Chiedono, a volte pretendono, senza sosta. «Mamma, comprami il gelato». «Papà, mi scarichi questo gioco?». «Nonna, voglio andare al parco». Bambini e bambine abituati a disporre degli adulti a loro piacimento, che sia la richiesta dell’ennesimo giocattolo o il rifiuto di fare i compiti. Non sono pochi i genitori ad avere a che fare con figli incontentabili, specie di baby dittatori dal carattere irascibile. Contraddirli, infatti, scatena spesso reazioni che mettono a dura prova la pazienza dei grandi: capricci, urla, piagnistei, pugni contro il muro, insistenza asfissiante.
I capricci soprattutto con la mamma
Le mamme sono le vittime preferite. Uno studio dell’università statunitense di Washington, che ha analizzato il comportamento dei bambini in 500 famiglie, ha evidenziato che i piccoli si comportano molto peggio quando c’è la mamma e fanno molti più capricci in sua presenza. Che sia per stanchezza, per un litigio con un amichetto o per un giocattolo negato, è lei a farne le spese. Il motivo, per gli studiosi, è presto detto: è con la mamma che i bambini hanno il rapporto più intimo, di fiducia, ed è a lei più che agli altri che mostrerebbero la loro parte più «negativa».
L’età critica tra i 2 e i 5 anni
Di fatto i baby dittatori logorano la tranquillità familiare, innescando litigi persino tra mamma e papà. L’occasione più frequente è la caccia all’ennesimo regalo: un’ossessione, visto che certi figli si innamorano praticamente di tutto ciò che vedono, che toccano o che hanno visto in mano ai loro amici. Sembra che non possano in alcun modo fare a meno dell’ultima bambola o del nuovo videogame. «Purtroppo, però, ed è l’aspetto che deve far più riflettere, spesso quel loro bisogno impellente e irrinunciabile viene ben presto archiviato e sostituito da un altro oggetto dei desideri», spiega Maura Manca, psicologa dell’età evolutiva e dell’adolescenza e presidente dell’Osservatorio nazionale adolescenza. «L’età critica, in genere, è tra i due e i cinque anni, quando i bambini non hanno ancora acquisito la capacità di attesa e non sanno gestire una frustrazione».
Mettere da parte i sensi di colpa
Il compito di mettere dei paletti spetta, quindi, ai genitori, e possibilmente ai nonni. Saper dire no al momento opportuno avrà solo vantaggi: si eviterà di spendere una fortuna, si farà riscoprire ai piccoli l’autentica gioia di ricevere un dono e, soprattutto, si aiuteranno i figli a crescere emotivamente equilibrati e con un Io irrobustito. In teoria sembra facile, nella pratica opporre un rifiuto ai bambini a volte è un’impresa, anche perché in molti genitori si accendono immediatamente i sensi di colpa. «Spesso non saranno d’accordo, si lamenteranno, sbatteranno i piedi per terra e magari vi diranno che siete cattivi», continua la psicologa. «Farà male, è vero, ma non dovete avere sensi di colpa semplicemente perché non avete alcuna colpa quando dite no. Quindi, non giustificatevi chiedendo scusa o dicendo che vi dispiace se non gli avete comprato il regalo richiesto. I no sono indispensabili, perché attraverso di essi il bambino sperimenta una fisiologica frustrazione, fondamentale per riuscire a sperimentare l’attesa, la soddisfazione dei suoi reali bisogni e scoprire che tutto ciò che si ottiene ha un valore preciso».
Genitori, non amici
Anche chi accontenta sempre i baby dittatori per evitare conflitti deve sforzarsi e opporre loro qualche rifiuto. Scopriranno a poco a poco che non sono al centro del mondo e non esistono solo loro, che nella vita ci sono limiti da rispettare e rinunce da accettare. Con un bel no al momento opportuno sentiranno l’amore e la sicurezza di un confine che da soli non sanno darsi. I genitori devono essere tali e non amici dei propri figli.
L’ipertensione o pressione alta
Così il rifiuto è più efficace
Ma come presentare un rifiuto? I no devono mostrare fermezza, devono essere pochi e chiari. Non si deve aver paura delle reazioni a volte anche esagerate, come il pianto disperato o le urla: sono crisi momentanee e con il tempo i bambini capiranno le motivazioni. Ecco, allora, le regole principali suggerite da Manca.
➜ Il no va motivato. Questo non significa perdersi in mille spiegazioni, correndo il rischio di giustificare le proprie azioni ai loro occhi. Sarà sufficiente illustrare le motivazioni di un limite e dire che sono mamma e papà a decidere che cosa serve e che cosa no. Bambini e cellulari: quando regalarlo?
➜ Non trasformatelo in un sì. L’eccesso di capricci a volte logora, ma lo sforzo dev’essere proprio quello di non cedere per esasperazione. Rimanete calmi in quei momenti, armatevi di molta pazienza e siate coerenti. Mollare vuol dire innescare bronci, irritabilità o pianti isterici nell’occasione successiva, perché i bambini capiscono che, insistendo, riusciranno a ottenere tutto.
➜ Non cercate di compensare la delusione. La tristezza dei bambini non assecondati non deve modificare l’atteggiamento dei genitori. Vedere mamma e papà convinti della decisione li aiuterà a capire che non possono sempre avere tutto ciò che desiderano e nella vita non è tutto dovuto, ma la maggior parte delle cose vanno conquistate.
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