Le vacanze estive? Per tantissime persone la destinazione ideale è la montagna. L’aria pura, il contatto diretto con la maestosità della natura, i vasti spazi aperti trasmettono una sensazione di benessere assoluto. Attenzione, però, al sonno notturno, che potrebbe essere disturbato a determinate altitudini.
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Cos’è l’insonnia da altitudine
L’altitudine può incidere sul sonno? Secondo alcune recenti ricerche, sì. Esiste una particolare insonnia, detta da altitudine, che si presenta quando una persona soggiorna ad alta quota o anche soltanto ad altezze maggiori rispetto a quelle abituali (ad esempio in una casa in montagna).
Come si riconosce?
Oltre al sonno tormentato, con difficoltà di addormentamento, l’insonnia da altitudine si presenta con altri sintomi. Compaiono, nelle persone che ne soffrono: fastidiosi risvegli durante la notte e, poi, una terribile stanchezza al mattino accompagnata da cefalea. Nei casi più gravi compaiono anche apnee notturne: questo capita per colpa della diminuzione dell’ossigeno nel sangue che, sopra i 1000 metri, non solo modifica il regolare ciclo del sonno, ma fa insorgere anche dei leggeri periodi di apnea (assenza di respiro). L’organismo segnala che la capacità di respirazione è ridotta, perché ad alta quota l’aria è rarefatta, mentre i battiti cardiaci accelerano, per una maggiore attività del sistema simpatico.
Chi soffre di cuore deve fare attenzione in montagna
In montagna, la pressione potrebbe tendenzialmente alzarsi per effetto delle temperature più basse. Se si soffre di malattie cardiache, sarebbe opportuno consultare preventivamente il medico di riferimento prima di partire per capire a quale quota è possibile recarsi. Inoltre, un confronto con il dottore che ci ha in cura è utile per capire come modulare la terapia antipertensiva. In generale, i pazienti cardiopatici ipertesi, affetti da scompenso o con cardiopatia ischemica cronica, in montagna non dovrebbero superare 1.000-1.500 metri di altitudine.
Fare delle tappe intermedie prima di arrivare in montagna
L’insonnia da altitudine si può verificare già al di sopra dei 1500 metri di altitudine ed è legata alla minore disponibilità di ossigeno. Più in alto e più velocemente si sale, più è probabile che si verifichi. Idealmente, per evitare questo mal di montagna, si dovrebbe salire non più di 300 metri al giorno. Se non fosse possibile, basta adattarsi agli sbalzi di altitudine facendo delle tappe intermedie, che aiutano a mettere in pratica i diversi meccanismi di compenso.
Chi soffre maggiormente il mal di montagna
Non tutti soffrono di questo tipo di insonnia. Uno dei motivi è il fatto che ci sono persone che sono abituate a stare ad alta quota e quindi non risentono del problema. Ci sono, invece, altre che sono più sensibili all’altitudine e il loro sonno in rifugio o in una casa di montagna ad alta quota potrebbe, per questo motivo, essere superficiale o frammentato.
Ci si adatta in qualche giorno
Si tratta di solito di un problema passeggero che si risolve da solo. Le persone in buona salute riescono ad adattarsi nel giro di pochi giorni, iniziando poi a godere degli effetti benefici del clima della montagna.
Insonnia da altitudine: come risolverla?
- Per le prime in montagna sere, invece, il consiglio è quello di rilassarsi e stancarsi con attività appassionanti, durante il giorno, magari con camminate e percorsi in bicicletta o e-bike.
- Anche il solo fatto di vedere il verde dei prati e degli alberi intorno rilassa e distende la mente.
- Ovviamente bisogna poi evitare di sera di fare cene troppo pesanti, stando attenti a non esagerare con le dosi di cibo e di alcol, oltre all’eccesso di zuccheri.
- Prima di andare a letto sono utili una tazza di camomilla con miele, un bagno prima di coricarsi e una chiacchierata con persone care a cui si vuole bene.