Vivo praticamente in tournée. Sempre in corsa tra una città e l’altra, palcoscenici e set, ristoranti e autogrill. Compressa in ritmi irregolari e orari impossibili. Un lavoro che adoro. Ma il mio stomaco no. E quando la frenesia eccessiva alza il mio livello di stress, lui si ribella e me la fa pagare.
I miei dolori e bruciori di stomaco hanno un’origine nervosa, ha stabilito il gastroenterologo la prima volta che mi sono precipitata da lui spaventatissima, in seguito a una notte di fitte atroci e improvvise che dalla bocca dello stomaco si irradiavano fino alla schiena. Non le avevo mai provate prima. Avevo 19 anni e stavo affrontando gli esami di maturità, in uno stato di grande tensione emotiva. Lo specialista mi ha spiegato somatizzavo così, con un attacco di cosiddetta pirosi epigastrica, l’ansia che avevo dentro. Ripensandoci, mi era già successo di essere assalita da improvvisi dolori di stomaco in prossimità di interrogazioni ed esami, ma essendo meno violenti non ci avevo fatto troppo caso.
La diagnosi dello specialista è stata confermata poco dopo dalla gastroscopia che mi ha prescritto. La prima e unica della mia vita, perché trovandola terribilmente fastidiosa con quel tubo infilato in gola, non l’ho più voluta affrontare. In compenso, più avanti mi sono sottoposta a ecografie e risonanze magnetiche, per tenere sempre sotto controllo la condizione del mio apparato digerente. Che fortunatamente si è sempre rivelato clinicamente sano.
Non sono tipo da sfuriate
A irritarlo continuano a essere proprio le tensioni emotive. Con conseguenti mal di testa, bruciori e senso di nausea che rendono tutto ancora più duro. Tanto più che, per carattere, io tendo molto a non esternare ansia, rabbia e preoccupazioni. Non sono tipo da sfuriate e lanci di piatti, insomma. Mi tengo tutto dentro. E proprio come dei bocconi troppo difficili da digerire, loro vanno a pesare sul mio stomaco.
Era così anche mio padre, che ha sofferto dello stesso problema al punto da finire sotto i ferri per ulcera duodenale. E io, per la paura, cerco di attenermi il più possibile alle inevitabili indicazioni dello specialista. Mangio poco e più volte al giorno, masticando lentamente e cercando di evitare gli alimenti che possono indurre un’eccessiva produzione di succhi gastrici, come cibi troppo piccanti, salati, speziati o fritti, e bevande gassate o alcoliche, anche se spesso i miei impegni lavorativi faticano a consentirmelo. Durante gli attacchi acuti, solo riso o pasta in bianco, e verdure cotte o lesse: del resto in quei momenti fatico a mangiare anche quelle. E naturalmente, mi aiuto con antiacidi e gastroprotettori.
Il palcoscenico è terapeutico
Anche se il miglior toccasana, per quanto mi riguarda, è proprio il lavoro. Sì, perché per me salire su un palcoscenico teatrale è incredibilmente terapeutico. Lì non ci sono stress o mal di stomaco che mi possano fermare. Sono talmente concentrata in quello che sto facendo da non avvertire nient’altro. Semmai il dolore mi viene dopo lo spettacolo, una volta sciolta la tensione.
Soltanto quando ho partecipato all’Isola dei famosi, nel 2007, ho sofferto davvero tanto: quei soli cinquanta grammi di riso al giorno mi provocavano dolori pazzeschi, con conseguenti dosi di Maalox per tirare avanti. Ma ho tenuto duro anche lì. Mi ripetevo che era solo una questione psicosomatica, e stava a me vincerla. Però so che la prudenza non è mai troppa. Così come l’importanza dei controlli preventivi. Poco tempo fa ho accompagnato mia sorella a fare proprio una gastroscopia, e ho scoperto che adesso ci sono tecniche nuove e meno invasive rispetto a quella di tanti anni fa. E allora, forse, presto mi convincerò a sottopormici anch’io.
Debora Caprioglio
(da Ok Salute e Benessere, novembre 2014 – testimonianza raccolta da Grazia Garlando)