolta da Nicole Cavazzuti per OK novembre 2014 – foto di Fabio Lovino)