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«Mio figlio non mangia», lo sportello telematico che aiuta i genitori

Un decalogo che aiuta a impostare un buon rapporto con il cibo, si affianca alle consulenze offerte attraverso lo sportello. L’iniziativa è dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma

Che siano più o meno gravi, i disturbi del comportamento alimentare vanno affrontati insieme a tutta la famiglia, creando così per il piccolo o giovane paziente un percorso riabilitativo tra le pareti di casa. Con questo obiettivo l’Ospedale pediatrico Bmabino Gesù di Roma lancia l’iniziativa «Mio figlio non mangia», uno sportello telematico con una casella mail –miofigliononmangia@opbg.net – a cui inviare la segnalazione del problema attraverso un diario alimentare del proprio figlio, che sarà valutato dallo staff di nutrizionisti dell’ospedale. Inoltre è previsto un gruppo chiuso su Facebook nel quale le famiglie condivideranno le proprie esperienze con il nutrizionista.

E per tutti quei bambini che sono diffidenti nei confronti del cibo, ecco il decalogo messo a punto dagli specialisti per vincere la paura di scoprire e assaggiare nuovi sapori a tavola. Consigli che tutti i genitori possono mettere in pratica.

Gruppo San Donato

1) Tutta la famiglia deve cercare di avere lo stesso tipo di alimentazione
Il bambino è influenzato a livello sociale nella scelta degli alimenti e tende a mangiare per imitazione. In questo ambito la famiglia ricopre un ruolo cruciale come modello.

2) Gli alimenti devono essere riproposti più volte
Il consumo ripetuto di un alimento aumenta il gusto del bambino per l’alimento stesso. È importante non presentare lo stesso piatto in maniera continuativa, ma farlo a distanza di tempo per non generare noia. Sulla tavola devono essere proposti sempre tutti gli alimenti, compresi quelli non graditi dal piccolo, cucinati in maniera differente.

3) Gli adulti NON devono costringere il bambino ad assaggiare un alimento con forza
L’assaggio forzato può accrescere l’avversione del piccolo. Anche proporre un premio a seguito dell’azione (es: «mangia tutte le verdure nel piatto e poi avrai il gelato») non porta il bambino a consumare volontariamente il cibo, piuttosto a sovralimentarsi solo per ottenere il premio.

4) L’orario del pasto deve essere rispettato
Il pasto deve essere un momento ben preciso della giornata: è opportuno che tutta la famiglia mangi alla stessa ora e alla stessa tavola.

5) No giochi, no TV
Il pasto è un momento importante, non sono concesse distrazioni. Occorre invitare il piccolo a spegnere la televisione e ad allontanare i giochi. Quindi lasciarlo libero di sperimentare e conoscere gli alimenti presenti sulla tavola.

6) Organizzare un percorso di familiarizzazione col cibo
Il rifiuto di alcuni alimenti si accompagna spesso al rifiuto ad assaggiare; per portare i ragazzi a provare il sapore di un cibo è necessario stimolarne la curiosità attraverso i sensi: dalla conoscenza alla sperimentazione.

7) Portarlo a fare la spesa
Mamma e papà possono lasciarsi aiutare dal proprio figlio nella scelta degli alimenti da acquistare. Rendere partecipe il bambino nel momento della spesa lo farà sentire padrone delle proprie scelte.

8) Coinvolgere il bambino mentre si cucina
Il bambino deve poter prendere confidenza con ciò che ha scelto al supermercato attraverso i 5 sensi in un percorso di “amicizia” con il “nuovo”: lavare, sbucciare, tagliare e inventare ricette insieme a mamma e papà per essere invogliato a gustare le proprie “creazioni”.

9) L’ultimo passo: assaggiare insieme
Dopo aver preparato insieme il piatto, mangiare qualcosa che il bambino ha visto nascere e che ha conosciuto in tutte le fasi di preparazione, può rassicurarlo e fargli vincere la neofobia. Se ciò non accade, non forzarlo nell’assaggio, ma riproporre nel tempo e più volte il cibo non amato, in modalità diverse.

10) La cucina diventa una festa
Prendere un cappellino da chef e rendere partecipe il bambino. Il tempo giocherà a favore di tutta la famiglia.

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a cura della redazione

 

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