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Enzo Decaro: «Non riesco a disfarmi del passato»

«I miei figli sono grandi, ormai fuori di casa, ma conservo ancora la loro collezione di minerali. E tanti altri oggetti inservibili...»

È giusto fare spazio fuori e dentro di sé o è meglio tenersi addosso tutto il bagaglio fisico ed emotivo del proprio passato? Me lo chiedo da un po’ di tempo. Precisamente da quando i miei tre figli sono usciti di casa, per intraprendere autonomamente il loro percorso. E io, dopo un po’, mi sono reso conto che armadi e cassetti erano ancora colmi di vecchi oggetti a loro appartenuti: diari di scuola, album di figurine, perfino una collezione di minerali.

Non ho mai buttato via niente

Chissà perché li avevo conservati… Forse ero convinto che a loro interessasse tenerli. O forse, attraverso quei ricordi concreti di una vita familiare ormai da tempo alle spalle, stavo semplicemente proiettando il mio desiderio di prolungamento eterno della loro infanzia, tipico di tanti genitori che inconsciamente vorrebbero che i figli non crescessero per tenerli sempre con sé. Mi è bastato fermarmi a riflettere per capire che era proprio così. Ero io a voler conservare quella raccolta di minerali: mi rimandava la
presenza di tre bimbi vivaci che scorrazzavano per casa curiosi di sapere tutto su quelle pietrine misteriose.

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Provo a fare spazio al nuovo

Così come ero io a voler conservare anche tanti miei pezzi di vita passata, privata e professionale. Ad esempio, tanti copioni di lavori terminati, con allegati appunti di ogni genere e volumi correlati. Plichi che ormai da tempo avevano esaurito il loro compito,
ma erano ancora lì a occupare spazio, con l’unico motivo di mantenere ostinatamente un ricordo, magari neppure più così importante, come una sorta di zavorra di carta e di sentimenti che impedisce di staccarsi dal passato. Mentre il proprio percorso continua di giorno in giorno, e richiede di alleggerire il più possibile il carico per evolversi.

Poi alla fine ho deciso di iniziare a fare pulizia

Così, spinto anche dalla lettura di alcuni libri sul tema, ho deciso che era ora di passare all’azione e ho cominciato con grande entusiasmo a fare pulizia: dovevo fare spazio a nuovi oggetti, nuove emozioni e nuove energie, che altrimenti non avrebbero potuto entrare nella mia casa, né tantomeno dentro di me. Eppure avvertivo come una sorta di resistenza interiore, che mi esortava a ponderare attentamente quello che facevo, per non rischiare di sconfinare nell’estremo opposto, passando un colpo di spugna sul passato. Un limbo, insomma, da cui ancora non riesco a uscire. In bilico tra la necessità di camminare sempre più leggero verso il mio futuro e quella di non cancellare la mia storia. Perché credo che sia giusto fare entrambe le cose.

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Ho trovato il giusto compromesso

E allora, invece di gettarlo via, ho rimesso nel cassetto il biglietto, sempre conservato, del primo dei 22 concerti di Bruce Springsteen a cui ho assistito in passato (gli altri però li ho buttati!). E ho trovato un escamotage: accantono momentaneamente libri, dischi, abiti e quadri che al momento sembrano non rappresentarmi più, e se dopo qualche mese mi rendo conto di non averne sentito la mancanza, li elimino senza più esitazioni. E lascio libero il campo all’arrivo del nuovo. Il bagaglio che c’è in gioco è molto più psicologico che fisico, ma se voglio rinunciare all’inutilità che appesantisce, non voglio neanche sentirmi obbligato a privarmi di un oggetto che possa rappresentare un caro ricordo e abbia un valore affettivo. L’importante è imparare a riconoscere quello che non mi appartiene più e quello di cui, invece, sento ancora il bisogno.

Sono meno apprensivo coi miei figli

Adesso quando preparo la valigia per partire non la riempio mai del tutto, per lasciare un po’ di spazio a ciò che arriverà da quel viaggio: un souvenir, un libro. Oppure,  semplicemente, un’esperienza, un’emozione. E ho capito che non posso più essere
apprensivo nei confronti dei miei figli come quando, da piccoli, li tenevo per mano nell’attraversare la strada. Ma anche se mi sono rassegnato a lasciare andare quella stretta, confesso che quella collezione di minerali è ancora in un cassetto di casa.

Enzo Decaro (testimonianza raccolta da Grazia Garlando per OK Salute e Benessere)

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