Che i bambini, dopo lo svezzamento, possano mangiare ‘come i grandi’ è un mito da sfatare: è vero che devono abituarsi gradualmente a cibi più complessi e vari ma non tutto quello che si trova nella dispensa di mamma e papà è adatto a loro. Questo uno dei messaggi chiave lanciati al NutriMi, lo scorso 3-4 aprile a Milano, annuale appuntamento che coinvolge i principali professionisti del settore per discutere di nutrizione, alimentazione e salute.
Attenzione alla merenda
Tra gli errori più diffusi nella dieta quotidiana dei più piccoli è la scelta della merenda. Quando non si può prepararla in casa, con torte e biscotti, i genitori possono ripiegare su dolci e snack già pronti ma, mettono in guarda gli esperti, bisogna fare attenzione: non tutti i cibi confezionati sono uguali. «E’ bene selezionare alimenti prodotti per fascia di età, soprattutto se il bambino ha meno di tre anni – spiega Gianni Bona, diretto della clinica pediatrica dell’Università del Piemonte Orientale, Novara – Contengono una quantità di additivi e contaminanti, come micotossine, nitrati o metalli pesanti, fino a 40 volte inferiore agli alimenti in vendita per altre età». Purchè, però, la scelta vada a finire sempre su alimenti salutari ed equilibrati: categorico è il no degli esperti al junk food, il ‘cibo spazzatura’ che ha contribuito nell’ultimo decennio a trasformare il sovrappeso in età pediatrica in una vera e propria epidemia. Stando agli ultimi dati riportati dall’organizzazione Mondiale della Sanità, quasi un bambino italiano su due è in sovrappeso già a 8 anni, a causa di alimentazione scorretta e scarsa attività fisica. Non sono le dosi a preoccupare, ma la qualità degli alimenti, tanto che i pediatri oggi parlano di malnutrizione occidentale.
Le nuove raccomandazioni
Per far fronte alla situazione, e limitare l’impatto sulla salute pubblica delle prossime generazioni di adulti, gli enti di riferimento internazionale si sono messe al passo e hanno addirittura apportato modifiche alle loro linee guida. Rispetto al passato, gli attuali LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) per l’età pediatrica abbassano la quantità limite di proteine da assumere giornalmente. «Ci si è accorti che l’alimentazione dei più piccoli, anche al di sotto di un anno di età, era iperproteica – chiarisce il pediatra – In uno studio europeo, non ancora concluso, si osserva che un minore contenuto di proteine nella dieta dei primi due anni di età è correlata a un minore indice di massa corporea del bambino». Per stare al passo con le (cattive) abitudini alimentari dei bambini moderni anche l’American Academy of Pediatrics (AAP) ha detto la sua, aggiungendo al check-up annuale per i bambini nuovi esami: da oggi si misura il colesterolo già a partire dai 9 anni.
Cinzia Pozzi