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La luce emessa da telefoni e pc invecchia la pelle?

Tutti i giorni siamo esposti alla luce blu dei device elettronici. Gli esperti cercano di capirne gli effetti a lungo termine sulla salute cutanea. Intanto, per difendersi, facciamo il pieno di antiossidanti in crema

Creme, occhiali da sole e cappellini sono gli strumenti con cui ci difendiamo dai raggi solari. Non vogliamo scottarci o procurarci antiestetiche macchie cutanee. In più, sappiamo che un’esposizione eccessiva fa male alla salute. Anche se le stesse cose non si possono dire con certezza della luce blu emessa da televisione, computer e smartphone, i dermatologi iniziano a chiedersi se la nostra pelle non abbia un nuovo nemico da cui difendersi. Dopotutto passiamo davanti ai dispositivi elettronici tante ore in un solo giorno e il nostro viso è costantemente esposto alla luce irradiata dagli schermi.

«Rispetto ai raggi ultravioletti del sole la luce blu è meno pericolosa, ma più subdola», fa sapere Norma Cameli, responsabile della Dermatologia Correttiva dell’Istituto Dermatologico San Gallicano IRCCS di Roma e membro della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST). «Del sole notiamo gli effetti, come l’abbronzatura, e i danni a breve termine, come arrossamenti ed eritemi. Della luce blu, invece, non vediamo alcuna conseguenza, né positiva né negativa».

Gruppo San Donato

Luce di telefoni e pc: un fenomeno allo studio

Secondo una ricerca pubblicata a novembre 2020 sul Journal of Cosmetic Dermatology, la principale fonte di luce blu è il sole, ma gli schermi digitali, i diodi a emissione di luce (LED) e l’illuminazione fluorescente ne sono sorgenti ulteriori. Perciò non è tanto la fonte, scrivono gli autori dello studio, ma la dose cumulativa a fare male. Una lunga e costante esposizione può aumentare la quantità di danni al Dna, causare la morte di cellule cutanee e lesioni, danni agli occhi e fotoinvecchiamento.

«La continua esposizione ai dispositivi digitali genera stress ossidativo cutaneo», riprende l’esperta. «Il risultato è un aumento dei radicali liberi e l’attivazione delle metalloproteinasi, degli enzimi in grado di degradare il collagene della pelle. Tutti questi fattori possono stimolare anche l’iper-pigmentazione, ossia macchie cutanee, soprattutto lentigo, perché i radicali liberi hanno un ruolo importante nella regolazione della melanogenesi. Non ci sono dati certi, invece, sul melasma, in quanto gli studi sono ancora preliminari».

Luce blu e notte

La luce blu può interferire anche con il ritmo circadiano, che definisce i cicli di sonno e veglia. È il motivo per cui gli esperti consigliano di non consultare eccessivamente cellulari e tablet prima di andare a dormire. In quei momenti è come se l’organismo non si rendesse conto che è buio e, disorientato dalla luce, inizia a produrre meno melatonina, l’ormone del sonno. La fatica ad addormentarsi ha ricadute anche sulla pelle. «Mentre dormiamo – spiega infatti Cameli – si attivano meccanismi di riparazione cutanea molto importanti e se non dormiamo correttamente questi processi riparatori potrebbero essere compromessi».

Il digital ageing

In America lo stress ossidativo della cute indotto dall’iperconnessione e dall’esposizione costante a luce blu, con rischio di pelle opaca, invecchiata o macchiata, è stato definito “digital ageing”. «È una problematica talmente emergente che nel 2020 sono aumentati i cosmetici contenenti sostanze che aiutano a contrastare la luce blu. Noi abbiamo un equilibrio naturale che ci permette di contrastare i radicali liberi, ma se la loro dose è eccessiva i fisiologici meccanismi antiossidanti del nostro organismo non sono più sufficienti. E così le creme e l’alimentazione ci vengono in soccorso» suggerisce la dermatologa.

«Non è utile la protezione solare, un filtro necessario ma solo per difendersi dai raggi ultravioletti del sole, che hanno una lunghezza d’onda diversa dai raggi emessi dai dispositivi digitali. Quindi, se cerchiamo una crema specifica per quando siamo al computer, optiamo per una formulazione ricca di antiossidanti, ad esempio vitamina C, vitamina E, acido ialuronico, resveratrolo e tanti altri. Se invece vogliamo un prodotto completo per quando usciamo alla luce del sole, allora cerchiamo sulla confezione anche il filtro anti raggi UV».

Creme e sieri contro la luce blu

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Mediterranea, Cityzen detox cream – a base di estratti di tarassaco e nasturzio con acqua di cocco disidratata rafforza il sistema antiossidante della pelle e ne protegge il Dna (50 ml – 23,60 euro)
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Dermolab, Siero booster lifting volumizzante – Con acido ialuronico a diversi pesi molecolari e retinolo (vitamina A) aumenta i sistemi di difesa e riparazione cellulare (30 ml – 17 euro)
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Eisenberg, Soin anti-stress – L’estratto di semi di moringa deterge e protegge le cellule cutanee vittime dell’inquinamento riducendo lo stress della pelle (50ml – 127,10 euro)
kaufmann
Susanne Kaufmann, Pollution skin defence system – Tre fiale (vitamina C, ectoina, coenzima Q10) per tre giorni e tre azioni: antinfiammatoria, riparatrice e antiossidante. Lasciano l’incarnato rivitalizzato, fresco e levigato (59 euro)
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Shiseido, Essential energy – L’estratto della pianta Sanguisorba ifficinalis infonde energia alle cellule muscolari affaticate dal continuo uso dei dispositivi digitali (15 ml – 60 euro)
skin-crema
Comfort Zone, Skin regimen – Protegge da sole e dall’inquinamento il siero a base di un esclusivo Longevity Complex™ che contrasta gli effetti dello stress e gli acceleratori dell’invecchiamento. Consigliato dopo i peeling (40 ml – 53 euro)
sys-siero
SYS, Anti blue light drops – L’estratto di cacao e probiotici vegani aiutano a rallentare l’invecchiamento precoce della pelle dovuto all’inquinamento digitale (30 ml – 39,95 euro)

    Differenza tra luce del sole e luce blu

    La luce si divide in due categorie: visibile e non visibile. Il primo spettro include le lunghezze d’onda comprese tra 380 e 780 nanometri; il secondo le lunghezze d’onda sotto i 380 nm e sopra i 780 nm, cioè i raggi ultravioletti e quelli infrarossi. La luce blu costituisce la parte ad alta energia dello spettro della luce che inizia a rendersi visibile all’occhio umano. La componente blu della luce tra 380 e 500 nm è infatti anche nota come luce visibile ad alta energia (HEV). In particolare le lunghezze d’onda blu-violette, comprese tra 380 e 440 nm, sono considerate potenzialmente dannose e sono ritenute una delle possibili cause della fotoretinite. Ossia il danneggiamento della retina causato da luce incidente ad alta energia.

    spettro luce

    La luce blu amica

    «I dermatologi usano la luce blu per trattare diverse patologie, come cheratosi attiniche o patologie infiammatorie come acne o psoriasi. Qual è la differenza rispetto a quella di pc e cellulari? La durata dell’esposizione e l’intensità», precisa Cameli. «La luce blu utilizzata a scopi terapeutici si applica mediante apparecchi medicali. Per tempi limitati, in punti specifici e per poche sedute. Durante il giorno, invece, siamo bombardati da luce blu continuamente, indistintamente e a maggiore energia».

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    Giulia Masoero Regis

    Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, sito e giornale, e altre testate di divulgazione scientifica. Laureata in Scienze Politiche, Economiche e Sociali all'Università degli Studi di Milano, nel 2017 ha vinto il Premio Giornalistico SID – Società Italiana di Diabetologia “Il diabete sui media”; nel 2018 il Premio DivulgScience nel corso della XII edizione di NutriMI – Forum di Nutrizione Pratica e nel 2021 il Premio giornalistico Lattendibile, di Assolatte, nella Categoria "Salute". Dal 2023 fa parte del comitato scientifico dell’associazione Telefono Amico Italia.
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