È uno dei temi più dibattuti, anche in chiave TTIP, il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP, ndr), il controverso accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. Molti temono che l’apertura ai prodotti agricoli americani, ricchi di Ogm, potrebbe rappresentare la fine dell’agricoltura locale, altri pensano invece che sia una grande opportunità di rilancio economico.
Ora arriva anche la Relazione sul Piano nazionale Ogm relativo ai risultati del 2015, che è stato pubblicato sul sito del Ministero della Salute, a segnalare quali e in quanti quantità siano gli alimenti che presentano degli organismi geneticamente modificati. A sorpresa il 10% dei prodotti per neonati contengono ogm, contro il 2% degli alimenti per adulti. Va però sottolineato che comunque le positività erano tutte inferiori allo soglia di tolleranza prevista che è dello 0,9 per cento.
Per quanto riguarda l’analisi regione per regione, spicca il Molise con 10 campionature di cui 2 positive, pari al 20%. Segue l’Emilia Romagna con 58 campioni prelevati di cui 4 positivi, pari al 7%.
Il rapporto comunque assolve la produzione italiana, confermando che sul nostro mercato sostanzialmente i prodotti alimentari hanno rispettato i requisiti di etichettatura previsti dalla normativa vigente, assicurando una corretta informazione al consumatore. Rispetto invece ai cibi d’importazione, i 116 campionamenti effettuati hanno consentito di intercettare 4 partite non conformi (in particolare di noodles, gli spaghettoni orientali per intenderci) per la presenza di riso Ogm non autorizzato proveniente dalla Cina.
Francesco Bianco
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