Gufo o allodola? Gli specialisti definiscono allodole le persone che, come i piccoli volatili, si alzano molto presto, e crollano di stanchezza già dopo cena. Sono chiamati gufi, invece, coloro che faticano ad aprire gli occhi e vanno a letto tardi. «Queste due categorie di persone non soffrono di insonnia, hanno ritmi sonno/veglia un po’ diversi dal comune», spiega Lino Nobili, responsabile del Centro per la cura dei disturbi del sonno al Niguarda di Milano.
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Le allodole
«Chi ha queste caratteristiche è in forma già nelle prime ore del mattino», spiega Nobili, «e risente molto poco del fenomeno dell’inerzia del sonno, cioè della difficoltà a sentirsi lucidi e attivi immediatamente dopo il risveglio. Le energie, però, andranno scemando già nel primo pomeriggio».
I gufi
«Chi fatica a tirarsi su dal letto impiega quasi due ore per essere efficiente dopo il sonno notturno», dice Nobili. «Perciò non va accusato di pigrizia. In compenso, potrà concentrarsi su lavori impegnativi anche fino a notte fonda».
Le cause
Il proprio cronotipo dipende da abitudini acquisite in famiglia, dal lavoro che si fa, dal momento di vita e pare anche da una predisposizione genetica. Da un punto di vista fisiologico, entra in gioco la melatonina, l’ormone secreto dall’epifisi secondo un ciclo circadiano, con il massimo di notte e il minimo di giorno, la cui produzione rallenta con l’età.
«Noi dormiamo quando la melatonina raggiunge il suo picco», continua lo specialista. «Nelle allodole, questo avviene molto presto la sera, mentre nei gufi il picco è ritardato». Il ritmo circadiano è dettato anche dalla temperatura corporea, al suo minimo quando siamo addormentati.
Cambiare l’ora della sveglia?
«Per gufi e allodole, un’alterazione del ciclo del sonno può avere effetti negativi su energia diurna e qualità del sonno», spiega Nobili. «La cosa migliore è assecondare i propri ritmi. Quando è necessario rivederli, ci si può allenare, spostando giorno dopo giorno le proprie lancette biologiche più avanti o più indietro. I farmaci non servono, può invece aiutare l’assunzione di integratori di melatonina, se è il medico a consigliare per quanto tempo e in che dosi».