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Essere un buon papà al giorno d’oggi: i 10 consigli del pedagogista

In occasione della Festa del Papà del 19 marzo, lo specialista Federico Ghiglione fornisce un decalogo per affrontare la paternità

Una delle sfide più impegnative ma anche più entusiasmanti del mondo maschile è quella della paternità, ruolo in continua evoluzione. In occasione della Festa del Papà, che si celebra ogni anno il 19 marzo, Federico Ghiglione, pedagogista, mediatore familiare, ideatore del sito professionepapa.it e autore di I papà spiegati alle mamme (Einaudi), ci ha regalato 10 consigli per tentare di essere un bravo padre contemporaneo.

Il papà deve “allearsi” con la mamma

Il papà deve stringere una forte alleanza con la mamma, deve rendersi conto che ogni coppia deve costruirsi il proprio progetto educativo. I padri, come anche le madri, devono sapere che quel “patto” tra loro sarà il prodotto delle due diverse esperienze. La prima cosa, dice Ghiglione, è rendersi conto di far parte di un progetto a due.

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Chiedere supporto alla partner

L’arrivo di un figlio stravolge la vita non solo della mamma ma anche del papà, anche se si tende a parlarne poco. Anche l’uomo si trova alle prese con un grande cambiamento e spesso, anche se non lo dice apertamente, fa fatica a prendere le misure con questa nuova esperienza. Il papà, insomma, non deve temere di chiedere supporto alla partner.

Il padre autoritario ha fallito

Il ruolo dei padri è cambiato principalmente grazie al fallimento della figura del padre autoritario. Da lì c’è stata la necessità d’inventarsi un nuovo modo che vedesse i papà più coinvolti dal punto di visto emotivo e per quanto riguarda l’assistenza e la cura dei propri figli. Un papà più disponibile in termini di tempo e di affetto. Compito difficile perché bisognava trovare una figura che fosse vicina dal punto di visto affettivo, ma che mantenesse la capacità di educare. Educare in modo autoritario è facile, ma perdente. Educare in modo diverso è più complesso, perché occorre trovare un equilibrio difficile.

No ai padri amici

La prima cosa da non fare è ricoprire il ruolo di “amico” anziché di “padre”. È una via sbagliata per arrivare al rapporto con il proprio figlio. È una via che sembra facile, ma che poi non lascia lo spazio a quella distanza gerarchica che serve per educare un bambino.

Il papà non deve solo giocare

Spesso i padri, per appropriarsi del lato affettivo ed emotivo, pensano – sbagliando – che coi loro figli sia sufficiente passare del tempo giocando. Il papà non deve pensare di avere esaurito il suo ruolo solo giocando ma anche educando, che poi è il compito più complesso.

Non aver paura dello scontro

Durante l’adolescenza dei figli il papà non deve avere paura dello scontro. In questo periodo i ragazzi hanno bisogno di una sponda, magari anche per andarci contro ed emanciparsi. Il papà quindi deve avere la forza di superare la frustrazione di perdere un po’ di affettività e di armonia, in nome del mantenimento di una regola. Poi non è detto che il ragazzo seguirà quella regola, ma almeno ha un punto di riferimento attorno al quale formarsi.

Insegnare ai figli cos’è l’amore

Oggi i ragazzi hanno bisogno di un’educazione affettiva ed emotiva. Hanno bisogno di capire cos’è l’amore e che la sessualità dev’essere abbinata a quello. Perché hanno un’educazione al sesso molto “meccanicistica” e quindi rischiano di perdersi qualcosa. Devono imparare che esiste un linguaggio dell’amore e che la sessualità fa parte di questo. Poi esiste anche la sessualità spicciola, ma almeno devono essere in grado di capirne la differenza.

Essere il modello di riferimento

I papà devono sforzarsi di capire che, specialmente per le figlie, devono essere il modello di riferimento, in modo che la bambina o la ragazza abbiano “un’attrezzatura” sufficiente per sapere fare le proprie scelte di vita, dice Ghiglione.

Avere la forza di sopportare gli errori dei figli

Prima di prendere forma un adolescente ha bisogno di sbagliare, anche tanto. E nei confronti di un figlio che sbaglia, il papà soffre su due piani: sia dal punto di vista educativo, sia da quello di amor proprio. E il secondo è il piano più difficile. Ma deve avere la forza di sopportare gli errori del figlio.

Essere un punto fermo per i propri figli

Fare il mestiere del genitore ha anche una parte simbolica e il padre deve sforzarsi di tenere il punto, perché rappresenta un esempio per i propri figli e si sa che i figli fanno quello che vedono come modello e non quello che si dice loro. Il papà deve provare a rappresentare un modello definito, non incerto, anche se questo può significare essere incoerenti. Il tentativo dev’essere quello di essere un punto fermo.

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