Salute

Le protesi al seno sono sicure oppure no?

Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi, fa chiarezza sul tema allontanando paure infondate e sottolineando che i materiali a disposizione oggi sono efficaci

Centinaia di migliaia di protesi vengono impiantate nelle mammelle femminili ogni anno a scopo estetico. È una scelta che nasce da bisogni personali, spesso profondi; ha a che fare non solo con lo specchio, ma con le relazioni, il corpo e l’autostima. È naturale che le donne che vivono come un problema una parte importante del corpo, il loro seno, cerchino di cambiare; ma è fondamentale che i loro chirurghi plastici le aiutino ad avere aspettative realistiche, a conoscere i potenziali rischi e gli effetti estetici attesi.

Lo scandalo delle protesi francesi

Qualche anno fa ha fatto scalpore l’episodio delle protesi PIP, prodotte da una azienda francese, poi fallita, con silicone scadente e non certificato e che presentavano un elevato rischio di rottura. Il nostro ministero della Salute ha quindi autorizzato l’espianto di queste protesi a carico del Servizio sanitario nazionale (che normalmente non copre interventi chirurgici a scopo estetico). Il tumore è molto raro: finora si contano 41 casi di linfoma anaplastico a grandi cellule (Alcl) dal 2010 a marzo 2019 su un totale di circa 411.000 protesi impiantate negli ultimi 8 anni. I casi sono accaduti in molti Paesi.

Gruppo San Donato

Il rischio (basso) delle protesi ruvide

Molto più recente, invece, è l’allarme sulle protesi ruvide, «testurizzate», le più usate oggi perché hanno una superficie rugosa che riduce il rischio di contrattura capsulare. Ci si è accorti che le donne portatrici di queste protesi sono più esposte a un raro tipo di linfoma che colpisce le cellule del sistema immunitario. Si parla probabilmente di alcune centinaia di casi nel mondo, secondo il ministero della Salute 38 casi in Italia, dove ogni anno si impiantano circa 49.000 protesi. I numeri quindi sono davvero limitati e sappiamo che la malattia, quando si manifesta, ha altissime probabilità di guarigione. Ma è un tema serio che seguiamo da vicino e di cui ogni paziente deve essere informata. In Francia era scattato l’allarme con il ritiro di alcune protesi per il rischio tumore.  

Solo chi ha manifestazioni come dolore, gonfiore o formazione di noduli, deve preoccuparsi. Senza sintomi non c’è ragione di intervenire, anche perché il linfoma è molto raro. Resta la raccomandazione a tutte le donne e ovviamente anche ai chirurghi estetici devono informare sul fatto che l’impianto di protesi, in particolare quelle ruvide, può portare allo sviluppo del linfoma.

Protesi al seno alleate delle donne dopo un tumore al seno

A volte la protesi serve per restituire dignità fisica a donne che, dopo una mastectomia, se ne sentirebbero prive. L’asportazione totale della mammella è ancora necessaria in quasi un terzo dei casi di tumore al seno. In questi casi la ricostruzione è un diritto di tutte le pazienti, un’opportunità importante di reintegrare il proprio aspetto fisico. Esistono diverse tecniche chirurgiche, che prevedono di inserire la protesi in una «tasca» costituita dai muscoli del torace, in modo da ricoprirla ed evitare che sia in contatto con la cute; in alternativa, si sta da poco tempo utilizzando il posizionamento della protesi in sede sottocutanea, nella sede naturale della mammella asportata, avendo l’accortezza di rivestirla con materiali che evitano o riducono il rigetto, cioè la contrattura capsulare.

Le protesi al seno non ostacolano gli esami di controllo 

E la prevenzione oncologica? Molte donne si preoccupano che le protesi mammarie siano d’ostacolo agli esami di controllo per il seno. Possono stare tranquille: si può fare la mammografia, con una tecnica particolare e sempre affiancata dall’ecografia, che serve anche a controllare l’integrità della protesi e gli eventuali segni del rarissimo linfoma di cui si parlava prima. Nei casi dubbi si ricorre alla risonanza magnetica. Per le donne che hanno subito una mastectomia, invece, dal lato operato viene eseguita solo l’ecografia e non la mammografia. Qualche dubbio resta sull’elettrocardiogramma. Bisogna sempre avvertire lo specialista che abbiamo una protesi al seno prima dell’esame.

Le protesi di oggi sono sicure

In conclusione, sono certo che in futuro l’evoluzione tecnologica ci fornirà nuovi materiali, ma nell’attesa possiamo continuare a usare senza paure infondate le protesi attualmente disponibili. A fare la differenza sono le informazioni chiare e il dialogo aperto con il medico.

Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi e direttore della divisione di senologia chirurgica dell’Istituto europeo di oncologia di Milano

Leggi anche…

None found

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio