Ci sarebbero gli interferenti endocrini tra le cause del deficit dello sviluppo neurologico e del ritardo del linguaggio nei bambini. Lo certifica uno studio europeo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science. Gli interferenti endocrini sono sostanze chimiche capaci di mutare la regolazione ormonale. Si trovano praticamente ovunque: dai recipienti di plastica ai rivestimenti delle padelle e delle pentole antiaderenti, passando per le pellicole e le carte per alimenti, fino ad alcuni detergenti.
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Ritardo nel linguaggio nei bambini: occhi puntati sulle sostanze chimiche ambientali a cui le donne incinte sono esposte
Gli esperti di diversi centri di ricerca europei hanno dimostrato che durante la gravidanza il mix di sostanze chimiche ambientali cui siamo continuamente esposti interferiscono continuamente con il nostro sistema endocrino. In questo modo aumentano le probabilità che nascano bambini con deficit neurologico, soprattutto per quanto riguarda il ritardo nel linguaggio. In Italia hanno partecipato alla ricerca, l’Università degli Studi di Milano, l’Istituto Europeo di Oncologia e lo Human Technopole.
Non vanno valutate solo le singole sostanze, ma anche le miscele che si creano
I ricercatori sottolineano quanto sia urgente la radicale revisione delle politiche nazionali e internazionali di valutazione del rischio, finora basate sull’esame di singole sostanze e non di loro miscele. In genere i livelli di esposizione alle singole sostanze chimiche infatti sono al di sotto del limite stabilito dalla legge. Il problema è che non c’è la valutazione del rischio dell’esposizione alle miscele complesse che si creano quando entrano in contatto queste sostanze chimiche.
Ritardo del linguaggio nei bambini: lo studio è stato condotto in tre fasi
- lo studio SELMA. Ha monitorato circa 2.000 donne dall’inizio della gravidanza fino all’età scolare dei bambini. Qui gli esperti hanno identificato un mix di sostanze chimiche nel sangue e nelle urine delle gestanti. Hanno scoperto un legame con un ritardo nello sviluppo del linguaggio nei bambini all’età di 30 mesi. Il mix comprendeva una serie di ftalati, bisfenolo A (BPA) e composti perfluorurati (PFAS).
- studi sperimentali molto avanzati: in questa fase i ricercatori hanno scoperto i bersagli molecolari attraverso i quali i livelli critici di questo mix alteravano la regolazione dei circuiti endocrini e dei geni coinvolti nell’autismo e nella disabilità intellettiva.
- metodi di valutazione: gli esperti grazie ai risultati di questi studi hanno messo a punto metodi di valutazione del rischio specifici per il mix di sostanze.
I risultati di questo studio hanno scoperto come fino al 54% delle gestanti abbiano avuto a un’esposizione a un rischio più alto di ritardo del linguaggio nei nascituri.
Interferenti endocrini aumentano anche il rischio dell’autismo?
“Gli organoidi del cervello umano hanno offerto per la prima volta l’opportunità di sondare direttamente gli effetti molecolari del mix di sostanze chimiche sul tessuto cerebrale umano. Si tratta di sofisticate colture in vitro che riproducono aspetti salienti dello sviluppo del cervello umano. Abbiamo scoperto che, anche a concentrazioni basse, il mix interferisce direttamente sia con alcuni geni coinvolti nello sviluppo del cervello che con altri legati all’autismo”. Giuseppe Testa è Principal Investigator di EDC-MixRisk, responsabile della modellistica sperimentale umana, professore di biologia molecolare all’Università degli Studi di Milano, direttore del Centro di Neurogenomica presso Human Technopole e group leader presso l’Istituto Europeo di Oncologia.
Ritardo del linguaggio nei bambini: è un rischio su cui si può intervenire se i legislatori lo capiscono
“Con il lavoro del nostro laboratorio abbiamo integrato le evidenze epidemiologiche relative al mix di interferenti endocrini con la comprensione dei suoi meccanismi d’azione. In questo modo abbiamo fatto luce su come agisce sul cervello umano e in che modo può creare danni al suo sviluppo. Per un aspetto così complesso come l’acquisizione del linguaggio, è bene sottolineare come l’esposizione aumenti in modo significativo il rischio di danno neurologico. Gli esperti ricordano che possono però contribuire anche numerosi altri fattori, in primis a livello di predisposizione genetica individuale. Il mix di sostanze tossiche è un fattore di rischio su cui si può intervenire, a differenza di altri, con una legislazione adeguata. Pensiamo che uno dei potenziali della nostra ricerca sia dunque di inaugurare una nuova tossicologia a sostegno della politica ambientale europea”. Nicolò Caporale e Cristina Cheroni sono tra i primi autori dello studio.