Benessere

Benching: quando in una relazione sei la riserva

Si tratta di una dinamica relazionale in cui una persona tiene l'altra come opzione di riserva, mantenendola in una sorta di limbo affettivo

A volte succede di incontrare qualcuno con cui sembra scattare un interesse reciproco. Poi, però, ci rendiamo conto che i messaggi che manda sono incoerenti e sporadici, i programmi sono vaghi, gli appuntamenti organizzati all’ultimo minuto e l’entusiasmo inizia ad affievolirsi, pur senza sparire del tutto. Quando si pensa di lasciar perdere, l’altro ricompare con un complimento o la promessa di vedersi presto. Questo comportamento, non sufficiente per costruire una relazione solida ma abbastanza per mantenere l’altra persona in sospeso, è conosciuto come benching.

Cos’è il benching?

Benching deriva dal termine inglese “to bench” che significa mettere qualcuno in panchina, come si fa nello sport quando un giocatore viene messo in riserva senza essere completamente escluso dalla squadra. In ambito relazionale, indica la pratica di mantenere una persona in una sorta di limbo affettivo: non si interrompe completamente la relazione, ma nemmeno la si porta avanti in modo significativo.

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Secondo l’Urban Dictionary, «il benching è quando inizi a frequentare qualcuno che pensi sia carino e che ha del potenziale, ma non ti fa impazzire. Non sai se continuare a frequentarlo o scaricarlo e passare a un altro. Ecco dove avviene il benching: invece di optare per una delle opzioni polarizzate di cui sopra, metti il ​​tuo appuntamento nella tua cartella mentale dei “forse” e lo “metti in panchina” in modo da frequentare altre persone per vedere cos’altro c’è in giro».

Segnali per riconoscere il benching

Alcuni segnali tipici del benching includono:

  • Comunicazione altalenante: la persona si fa sentire in modo imprevedibile e senza continuità, passando da momenti di coinvolgimento a periodi di grande incertezza.
  • Piani dell’ultimo minuto: propone incontri o attività all’ultimo momento, spesso perché altri appuntamenti sono saltati o non sono andati a buon fine.
  • Atteggiamento ambiguo: l’altro è vago riguardo al proprio interesse, non prendendo mai una posizione chiara riguardo al rapporto.
  • Tendenza a mantenere aperte più opzioni: la persona con cui esci potrebbe continuare a vedere altre persone senza chiarire la situazione con te.

Differenze con il ghosting

Nel ghosting, la persona scompare senza spiegazioni, interrompendo bruscamente tutti i contatti. Nel benching, invece, si mantiene un contatto minimo, sufficiente a non “sparire” completamente, ma senza offrire un reale coinvolgimento o impegno.

Conseguenze per chi lo subisce

Subire il benching può avere diverse ripercussioni sul proprio benessere emotivo. Sentirsi messi da parte o percepire di non essere abbastanza importanti può minare la propria autostima e la fiducia in se stessi. Inoltre, la mancanza di chiarezza e i comportamenti ambigui possono generare ansia e un costante senso di incertezza, poiché non si sa mai cosa aspettarsi e si resta in una continua attesa di segnali positivi.

Come superare il benching

Il primo passo per superare il benching è riconoscere di averlo subito, senza minimizzarlo o giustificarlo. È poi essenziale mettersi al primo posto, rispettare e comunicare apertamente le proprie aspettative e necessità e non accettare atteggiamenti che le violino. Stabilire dei limiti con la persona che pratica il benching e distaccarsi da una situazione incerta o poco rispettosa può essere difficile, ma ci permette di fare spazio a relazioni più sincere e appaganti.

Infine, chiedersi perché si accettano situazioni di questo tipo, riflettendo sulle proprie motivazioni, paure o insicurezze, può aiutare a evitare dinamiche simili in futuro. Comprendere che meritiamo una relazione sana, in cui sentirsi rispettati e valorizzati, aiuta a prendere le distanze e lasciar andare le frequentazioni ambigue o dannose.

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Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
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