BambiniFeatured

Come si spiega la disabilità ai bambini?

L’esempio dei genitori è fondamentale per agevolare i legami di amicizia con i compagni disabili. Ma come parlarne in famiglia e rispondere alle domande di nostro figlio? Ecco i consigli della psicologa

Affrontare il tema della disabilità con i propri bambini può essere motivo di confronto, a patto che si riesca a farlo con naturalezza e serenità. La psicologa e psicoterapeuta Sonia Piana spiega come coinvolgere i figli in questa discussione, specialmente se questi hanno compagni di classe diversamente abili.

Spesso i bambini sono più “accoglienti” degli adulti

I bambini disabili vengono introdotti a scuola già dalle classi materne. Ci sono diversi tipi di disabilità, che coinvolgono l’attività motoria, psicologica o relazionale. È bene ricordare fin da subito che i bambini in generale reagiscono in maniera diversa, rispetto agli adulti, di fronte a una disabilità: si pongono meno domande e l’accettano in modo più naturale, “aggiustandosi” da soli e gestendola con serenità. L’obiettivo a scuola è di favorire l’integrazione tra i bambini, grazie anche al supporto di insegnanti specializzati. Sono fondamentali tutte quelle attività che agevolano i rapporti tra i compagni di classe, come le gite scolastiche, i giochi, i momenti di svago. Il supporto dei compagni è fondamentale, sono loro che agevolano i rapporti, coinvolgendoli nelle attività.

Gruppo San Donato

Come parlare di disabilità ai propri bambini? 

Spesso sono i genitori ad avere paure, timori e insicurezze nei confronti della disabilità. Questi stati d’animo vengono involontariamente trasmessi ai figli. Il bambino che per la prima volta si confronta con il compagno di classe disabile può avere un primo momento di smarrimento e una volta a casa può fare molte domande. Il primo passo è di non negare la disabilità, ma di spiegarla con serenità senza tralasciare le motivazioni del perché il bambino si trova sulla sedie a rotelle o perché mangia, parla, cammina in un determinato modo. Sincerità e naturalezza sono le carte vincenti. Se il bambino è spaventato, si preoccupa o ha paura, il genitore deve farsi vedere calmo e tranquillo, per nulla spaventato.

Ci sono dei comportamenti da adottare per favorire l’integrazione?

L’insegnate di sostegno ha il compito di fare da mediatore tra la classe e il disabile, ma sono soprattutto i compagni ad avere il compito di interagire con il bambino disabile, non soltanto a scuola, ma anche durante i ritrovi extra scolastici come le gite e le feste di compleanno. Il ruolo dei genitori in questo caso è fondamentale perché l’esempio che si ha in casa influenza e determina l’atteggiamento nei confronti della disabilità e la capacità, o meno, di creare un legame di amicizia.

I bambini disabili come vivono l’inserimento a scuola?

Al di là delle differenze individuali, sicuramente il momento più difficile è quello delle medie e delle superiori perché in questi anni il disabile si rende conto della propria disabilità. Il periodo dell’adolescenza è caratterizzato dalla vita sociale, dagli incontri fuori dalla scuola, dalle prime cotte e per il disabile è più difficile entrare a far parte di questo contesto. Essere inseriti nel gruppo non è semplice. Alle medie i ragazzi cominciano a sviluppare un’identità, anche sessuale, e il disabile può sentirsi messo da parte in certe situazioni.

Qual è il ruolo della scuola?

Per favorire l’integrazione ci deve essere dietro un sistema di supporto molto valido, composto non soltanto dai docenti e dagli insegnanti di sostegno, ma anche dai genitori. Ci deve essere una grande disponibilità e apertura di tutti. La scuola non deve negare la disabilità, che c’è, ma deve puntare sulle risorse del singolo, sui suoi punti di forza, per valorizzarli e accrescerli.

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio