Insegna disciplina e controllo, migliora agilità, forza e coordinazione, aiuta ad affinare la prontezza di riflessi, abitua il corpo a resistere più efficacemente agli sforzi ed è un toccasana per la mente: il tennis è uno sport completo, un perfetto mix di tecnica e atletica che regala benessere psico-fisico non da poco. Attenzione, però: quando si compie un movimento ripetitivo e prolungato nel tempo al quale non si è abituati, proprio come maneggiare la racchetta, si può andare incontro a epicondilite, condizione conosciuta anche come “gomito del tennista”. Roberto Leo, responsabile della Struttura Semplice di Chirurgia di gomito e spalla dell’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano, spiega come si sviluppa il disturbo e qual è la terapia.
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Cos’è il gomito del tennista?
Con l’espressione “gomito del tennista” si fa riferimento a un’infiammazione dolorosa dei tendini che collegano i muscoli dell’avambraccio alla parte esterna del gomito. Il disturbo, il cui nome è già piuttosto evocativo, origina nel carico funzionale costante e nell’usura dei tendini, dovuti al ripetersi di gesti ad alto impatto meccanico, come avviene appunto per i tennisti quando devono colpire la palla. Il gesto atletico impone ai muscoli una contrazione esplosiva e ai tendini una conseguente trazione. Chi pratica il tennis è sicuramente più a rischio ma questa patologia colpisce anche altri soggetti, come gli operai delle catene di montaggio e gli operatori edili, provocando lo scompaginamento della struttura delle fibre e un processo di infiammazione cronico.
Quali sono i sintomi?
Il gomito del tennista si manifesta con dolore, sia alla pressione sia nella presa di oggetti con la mano, nella parte esterna del gomito. Nei casi più seri, il dolore emerge anche solo con il movimento del braccio e peggiora con l’estensione e i movimenti di sollevamento e di torsione. Talvolta al dolore si associano gonfiore localizzato, debolezza nella presa e rigidità mattutina. In questi casi è bene rivolgersi a uno specialista ortopedico o fisiatra per stabilire se si tratta di questa patologia e valutare il grado di gravità.
Gomito del tennista: le terapie fisiche
Lo specialista può optare, nei casi di lieve o moderata entità, per una terapia che serva a ridurre i livelli di infiammazione. Via libera, ad esempio, a impacchi di ghiaccio sulla zona dolente. Il medico può prescrivere poi terapie fisiche, come le onde d’urto focali, la tecarterapia, che sfrutta un campo magnetico, la laserterapia o la fisioterapia. Quest’ultima deve essere eseguita da un terapista della riabilitazione.
Gomito del tennista: l’intervento chirurgico
L’intervento deve essere la cosiddetta “ultima spiaggia”, quando tutte le possibili terapie per il gomito del tennista hanno fallito. Il primo livello di intervento avviene mediante l’infiltrazione di fattori di crescita, derivati dal sangue o dal grasso sottocutaneo. Essi stimolano le cellule tendinee in senso riparativo, inducendo in questo modo un processo naturale. Il nostro corpo, infatti, è spesso in grado di ripararsi autonomamente. Il secondo livello di intervento consiste nell’operazione chirurgica vera e propria, grazie alla quale si “rivitalizza” la zona dell’osso sul quale i tendini sofferenti si agganciano. Così facendo il micro sanguinamento locale che si produce stimola al massimo livello i processi di riparazione spontanea dei tendini.
Dopo quanto tempo si può tornare alle proprie attività?
Quanto tempo è necessario per riprendersi dall’intervento? Non c’è un lasso di tempo preciso: dipende dall’età del paziente e dalle sue condizioni di salute generali. Più il soggetto è giovane, minore sarà il tempo di ripresa. Serve comunque almeno un mese di riposo per tornare alle normali attività e dai 3 ai 6 mesi di stop per tornare a fare sport.