Per i bambini obesi che contraggono il Covid-19 il rischio di andare incontro a forme gravi è quasi tre volte superiore rispetto a quelli normopeso che si ammalano. A confermarlo sono alcune nuove ricerche che ci forniscono ulteriori prove di quanto obesità e malattie croniche non trasmissibili, come patologie cardiovascolari, respiratorie e oncologiche, rappresentano il principale fattore di rischio per manifestazioni cliniche più severe dell’infezione.
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Bambini obesi più a rischio per forme gravi di Covid-19: lo confermano due nuovo studi
Uno studio americano, appena pubblicato sul Journal of Pediatrics e condotto su 281 pazienti pediatrici ricoverati per infezione da Covid-19, ha messo in luce che l’obesità e la presenza di ipossia, cioè la carenza di ossigeno, rappresentano fattori predittivi di un maggiore interessamento respiratorio. Anche una revisione sistematica pubblicata nel febbraio 2021, che ha preso in esame i dati di 285.004 bambini con Sars-CoV-2, ha
evidenziato che un decorso severo di Covid-19 e/o il ricovero in terapia intensiva si è verificato nel 5,1% dei pazienti con pregresse comorbilità rispetto allo 0,2% di quelli senza comorbilità. Nello specifico, per un bambino obeso, rispetto a uno senza alcuna condizione o patologia pregresse, il rischio relativo di sviluppare una forma grave dell’infezione è pari a 2,87%. Ciò conferma l’ipotesi secondo cui l’obesità può essere considerata un importante fattore di rischio per manifestazioni cliniche più gravi.
Italia quarta in Europa per obesità infantile
Purtroppo a causa dell’impatto a breve e lungo termine sulla salute dell’individuo, l’obesità è universalmente riconosciuta come il male del secolo. Con il 9,4% dei bambini obesi, inclusi quelli gravemente obesi che rappresentano il 2,4%, e il 20,4% in sovrappeso, l’Italia si piazza al quarto posto in Europa, dopo Cipro, Grecia e Spagna, tra i Paesi con i più alti valori di eccesso ponderale nell’infanzia. «Tali dati forniscono ulteriori evidenze, se ancora ce ne fosse bisogno, dell’importanza di politiche sociali volte all’educazione sanitaria e alla promozione di uno stile di vita sano, cioè alimentazione equilibrata e attività fisica regolare fin dai primi anni di vita. Ciò rappresenta l’arma più potente per combattere questa silenziosa epidemia» interviene Annamaria Staiano, Vicepresidente della Società Italiana di Pediatria.