Il diabete di tipo 1, il cui esordio improvviso avviene generalmente nell’infanzia o adolescenza, potrebbe non essere più così imprevedibile. Il rischio che il bambino sviluppi la malattia già in tenera età, infatti, sembra essere anticipata dalla presenza di specifici auto-anticorpi, individuabili nel sangue: lo svela Åke Lernmark, professore della svedese Lund University, che ha coordinato uno studio su 8.600 bambini da Svezia, Stati Uniti, Germania e Finlandia, tutti ad alto rischio ereditario di sviluppare il diabete di tipo 1.
Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune: l’organismo rilascia degli auto-anticorpi che attaccano le cellule del pancreas, distruggendole progressivamente e limitandone quindi la funzionalità nel rilasciare insulina, l’ormone chiave per il metabolismo degli zuccheri. Esistono diversi segnali che l’auto-attacco è in corso, e proprio sulla loro individuazione e distinzione si basa lo studio TEDDY, pubblicato sulla rivista Diabetologia. I ricercatori hanno puntato su due segnali ‘premonitori’, presenti nel sangue già qualche anno prima che la malattia di manifesti: gli autoanticorpi diretti contro l’insulina (IAA) e gli autoanticorpi che attaccano l’acido glutammico decarbossilasi (GAD65), un enzima fondamentale per il metabolismo.
Tutti i bambini partecipanti allo studio sono stati monitorati ogni trimestre dalla nascita ai 4 anni, e sottoposti successivamente a controlli annuali. Sembra che la presenza precoce di uno o l’altro auto-anticorpo o entrambi abbia diverso valore predittivo: ad esempio, si è osservato che quando entrambi i ‘segnali’ sono stati rilevati attorno ai 2-3 anni di età «il 40 per cento di questi bambini aveva già sviluppato il diabete». Tracce di questi auto-anticorpi sono state rilevate nel 6.5 per cento dei bambini coinvolti, nei primi anni di vita.
Se l’individuazione di questi segnali molecolari può aiutare a riconoscere precocemente i bambini che svilupperanno la malattia, ancora non è chiaro agli scienziati perchè si scateni l’attacco autoimmunitario in un preciso momento della crescita. Una teoria riporta alle infezioni virali. «E’ possibile che si siano due diverse malattie coinvolte- conclude Lernmark – Forse un virus spinge gli autoanticorpi contro l’insulina e un altro quelli contro il GAD65».
CP
TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE
Diabete: in futuro un cerotto controllerà la glicemia e somministrerà l’insulina
L’aloe vera combatte il diabete?
Quanta attività fisica contro il diabete?
Frutta e diabete: ecco tutto quello che devi sapere