Non sono solo nutrizionali le etichette che dobbiamo imparare a leggere. Anche i detersivi che usiamo per il bucato possono contenere ingredienti potenzialmente dannosi per l’ambiente e la pelle. La regola è «less is more», quindi etichetta corta. Il suggerimento arriva da Marta Brumana, responsabile di dermatologia di Humanitas San Pio X: «Diversi prodotti che utilizziamo per lavare i nostri vestiti o la biancheria da letto contengono sostanze che possono dare fastidio e diventare irritanti, in base alla loro concentrazione e alla sensibilità cutanea di ognuno di noi, scatenando dermatiti da contatto irritative. Altre molecole, invece, sono degli allergeni che possono, nelle persone predisposte, scatenare allergie».
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Allergeni ed irritanti
Tra le sostanze che innescano più comunemente reazioni allergiche ci sono gli isotiazolinoni, conservanti molto comuni nei detersivi e negli ammorbidenti. «L’allergia a questi composti è una delle più diffuse nella popolazione. Infatti sono stati vietati nelle creme e in tutti i prodotti che non vengono risciacquati. Invece, non lo sono negli shampoo e nei detersivi per il bucato, ma questo non significa che non siano comunque capaci di scatenare allergie» specifica l’esperta.
In commercio esistono prodotti che si proclamano “ipoallergenici“, con concentrazioni ridotte di additivi per il bucato, ma purtroppo si tratta di una definizione non regolamentata, decisa dai produttori, che non deve rassicurare al cento per cento.
Dopo i conservanti, «coloranti ed enzimi usati per rimuovere lo sporco in profondità sono i principali responsabili dei sintomi cutanei da irritazione, come ad esempio prurito, vescicole, arrossamenti sino a vere e proprie dermatiti». Spesso si tratta delle stesse sostanze chimiche che, oltre alla pelle, danneggiano anche l’ambiente.
Quattro consigli per scegliere il detersivo
Meno additivi possibili
Scegliere un detersivo con basse concentrazioni di aromi e una lista ingredienti corta. I profumi sono tra le sostanze che causano più allergie e irritazioni cutanee. «Sentire il bucato profumato è una nostra velleità», osserva la dermatologa. «Esistono detersivi senza profumi e aromi, con basse concentrazioni di sostanze irritanti o allergeniche che puliscono ugualmente e bene i capi che mettiamo in lavatrice». Cercare anche confezioni riciclabili, così da ridurre l’uso di plastica e imballaggi. Evitare le capsule: sono ricche di additivi e hanno forti profumazioni.
Formulazione liquida
Optare per la formulazione liquida, sia per il bucato a mano che per quello in lavatrice. «Per la cute è meglio perché il prodotto si risciacqua più facilmente, così non rischia di rimanere incastrato nel tessuto del vestito e quindi a lungo a contatto con la pelle». Poi, usare la quantità di detersivo raccomandata, come descritto sulla confezione, o anche meno. Maggiori quantità non solo non rendono il bucato più pulito, ma aumentano anche la concentrazione delle sostanze irritanti, richiedendo maggiori quantità di acqua per il risciacquo, e danneggiando l’ambiente.
Inutili igienizzanti
Soprattutto dopo la pandemia è aumentata la smania dei prodotti disinfettati, compresi i detersivi. Tuttavia lavare il bucato con prodotti igienizzanti è quasi sempre inutile. «La lavatrice elimina già eventuali microbi e batteri dai vestiti, perché elimina il residuo di sporco», osserva l’esperta. «Alcuni batteri possono rimanere, ma il mondo è fatto di batteri. Le mamme che puliscono i vestiti dei figli con questi detersivi stanno facendo un’azione di pulizia eccessiva. Entrare a contatto con dei batteri è naturale. E, soprattutto da piccoli, ci serve per sviluppare un buon sistema immunitario».
Meno ammorbidente
C’è chi ad ogni lavaggio utilizza anche l’ammorbidente, ma spesso sono prodotti molto profumati e irritanti, che, suggerisce Brumana, «possono essere sostituiti dal semplice utilizzo dell’aceto bianco, versato nel cassetto della lavatrice riservato all’ammorbidente. Si tratta di un metodo naturalmente ipoallergenico», assicura.
Come fare il bucato
Preferire un lavaggio a bassa temperatura, a 20-30 gradi. «Il bucato si lava efficacemente anche a queste temperature. Anzi, in alcuni casi sono anche migliori, perché oltre i 40 gradi si possono inattivare alcuni principi attivi detergenti, come la candeggina» ricorda l’esperta. Piuttosto, lavare subito i panni molto sporchi. Ad esempio quelli con macchie di fango, gelato o sugo. Evitando di lasciarli nella cesta della biancheria sporca per giorni, facendo sì che lo sporco si intensifichi. «Le macchie si tolgono prima, con meno detersivo e a basse temperature, se i panni vengono lavati subito». Per quanto riguarda il bucato a mano, invece, in genere si spreca tanta acqua e anche la pelle può irritarsi. «Se proprio è necessario, lavate a mano solo i capi particolarmente delicati, Utilizzando guanti e stando attenti alle quantità di acqua impiegate» sottolinea Brumana.
Sintomi da dermatite da contatto
Prurito, chiazze, vescicole e pelle secca in più parti del corpo sono i tipici sintomi da dermatite da contatto. «Se compaiono questi segni sul viso potrebbe essere per il contatto prolungato con la federa o le lenzuola» suggerisce la dermatologa. «So che non è immediato pensare al bucato e al detersivo quando vediamo comparire sintomi del genere. Ma è importante esserne a conoscenza perché una dermatite causata da sostanze irritanti o allergeniche può insorgere all’improvviso, anche dopo tanti anni che si usa lo stesso detersivo».
Come capire che si tratta di dermatite da contatto? «Ci sono dei test, come il Patch Test», conclude Brumana. «Sono molto utili perché sono in grado di individuare la singola sostanza che ha scatenato l’allergia. Si fanno rivolgendosi a un dermatologo o a un allergologo».