Benessere

Breadcrumbing: cosa fare se il partner dà solo briciole?

Riconoscere questa dinamica disfunzionale è fondamentale per evitare relazioni che non rispettano i propri bisogni emotivi

Può capitare di frequentare qualcuno che mostra atteggiamenti incerti, dà attenzioni a intermittenza, non mantiene le promesse ed evita di impegnarsi in piani condivisi per il futuro. Eppure, nonostante questi comportamenti possano causare sofferenza, a volte siamo comunque disposti a tollerarli. Esiste infatti un fenomeno, capace dare il via a un circolo vizioso, chiamato breadcrumbing. Ma di cosa si tratta e come ci si può tutelare? Ne abbiamo parlato con Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinical director del servizio di psicologia online Unobravo. 

Cos’è il breadcrumbing?

«Il breadcrumbing caratterizza le relazioni in cui uno dei partner offre all’altro briciole di affettività. La parola richiama le briciole di attenzione di cui l’altro finisce in qualche modo per accontentarsi, temendo che il rapporto possa finire. Questa paura induce ad accettare questa dinamica, anche a scapito del proprio benessere e del proprio equilibrio», spiega la psicoterapeuta.

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Quali sono i segnali di breadcrumbing?

«Ad esempio, succede che gli appuntamenti una settimana sono frequenti e quella dopo sono nulli. O magari, sono stabiliti solo in base alle disponibilità di uno dei partner, mentre uno dei due deve accontentarsi di quello che l’altro gli regala. Questa modalità online è ancora più amplificata, perché è chiaro che se io non ho tempo semplicemente non mi connetto, oppure non scrivo in chat. Di conseguenza, l’altro in qualche modo è soggetto alla mia organizzazione relazionale».

«In realtà, chi mette in atto questa dinamica vuole avere l’altro nella propria vita, ma alle proprie condizioni. Si innesca una vera e propria dinamica di potere, agendo sempre con ambiguità. La chiave è proprio il rinforzo intermittente: da una parte ti do, da una parte ti tolgo. Però, il fatto stesso che in precedenza ti ho dato ti rende difficile vedere il momento in cui smetto di farlo. Se da un lato non si lascia spazio alla progettualità di coppia, dall’altro non si deludono mai totalmente le aspettative del partner. Gli si consente di continuare a nutrire l’aspettativa che prima o poi la relazione avrà una svolta concreta e riuscirà a evolvere nella direzione sperata».

Le app di dating e i social network hanno influito su questo fenomeno?

«Io non credo sia possibile ipotizzare una correlazione diretta tra questo fenomeno e la ricerca di un partner attraverso le app di dating. È chiaro, però, che la natura stessa del breadcrumbing può trovare nell’online un grande terreno fertile. Chi mette in atto questa dinamica non vuole legarsi fino in fondo, ma per mantenere l’altro ancorato a sé mantiene sempre una specie di linea di confine. Comunica in modo ambiguo, vago, talvolta perfino intermittente. In quest’ottica, l’online può configurarsi come un mezzo privilegiato per mettere in atto e mantenere nel tempo queste modalità, in quanto consente l’evitamento di interazioni concrete e quindi, sostanzialmente, di un reale coinvolgimento».

Le dinamiche manipolative possono essere difficili da riconoscere

«È molto difficile che una persona si renda conto di essere al centro di una dinamica manipolativa, proprio perché si tratta di manipolazione. Questo si evince in maniera chiara anche dal love bombing, che è un vero e proprio bombardamento di attenzioni, promesse, manifestazioni di cura e affetto, che mettono il partner nella condizione di abbassare le difese. Questa fase di corteggiamento però, che potremmo definire serrata e quasi da film, lascia spesso il posto a svalutazioni o addirittura a tentativi di isolare l’altra persona perché rinunci a vivere e sperimentare altri aspetti della sua vita. Si tratta anche in questo caso di una dinamica molto complessa».

