Sei bambini su 10 avranno problemi con il ritorno a scuola. Il dato arriva da Save the Children, l’organizzazione internazionale che si occupa d’infanzia. La maggior parte dei genitori è preoccupata per le difficoltà che i figli possono incontrare dopo i mesi della pandemia di coronavirus. Il rapporto tra bambini e Covid dal punto di vista psicologico sta interessando sempre di più il mondo scientifico, che cerca di trovare risposte alle molte domande di mamme e papà, già alle prese con la gestione della loro ansia dovuta all’incertezza per il futuro.
Diventa necessario fornire agli adulti gli strumenti utili per comprendere meglio il comportamento dei bambini e dei ragazzi durante questa emergenza, offrendo chiavi di lettura e modalità precise di intervento per rapportarsi a loro.
“I bambini sanno più di quello che pensiamo. La cultura del segreto li lascia soli a trovare risposte a domande più grandi di loro”. La dottoressa Anna Rita Verardo è psicologa e psicoterapeuta, specializzata in terapia cognitivo comportamentale e sistemico relazionale. Insieme alla neuropsichiatra infantile Giada Lauretti ha scritto “Riparare il trauma infantile” per Giovanni Fioriti editori. Un manuale sull’elaborazione dei traumi infantili per non farli diventare macigni quando si è adulti.
In questo articolo
Bambini e Covid: quali sono le principali difficoltà che potrebbero incontrare con il ritorno a scuola?
I bambini più ansiosi, che per esempio avevano già difficoltà a separarsi dai genitori oppure ansia nel rapportarsi con i compagni o nell’affrontare le prove scolastiche possono aver sperimentato, in periodo di quarantena, il vantaggio di sentirsi al sicuro dentro casa, in famiglia, senza gli stimoli ansiogeni che, tuttavia prima erano abituati a gestire nel quotidiano. Ora si sono disabituati a combattere queste piccole battaglie giorno per giorno e possono viverle come una valanga emotiva impossibile da affrontare.
Altri bambini potrebbero avere sviluppato la fobia per il contatto fisico e la paura di ammalarsi se in casa avranno vissuto quest’ansia o se qualche loro familiare stretto è stato colpito dall’infezione.
Altri bambini ancora, che avevano problemi di comportamento, potrebbero avere difficoltà a riadattarsi alle regole della giornata scolastica, se a casa sono stati lasciati più liberi di fare ciò che volevano.
Come spiegare loro le regole che devono seguire per abbassare il rischio di contrarre il virus?
Le regole vanno spiegate in modo semplice e dando le informazioni principali in modo chiaro. Se il bambino è piccolo si possono utilizzare filastrocche, disegni, storie. I bambini tengono molto alle regole. Quando non le sanno rispettare, la responsabilità è dell’adulto che non riesce ad essere chiaro e a controllare che vengano rispettate o che non sa dare l’esempio. Se il bambino interiorizza la regola la applica in modo più rigoroso degli stessi adulti che gliel’hanno insegnata e sorvegliano anche che tutti la applichino, perché hanno bisogno di certezze e prevedibilità per sentirsi al sicuro. Nel libro è spiegata molto bene la funzione delle regole per il bambino.
Bambini e Covid: come spiegare loro che quando vedono i nonni devono stare a distanza?
Si spiega ai bambini che in questo periodo in cui c’è la possibilità di trasmettere questo
piccolissimo virus agli altri dobbiamo trovare altri modi per dimostrare l’affetto. Ora le cose
vanno meglio perché siamo stati bravi a rispettare le regole e finalmente possiamo incontrare le persone che amiamo, come i nonni. Dobbiamo però parlare e giocare con loro mantenendo la distanza, come dicono gli esperti che in questo periodo ci stanno aiutando a capire cosa fare e a sconfiggere questo virus. Un modo per sconfiggerlo e tornare il più presto possibile a fare le cose di prima, è mantenere la distanza con le altre persone.
Possiamo aiutare il bambino a preparare un lavoretto, un disegno o una letterina da dare ai nonni al momento dell’incontro.
