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Caterina Balivo: «Tosse tutti i giorni: mio figlio vittima dello smog»

«La causa dei problemi respiratori cronici di Guido Alberto era l’inquinamento: aerosol e weekend fuori città hanno migliorato la situazione. Ora ho dato vita a una onlus per "fare la differenza"»

Ai microfoni di OK Salute e Benessere, la conduttrice Caterina Balivo racconta del disturbo del figlio Guido Alberto, di sette anni: tosse cronica da inquinamento. Ecco la sua testimonianza.

Combatto con un nemico invisibile

Quando diventi madre la scala delle priorità viene stravolta totalmente: prima il bene dei figli e poi il tuo. Con il coraggio di una leonessa sarei disposta ad affrontare il più spaventoso dei nemici pur di difendere i miei cuccioli, esattamente come credo farebbe ogni mamma. Davanti un mostro a sei teste non avrei la minima esitazione ad affilare le armi e a combattere. Ma, qualora il nemico si nascondesse ovunque camuffato sotto mentite spoglie, come potrei proteggere i miei piccoli?

Gruppo San Donato

Ho capito sulla pelle di mio figlio quanto smog ci sia

Mi spiego meglio: se questo nemico si chiamasse smog e si aggirasse indisturbato per l’aria, che cosa sarei in grado di fare per difendere la loro salute? Poco. Almeno da sola. Perché, se tutte noi mamme del mondo ci preoccupassimo di contrastare questo mostro invisibile, allora sì che saremmo in grado con il tempo di sconfiggerlo. Ho capito sulla pelle di mio figlio quanto l’aria che respiriamo ogni giorno sia nociva.

Mio figlio ha una tosse cronica da inquinamento

Guido Alberto, che ora ha sette anni, quando era più piccino soffriva di una tosse continua, persistente. Eppure era un bambino robusto, a cui non mancava mai l’appetito, e tutti gli esami ai quali è stato sottoposto, anche quelli più specifici, hanno sempre dato (fortunatamente) esito negativo. Finché, in occasione di un’ennesima visita, il medico mi ha detto che Guido Alberto soffriva di una tosse cronica dovuta all’inquinamento. L’unica cura possibile era una terapia continua con aerosol e, quando possibile, aria pulita: con il passare degli anni, poi, lo specialista mi ha rassicurato che il disturbo si sarebbe attenuato fino a scomparire.

Ho cercato di portarlo al mare e in montagna sempre più spesso

Così abbiamo seguito alla lettera le indicazioni del dottore e ogni weekend ci siamo organizzati per trascorrere un paio di giorni lontano dalla città, al mare o in montagna, perché in quel periodo vivevamo a Milano, che, per quanto sia una città evoluta e attenta alle tematiche ambientali, è uno dei centri più inquinati d’Europa. Sia io sia mio marito siamo due persone da sempre attente alle dinamiche legate al clima, ma devo ammettere che non ne avevamo capito realmente le conseguenze finché queste non ci hanno toccato personalmente.

A Roma l’ho iscritto in una scuola immersa nel verde

Ora ci siamo trasferiti a Roma e, sebbene sia anch’essa una metropoli molto trafficata, la qualità dell’aria è migliore: è più ventilata ed è presente un maggiore numero di parchi e parchetti. Sono infatti riuscita a iscrivere mio figlio in una scuola immersa nel verde e lontana dal caos delle macchine. Ora il mio bambino sta molto meglio e la tosse, proprio come diceva il medico, si sta piano piano attenuando. Ma noi siamo una famiglia fortunata. Abbiamo la possibilità di poter andare al mare o in montagna quando vogliamo e possiamo scegliere liberamente dove abitare. Ma perché chi non può permetterselo dev’essere destinato a respirare quest’aria «assassina»? Perché tanti bambini come mio figlio sono costretti a soffrire di tosse cronica? Le mie preoccupazioni non sono paturnie da mamma, è la ricerca scientifica a confermare la gravità del fenomeno.

Mi sono sentita dire che sono troppo allarmista

Ma nonostante l’emergenza smog sia un tema capace di dominare titoli di quotidiani e telegiornali, non lo si affronta nella maniera (a mio avviso) più efficace. Il problema fondamentale risiede nella difficoltà a spiegare il tema: ha molto più impatto sull’opinione pubblica una notizia come quella sui rischi cancerogeni della carne rossa rispetto a una sulle malattie che comporta respirare il biossido di azoto. Com’è normale, chi non è ferrato sull’argomento si chiede: «Che cos’è il biossido di azoto?». Ma non solo. In alcune occasioni mi sono sentita dire che sono troppo allarmista e che esistono «problemi più importanti a cui pensare». Ma che cosa c’è di più importante della propria salute e di quella della propria famiglia? Della carne rossa, se ne può fare a meno. Dell’aria no.

Ho fondato la onlus “Cittadini per l’aria”

Allora ho capito che era necessario passare all’azione per fare in modo che le lamentele non rimanessero solo parole «dette all’aria». Per questo motivo con un gruppo di altre persone ho dato vita a una onlus, Cittadini per l’aria, il cui primo obiettivo è quello di difendere il diritto di respirare aria pulita. Un intento che portiamo avanti sostenendo la partecipazione dei cittadini nell’individuare le scelte per il miglioramento della qualità dell’aria, valutando e monitorando le politiche a livello nazionale e, ove possibile, locale, e sostenendo iniziative nazionali anche in sede giuridica. Ogni cittadino, così, ha non solo la possibilità di far valere il proprio diritto alla salute, ma anche il dovere di preservarlo. Attraverso una giusta informazione, una partecipazione attiva alla comunità e con il buon esempio.

Tutto può fare la differenza

Immaginiamo, per esempio, l’ingresso di una scuola elementare in centro a Milano, la mattina all’ora di punta. I genitori accompagnano i loro bambini al portone e lasciano l’auto accesa per risparmiare tempo. Ecco, in quel momento è come se fossimo in una stanza chiusa dove dieci persone stanno fumando contemporaneamente. Se uno dei dieci spegnesse la sigaretta, la situazione migliorerebbe; se un altro lasciasse il pacchetto a casa, staremmo meglio; se un altro ancora sostituisse la bionda con un chewing gum, inizieremmo a respirare. E così via… Una bici, un biglietto della metro, una passeggiata a piedi, la temperatura più bassa del riscaldamento domestico: tutto può fare la differenza.

Caterina Balivo (testimonianza raccolta da Cinzia Galleri)

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