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Angelina Jolie: ho subito una doppia mastectomia preventiva

L'attrice rivela al «NYT» di essersi sottoposta all'asportazione del seno (poi anche delle ovaie) perché una mutazione genetica la espone al rischio di tumore alla mammella, la malattia che ha ucciso sua madre

Angelina Jolie si è sottoposta a una doppia mastectomia preventiva (vale a dire l’asportazione di entrambe le mammelle) per evitare il rischio di un tumore al seno, la malattia che ha ucciso sua madre. La scelta, spiega l’attrice in un articolo sul New York Times, è legata alla consapevolezza di avere una mutazione genetica (al gene Brca1) che aumenta le probabilità di sviluppare un cancro al seno o alle ovaie. Successivamente la Jolie ha deciso anche di asportare le ovaie per lo stesso motivo.

Angelina Jolie: «Avevo quasi il 90% di probabilità di ammalarmi»

«Mia madre ha combattuto contro il cancro per quasi un decennio ed è morta a 56 anni», spiega l’attrice, 37 anni. La familiarità può essere (ma non lo è per forza) un elemento di rischio, dunque Jolie si è sottoposta a test genetici, scoprendo appunto una mutazione al gene Brca1. «I miei medici hanno stimato che io avessi l’87% di probabilità di avere un tumore al seno e il 50% di avere un cancro alle ovaie», racconta.

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«Una volta che ho scoperto qual era la situazione, ho deciso di attivarmi e di minimizzare il rischio per quanto potevo. Ho deciso di fare una doppia mastectomia preventiva», spiega Angelina Jolie. Che racconta anche di parlare spesso ai suoi figli (tre avuti da Brad Pitt e tre adottati) della «mamma della mamma» e della malattia che se l’è portata via: «Loro mi chiedevano se la stessa cosa poteva succedere a me».

Angelina Jolie: «È stato un percorso lungo e faticoso»

Il percorso medico della protagonista di Tomb Raider è stato lungo e, l’attrice non lo nega, complesso. È iniziato a febbraio e si è concluso oltre due mesi dopo. Il primo passo è stato un intervento per salvare il capezzolo, poi c’è stata la mastectomia a entrambe le mammelle e infine la ricostruzione del seno con l’impianto delle protesi.

«Ho scelto di scrivere tutto questo per dire alle altre donne che la decisione di fare la mastectomia non è stata semplice. Ma sono felice di averlo fatto. Le mie probabilità di sviluppare un tumore al seno sono crollate dall’87% a meno del 5%».

Angelina Jolie: «Voglio portare il mio esempio alle donne»

«Spero che leggere queste parole aiuti qualche donna a sapere che ha delle opzioni. Vorrei incoraggiare tutte le donne, soprattutto quelle che hanno una storia familiare di cancro al seno o alle ovaie, a informarsi e a contattare medici che posso aiutarle in questo aspetto della loro vita, e a prendere decisioni informate».

Jolie auspica che il costo del test genetico per le mutazioni Brca1 e Brca2 possa abbassarsi per permettere a più donne di salvarsi dal tumore. «La vita è piena di sfide. Le sfide che non ci devono spaventare sono quelle su cui possiamo intervenire e di cui possiamo assumere il controllo».

La mastectomia preventiva è da consigliare alle donne più esposte al tumore?

«Questo non è l’approccio standard per le donne ad alto rischio».  Giovanna Gatti, senologa all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. «Il rischio, inoltre, non viene calcolato solo attraverso l’esame del dna. Richiede anche numerosi test, tra cui quello genetico. Inoltre la familiarità è un fattore importante, ma è sbagliato pensare: “Se mia mamma ha avuto il tumore, lo avrò anch’io”. Fortunatamente non è così».

Questo non significa che in Italia le mastectomie preventive non si facciano. «Sono una delle possibili strade che la donna può arrivare a prendere. Ma si tratta di numeri davvero bassi, tra quelli già bassi delle donne che vengono considerate a rischio», spiega Gatti.

I controlli restano fondamentali

«Non bisogna dimenticare che la mastectomia è una mutilazione, con un forte impatto psicologico. Inoltre comporta tutti i possibili problemi di un intervento chirurgico. Il rischio viene abbassato, certo. Dato però che una piccola parte della ghiandola mammaria viene preservata rimane sempre l’eventualità che si sviluppi un tumore. Dunque bisogna in ogni caso fare i controlli».

Per le donne ad alto rischio (calcolato attraverso questionari, anche psicologici, ed esami), solitamente si procede con controlli personalizzati (oltre alla mammografia e all’ecografia mammaria standard) e più frequenti (ogni sei mesi anziché ogni anno). Inoltre si tengono sotto controllo le ovaie, perché le mutazioni genetiche che aumentano il rischio di cancro ovarico e alla mammella sono collegate.

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