Bambini

La Fda dice stop alle false cure per l’autismo

Alcune terapie ‘miracolose’ mettono addirittura a rischio la salute del bambino, le autorità americane intervengono per mettere in guardia I genitori. Per il disturbo dello spettro autistico, che colpisce un bambino su 100, non esiste al momento una cura

Anche se con rammarico, è necessario dirlo: ad oggi, non c’è alcuna cura per l’autismo. Dilagano, però, alcune terapie definite ‘miracolose’ che, come succede (anche in Italia) per alcune gravi patologie croniche o degenerative, non sono nè approvate nè sicure, sono prive di fondamento scientifico e anche potenzialmente dannose per la salute. La Food and Drug Administration (FDA) americana ha deciso, quindi, di dire pubblicamente ‘basta’, pubblicando sul suo sito un vademecum che aiuti le famiglie a orientarsi tra cure e guarigioni presunte, ricordando di essere sospettosi e diffidare dei miracoli. Anche se si vorrebbe (tanto) crederci.

La presa di posizione dell’ente Usa pone il freno a metodi ascientifici che fanno leva sull’emotività e vulnerabilità legittima dei genitori. Affidarsi a terapie ‘alternative’ comporta però dei rischi: recentemente sono sati segnalati casi di nausea, vomito e grave abbassamento di pressione in pazienti che avevano bevuto la cosiddetta Soluzione minerale miracolosa, una potente sostanza chimica usata per sbiancare e non approvata per il trattamento dell’autismo. Sul banco degli imputati anche la terapia chelante – che purifica l’organismo da intossicazioni da metalliche pesanti e sostanze chimiche il cui uso è approvato solo per l’avvelenamento da piombo e ferro- , la terapia iperbarica con ossigeno – simile a quella a cui fanno ricorso i subacquei in caso di malore nella fase di decompressione -, oltre a bagni di argilla detossificanti e la somministrazione di probiotici.

Gruppo San Donato

Oggi i casi di autismo sono in aumento, gli studi spiegano le cifre con l’innalzamento dell’età del concepimento e l’esposizione a fattori ambientali (agenti chimici e virus) soprattutto nel primo trimestre della gravidanza, quando il feto inizia a svilupparsi. Si parla ormai di autismi, al plurale, perchè esistono molte manifestazioni di questa forma di interferenza nello sviluppo infantile. Per aiutare il bambino autistico a uscire dal suo ‘ritiro’ volontario, si fa ricorso a terapie comportamentali e, in alcuni casi, possono essere indicati farmaci come gli antipsicotici. In molti ritengono che l’avvio tempestivo di assistenza medica possa favorire una migliore gestione dello spettro autistico. Tra le novità della ricerca, gli studi per per la diagnosi precoce. Nel 2012 ha preso il via il Consorzio Eu-Aims, un progetto finanziato dall’Unione Europea (a cui partecipa anche l’Italia con il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma) che prevede lo studio e l’identificazione di marcatori elettrofisiologici di imaging cerebrale, nel sangue e nelle urine, per la diagnosi precoce di autismo. L’idea è sviluppare, nei prossimi anni, dei test che possano stimare anche il rischio di sviluppare il disturbo fin dai primi mesi di vita.

07/05/2014

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