I supereroi ci appassionano tanto perché abbiamo un senso innato della giustizia e fin dai primi mesi di vita siamo in grado di apprezzare i gesti eroici in difesa dei più deboli. La scoperta, che potrà avere risvolti importanti anche nella lotta al fenomeno dilagante del bullismo, è pubblicata su Nature Human Behaviour dall’Università di Kyoto, in Giappone.
La complessità dell’eroismo
«Nella società umana – spiega il ricercatore Yasuhiro Kanakogi – proteggere i deboli in modo altruistico è considerato come un atto di giustizia eroica, ma capirlo è complesso: bisogna innanzitutto comprendere le relazioni di potere tra gli attori in gioco, poi che l’azione dell’eroe aiuta la vittima e non il cattivo, e infine che l’eroe ha agito volutamente».
I test sui bambini
Per capire se i bambini fossero in grado di apprezzare l’eroismo fin dai primi mesi di vita, i ricercatori hanno selezionato un centinaio di piccoli sotto l’anno di età e hanno mostrato loro una scena in cui una vittima veniva inseguita e assalita da un cattivo, mentre un terzo scappava oppure interveniva compiendo un atto eroico: le due situazioni sono state rappresentate prima con un cartone animato, in cui i personaggi erano stilizzati con figure geometriche, poi con persone vere nel mondo reale.
Le reazioni
Davanti ai personaggi in carne ed ossa, i bambini non hanno avuto dubbi: hanno fatto il tifo per l’eroe che interviene in soccorso dei più deboli. «I bambini a sei mesi di età si trovano ancora in una fase iniziale dello sviluppo e molti non sono in grado di parlare, eppure – spiega il ricercatore – possono già capire le dinamiche tra i personaggi: ciò potrebbe significare che nasciamo con l’abilità innata di riconoscere gli atti di eroismo».
Contro il bullismo
«In questo studio – prosegue l’esperto – i bambini di sei mesi di età non hanno mostrato preferenza tra i personaggi che intervenivano in modo volontario o accidentale, al contrario dei bambini di dieci mesi»: questo potrebbe significare che il senso di giustizia tende ad affinarsi durante la crescita. I ricercatori intendono approfondire i loro studi per capire come questo avvenga, perché potrebbe «contribuire a trovare delle soluzioni per un problema sociale molto serio come quello del bullismo».
Elisa Buson
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