Aria di primavera, voglia di fare pulizia! E non solo tra gli oggetti che riempiono la casa e, in generale, gli ambienti entro i quali ci muoviamo quotidianamente ma anche tra le sensazioni, i ricordi e i pensieri negativi, sfociati anche dall’importante carico emotivo degli ultimi due anni. Insomma, la parola d’ordine è soltanto una: decluttering. Il cambio di stagione rappresenta l’occasione ideale per riconsiderare alcuni oggetti che, se eliminati, porterebbero al recupero di nuovi e preziosi spazi. Liberarsi di cose che non utilizziamo più e che ci fanno vivere ancorati al passato è un modo per fare ordine fuori e nella propria testa.
«Un buon equilibrio mentale e psichico passa anche attraverso l’ambiente che ci circonda e gli oggetti che abitano la nostra quotidianità, portatori di significati, di ricordi positivi e negativi e anche di prospettive», interviene Chiara Maiuri, psicologa clinica e terapeuta EMDR. «La capacità di disfarci delle cose che non ci servono e di fare ordine intorno a noi porta a moltissimi benefici. Fare spazio ha anche la funzione di liberare la nostra mente da alcune emozioni, che non sempre ci aiutano a vivere serenamente. Questo non significa rinnegare i nostri sentimenti ma capire che, a prescindere dalla presenza o meno di un oggetto, la memoria di un ricordo o di una persona amata rimane dentro di noi, impresso tra le fibre delle nostre esperienze e sensazioni».
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4 motivi per i quali molte persone non riescono a disfarsi degli oggetti
Per fare decluttering è necessario concentrarsi sull’associazione tra un determinato oggetto e l’emozione ad esso correlata. Se guardare una cosa scatena sensazioni positive, allora sarà utile tenerla per continuare a beneficiare di questa gioia; al contrario, è meglio disfarsi di quell’oggetto, in modo da creare nuovo spazio e accogliere qualcosa che porti davvero positività nella nostra quotidianità. Eppure, passare dalla teoria alla pratica non è affatto semplice: molte persone non riescono a disfarsi degli oggetti e al solo pensiero si sentono sopraffatte. Come sostiene la dottoressa Maiuri, «analizzando gli atteggiamenti più comuni relativamente al possesso degli oggetti è possibile identificare quattro “motivazioni” che rendono più complicata la separazione da essi: nostalgia, pigrizia, paura del cambiamento e ansia».
Nostalgia
Chi si fa vincere da questo sentimento, guarda continuamente al passato e ritrova i suoi ricordi negli oggetti dai quali è circondato. Il nostalgico si affeziona alle cose e non riesce a staccarsene perché vede in quest’atto la rinnegazione del passato e dei suoi ricordi.
Pigrizia
Una persona pigra sceglie di procrastinare perché sa, dentro di lui, che quell’azione causa insicurezza e timori. Il pensiero che lo attanaglia è sempre lo stesso: «E se dovessi aver bisogno di quella cosa?».
Paura del cambiamento
Per il timoroso, il controllo delle cose è un elemento di sicurezza e anche il minimo cambiamento evoca scenari faticosi, non prevedibili. È la paura del cambiamento, che in questo caso è rappresentato fisicamente dall’ambiente in cui viviamo, a essere predominante, impedendogli di agire.
Ansia
L’ansioso affronta il decluttering con ansia e preoccupazione del momentaneo dispiacere del lasciare andare. Il pensiero lo turba e lo porta a somatizzare un’attività che invece tra i benefici ha proprio quello di alleggerire, alleviando lo stress.
5 consigli per provare a fare decluttering
Ecco i consigli che la psicologa Chiara Maiuri, in collaborazione con Subito, fornisce per provare ad avvicinarsi al decluttering, affrontando il distacco dagli oggetti in maniera più serena e consapevole. Poi, una volta terminata la fase iniziale di consapevolezza e selezione, non resta che agire.
Ascoltarsi
«Prendiamoci del tempo per capire cosa ci rende felici o meno. Stiamo meglio in un ambiente pieno di oggetti o amiamo l’ordine di uno spazio sgombro? C’è qualcosa che ci dà particolarmente fastidio e vorremmo eliminare? Potrebbe essere un armadio disordinato o un angolo del salotto che proprio non ci piace più: iniziare da un ambiente ben preciso potrebbe essere utile e gratificante, portando risultati visibili nell’immediato».
Consentire a un oggetto di essere amato da un’altra persona
«Individuare gli oggetti che non ci rappresentano più oppure che trasmettono emozioni negative. Si può partire anche da un oggetto solo, che possiamo ad esempio mettere in vendita in modo che possa essere amato da un’altra persona. La cosiddetta “second hand“, che stando a un’indagine condotta dall’Osservatorio BVA Doxa per Subito è una pratica che ha coinvolto 23 milioni di italiani nell’ultimo anno, può rappresentare una soluzione perfetta per chi vuole liberarsi di ciò che non gli serve più e ritrovare serenità».
Individuare oggetti che non ci fanno stare bene
«Riflettere sulle emozioni che l’oggetto ci suscita e sul ruolo che ha svolto nella nostra vita. Chiediamoci: è ancora utile per me? Mi fa stare bene averlo?».
Lasciare andare il passato
«Ricordarsi chi siamo e soprattutto chi desideriamo essere. Provare a lasciare andare il passato ci consente di concentrarci sul futuro. Chi vogliamo essere? Cosa ci serve per essere chi vogliamo?».
Immaginare lo spazio libero
«Provare ad immaginare l’ambiente circostante libero. Lasciar andare il vecchio ci consente di fare spazio al nuovo! Proviamo a visualizzare lo spazio vuoto intorno a noi, a immaginare l’assenza di quell’oggetto come la possibilità di accogliere altro, non solo un oggetto, nuovo per noi ma che magari possiamo a nostra volta avere acquistato da qualcun altro, ma anche nuove emozioni e rappresentazioni di sé stessi».