Bruce Willis, l’eroe di tanti film d’azione, combatte da anni contro un osso duro quanto lui: la balbuzie. Ecco la confessione che l’attore, protagonista della saga di Die Hard e al cinema dal 9 maggio con Fire with fire, ha fatto a OK di maggio 2013.
«Quando ero bambino avevo un po’ di difficoltà a parlare. Un problema che si è aggravato con la pubertà e la prima adolescenza. Avevo proprio una terribile balbuzie. Ed è stato allora che ho cominciato a soffrire. I compagni mi prendevano in giro, e io non sapevo che fare. D’altra parte, starmi a sentire era un calvario. Poco dopo ho avuto la fortuna di iscrivermi a un corso di recitazione, credo fosse il primo anno di liceo. Il teatro mi ha aiutato tantissimo. Quando memorizzavo le parole e le battute intere, non balbettavo più. È stato come un miracolo. O meglio, l’inizio della soluzione del mio difetto.
So che ci sono stati tanti altri attori e attrici che hanno risolto allo stesso modo, con la recitazione e la memorizzazione, quell’incespicarsi delle parole. Altri lo hanno risolto con il canto. Altri ancora, lontano dalle scene, non lo hanno superato per niente. Io ho continuato a balbettare fuori dal teatro per qualche anno, ma a forza di stare sul set sono riuscito a sconfiggere questo dramma personale. Oddio, ogni tanto quando mi innervosisco o sono emozionato, ancora tartaglio un pochino, ma riesco a controllare l’handicap. Sì, perché per tanto tempo l’ho proprio vissuto come un handicap: ero convinto che non sarei mai stato capace di esprimermi come tutti gli altri, che sarei stato sempre diverso. Una sensazione di impotenza orribile. L’autostima a pezzi. Posso dire che l’autodisciplina che mi ci è voluta per controllare la balbuzie mi ha aiutato molto nella mia carriera di attore, con tutti gli inevitabili alti e bassi. Così come mi è servita ad affrontare tanti altri ostacoli dell’esistenza. Chi farfuglia non ha vita facile. Io odio quando la gente prende in giro i balbuzienti, non vedo cosa ci sia da ridere, è una comicità da due lire. A me ovviamente fa rabbia.
Conoscete adulti che balbettano? Forse no, ma ce ne sono molti. Il fatto è che chi tartaglia compie uno sforzo immane per parlare fluentemente, senza incastrarsi su una sillaba. Noi balbuzienti abbiamo imparato a usare varie strategie per far finta di essere normali. A volte restandosene in silenzio. Anche io parlo il meno possibile quando non recito. Chiaro che con gli anni ho imparato a gestire gli intoppi nei miei discorsi con l’esperienza e la ripetizione di frasi chiave, specie in sede di intervista. Ma dentro di me so che sto facendo finta di parlare in modo fluido, e mi sento una specie di impostore, come se stessi bluffando.
Esistono terapie per la balbuzie, ma uno degli ostacoli principali alla cura è che nessuno sa esattamente quali siano le cause di questa sindrome verbale. Sappiamo che deriva da una serie di cause fisiche e psicologiche che si manifestano in miriadi di schemi. In passato è stata considerata come una forma di fragilità emotiva, o di instabilità. Ma attualmente si pensa che sia un problema di derivazione fisiologica, un’incapacità cerebrale di coordinare il discorso. A volte è ereditaria, non nel mio caso. Tiro un grande respiro di sollievo, come padre, che le mie tre figlie non abbiano ereditato da me la balbuzie. Parlano perfettamente, e di filato. Fin troppo!».
Bruce Willis
Testimonianza raccolta da Silvia Bizio per OK Salute e benessere maggio 2013