«Inoltre, l’ambiguità di fondo è proprio la differenza tra il breadcrumbing e il ghosting, in cui invece c’è la totale sparizione dell’altro. Infatti, nel breadcrumbing la persona non sparisce mai definitivamente ma c’è sempre un filo che mantiene per tenere attaccato a sé l’altro. L’assenza di eventi particolarmente significativi rende ancora più difficile accorgersi di questa dinamica disfunzionale e anche innescare poi dei processi trasformativi».

Breadcrumbing: l’impatto emotivo di accontentarsi delle briciole

«Se decidiamo di condividere con il nostro partner il modo in cui quella relazione ci fa sentire, a seguito di queste consapevolezze, l’altro dovrebbe poter innescare un cambiamento. La coppia dovrebbe poter vivere un momento di crescita e confronto, teso appunto a modificare le dinamiche esistenti. Quando questo non accade, è chiaro che in qualche modo questa dinamica è funzionale all’altro e non vuole modificarla. In questo caso, probabilmente non si tratta semplicemente di un momento o di una fase della relazione, ma di un meccanismo più stabile che può implicare sofferenza», prosegue Valeria Fiorenza Perris.

«Questa dinamica può caratterizzare le relazioni affettive in primis, ma in generale moltissimi ambiti come l’amicizia o la famiglia e tutti i rapporti  che per noi sono significativi. Dal punto di vista relazionale, può avere un impatto molto negativo sul modo in cui percepiamo noi stessi e, di conseguenza, anche sulla nostra autostima».

Perché è importante mantenere dei confini in una relazione

«È vero che la coppia ha bisogno anche di compromessi, che però devono essere accettabili e non farci sentire che ci stiamo perdendo nell’altro. Poter coltivare una dimensione di coppia senza perdere i nostri confini, probabilmente è l’apoteosi di quello che sarebbe necessario. Forse l’importante sarebbe capire come mai in quel momento sentiamo di doverci accontentare o che nessuno va bene per noi. Perché poi i giudizi e le etichette diagnostiche non definiscono chi siamo. Le dinamiche e la nostra storia raccontano chi siamo. Esplorando tutte queste modalità, possiamo fare un ragionamento che ci renda giustizia e che sia più simile alla nostra complessità».

«Spesso si cade nell’errore di concentrarsi molto di più sulle ragioni che inducono l’altro a mettere in atto quel comportamento e a non modificarlo, piuttosto che su di noi e su come quella relazione ci fa sentire. Mentre per evitare di trovarsi in queste situazioni è fondamentale avere sempre cura della nostra emotività. Può aiutarci porre al centro noi stessi e mantenere un focus su quello che fa stare bene noi, anziché sul comportamento dell’altro su cui non abbiamo potere».

Come tutelarsi dal breadcrumbing?

«Già solo riconoscere la sofferenza che proviamo è complicato e lo è ancora di più attribuirla a una dinamica relazionale disfunzionale. Il primo obiettivo è acquisire consapevolezza. Riconoscere i segnali e le conseguenze sul piano psicologico di queste modalità relazionali è un passaggio importantissimo. Il secondo step è interrogarci su quello che ci serve e la risposta non può essere uguale per tutti. Se comprendo che queste dinamiche mi fanno del male, poi devo capire cosa serve a me per stare meglio per costruire una dimensione quotidiana che mi assomigli di più».

«Lasciare andare è difficile e forse la chiave per riuscirci è potenziare altre dimensioni. Perché se io mi sento potenziata su più fronti, posso anche agire in maniera più consapevole e con più forza. Se credo di non poter esprimere i miei bisogni, significa che lì da qualche parte c’è un tasto dolente per me. Perché magari penso, ed è solo una delle ipotesi, che qualora io lo facessi l’altro se ne andrebbe. Il punto non è fare le cose sforzandosi, ma farle quando si è pronti e ciò avviene quando ci si sente al sicuro. In questo processo, la psicoterapia aiuta. Le scelte del partner comunque non sono mai casuali e le dinamiche purtroppo tendono a replicarsi. È chiaro quindi che il lavoro alla radice è un aiuto, perché permette di fare delle scelte nuove», conclude l’esperta.

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Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
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