Bambini e Covid: quali sono le parole giuste per spiegare ai bambini quello che sta succedendo?
Le parole giuste sono quelle della verità, con i termini che il bambino, a seconda della sua età, sa comprendere. Per esempio si può dire che “il virus è una particella più piccola di un granello di sabbia, che non si riesce a vedere, ma che fa ammalare. Per fortuna ci sono i medici che si prendono cura delle persone malate e tante persone che stanno lavorando per dirci cosa fare per sconfiggere il virus e stare al sicuro”. I bambini possono capire bene tutto se l’adulto li mette in condizioni di poterlo fare. Rispondiamo con sincerità e chiarezza, se non sappiamo la risposta lo ammettiamo, senza inventare. In questo modo il bambino sente che può fidarsi degli adulti che lo circondano e questo lo fa sentire al sicuro. Nel libro ci sono molte indicazione per i genitori e i terapeuti rispetto a come spiegare ai bambini eventi traumatici.
Come stare vicini ai propri figli, soprattutto se già segnati da patologie, disabilità o condizioni esistenziali particolari?
I bambini e i ragazzi possono avere patologie, disabilità e altre difficoltà. Spesso però si adattano alle situazioni in modo inaspettato. I genitori quindi devono innanzitutto avere fiducia nelle risorse dei figli e puntare su quelle per accompagnarli nella quotidianità piena di restrizioni e nella ripresa della normalità. In un momento in cui la routine si è stravolta, i genitori devono cercare il più possibile di mantenere delle abitudini inalterate, poiché adattarsi a un cambiamento di vita così grande è possibile se c’è una solida base di certezze su cui poter contare.
È necessario riprodurre in casa per quanto possibile l’organizzazione delle giornate a cui
erano abituati, mantenendo le attività e, tramite la tecnologia, anche il contatto con le persone che facevano parte del quotidiano: attività scolastiche, movimento, svago, amici, educatori, familiari… bisogna fare attenzione che quello che c’era prima non venga a mancare del tutto e improvvisamente per poi ricomparire altrettanto improvvisamente alla ripresa della normalità.
Bambini e Covid: come intervenire sui problemi passati e presenti che i giorni del confinamento hanno certamente esacerbato?
È importante lasciare i bambini liberi di parlare, di chiedere e di esprimere emozioni, anche in modo ripetitivo. Il loro cervello ha bisogno di lavorare sulle informazioni e di comprendere bene ciò che accade. Una fase di assestamento transitoria è fisiologica. Per esempio gli adolescenti utilizzano di più la tecnologia perché hanno bisogno di mantenere il contatto con gli amici. I bambini possono avere dei comportamenti regressivi (fare il bambino piccolo, essere imboccato, ecc.) o dedicare un po’ più di tempo al gioco piuttosto che allo studio. Se le difficoltà permangono anche con la ripresa della normalità, bisogna intervenire cercando di capire con il bambino o con il ragazzo come si senta e tornare a essere più autorevoli nel ripristino delle regole precedenti alla quarantena. Se non ci sono problemi sottostanti questo può bastare, altrimenti bisogna ricorrere all’aiuto dell’esperto.
Nel manuale ci sono tutte le indicazione per cogliere i segnali di allarme nel bambino e capire quando è come intervenire.
I bambini ora si sono abituati a stare molto con i genitori. Ovviamente questa situazione non potrà durare a lungo. Come gestire la situazione?
Bisogna preparare il bambino al fatto che ci sarà una fase successiva diversa da quella attuale non appena sapremo bene in cosa consisterà, in modo da dare informazioni corrette. Aiutiamo il bambino a rappresentarsi nella sua mente cosa avverrà, cosa sarà uguale e cosa sarà diverso, cosa gli potrà piacere e cosa no. Sicuramente anche i genitori si sono abituati a stare molto con i bambini. Questa però potrebbe essere un’occasione per mantenere anche in futuro dei piccoli momenti di sana vita intima familiare in cui godersi la vicinanza reciproca.
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