Esercizio fisico e mentale, attenzione nella dieta, stile di vita regolare e grande determinazione: ecco le «medicine» che mi hanno permesso di diventare un campione di kick boxing e di mantenermi in perfetta forma nonostante conviva da 31 anni con il diabete. Ma facciamo un passo indietro.
Avevo 13 anni quando un incidente automobilistico mi ha costretto a rivedere radicalmente il mio stile di vita. Di quella notte ricordo solo che era molto tardi e che viaggiavo in compagnia di quattro amici su una 500, poi il vuoto. Schiacciato sotto il peso degli altri ragazzi, sono finito in ipossia. E quando mi sono ripreso dal coma, in ospedale, i medici purtroppo mi hanno spiegato che dagli esami erano emerse serie complicazioni. Cominciarono così i miei problemi di diabete giovanile di tipo 1. All’inizio non mi è stato facile accettare la malattia. Anzi. Per quasi un anno ho convissuto con ansia, paura e depressione. Non volevo nemmeno frequentare più la scuola! Ed ero magrissimo, ai limiti dell’anoressia.
Papà e i medici mi invitavano a praticare sport e sottolineavano che l’attività fisica aiuta a mantenere regolari i valori della glicemia, ma io non ne volevo sapere. Alla fine, però, è proprio grazie ai miei genitori se ho trovato la forza di reagire; mi sono stati vicini senza farmi sentire diverso dagli altri adolescenti, spronandomi a godere della vita e a non pensare troppo al diabete. Il che non significa trascurarlo, ma non restarne ossessionati. Come si fa? Dedicandosi agli affetti e alle proprie passioni. In ogni caso, la mia vita è cambiata da così a così quando, a 14 anni, ho finalmente deciso di prendere lezioni di arti marziali. E pensare che molti sostengono che gli sport di contatto siano sconsigliati a chi ha il diabete! Per esperienza vi assicuro che si tratta di un falso pregiudizio.
Sarò sempre grato al mio maestro, Agostino Moroni, che mi ha seguito dagli esordi alle prime gare, fino al titolo di campione europeo di kick boxing ottenuto nel 1993. Grazie allo sport ho cominciato subito a sentirmi meglio, a contenere la dipendenza dall’insulina e a soffrire in modo più leggero di quegli attacchi di cefalee e di crisi d’ansia che sono il tipico preludio degli scompensi glicemici. Insomma, i benefici sono stati talmente eclatanti e immediati che, da allora, tutti i giorni mi alleno almeno due ore sotto l’occhio vigile di un fisioterapista pronto a intervenire in caso di necessità.
Detto questo, per contrastare nel tempo gli effetti di questa malattia lo sport non basta: occorre soprattutto curare l’alimentazione. La mia dieta? Pochi carboidrati e molta carne bianca alla griglia, accompagnata da patate lesse, verdura e frutta. Non rinuncio del tutto alla pasta, ma la mangio rigorosamente in bianco o con il pomodoro fresco e un filo di olio crudo. Evito invece tutte le pietanze condite, la pizza e i fritti. Quanto all’alcol, non bevo mai vino, distillati o cocktail e solo di rado mi concedo una birretta doppio malto con gli amici.
Infine, ricordatevi che per contenere gli sbalzi glicemici è utile mantenere uno stile di vita regolare. Vi consiglio quindi di rispettare gli orari sia per quanto concerne il sonno, sia per quanto riguarda i pasti e gli eventuali allenamenti.
Claudio Del Falco
Testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e benessere ottobre 2016
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