Sport e Parkinson. Fare esercizio fisico regolarmente può ridurre il rischio di sviluppare il Parkinson. Un nuovo studio ha dimostrato che le donne attive hanno il 25% in meno di probabilità di avere la malattia. Si possono leggere i risultati sulla ricerca scientifica dell’American Academy of Neurology. Uno studio precedente sosteneva che il rischio calasse addirittura di 43 punti percentuali.
In questo articolo
Sport e Parkinson: analizzati i dati di oltre 90.000 persone per trent’anni
I ricercatori hanno analizzato i dati di quasi 100.000 donne, soprattutto insegnanti. L’età media era di 49 anni e nessuna aveva alcun sintomo di Parkinson all’inizio della ricerca. Dopo circa trent’anni più di 1.000 di loro aveva la malattia. Gli esperti hanno notato che le donne che svolgevano regolarmente esercizio fisico abbassavano il rischio di ammalarsi di un quarto rispetto a quelle che non praticavano un’attività.
Sappiamo che l’attività fisica è ormai un caposaldo della salute e aiuta a prevenire molte malattie. I risultati non cambiavano anche dopo aver esaminato altri fattori di rischio, come la dieta, la pressione sanguigna e il diabete.
Anche per i pazienti lo sport è cruciale per limitare le ricadute
Un’altra importante ricerca ha dimostrato che una regolare attività fisica possa aiutare anche i pazienti, riducendo il rischio di ricadute fino al 70 per cento.
«Le evidenze scientifiche dimostrano che chi pratica regolarmente un’attività fisica ha un rischio inferiore del 43% di sviluppare la malattia di Parkinson. I parkinsoniani che continuano a praticare attività fisica e sport non solo mantengono nel tempo una migliore autonomia, ma presentano anche un’evoluzione più lenta e meno invalidante rispetto a quelli che conducono una vita più sedentaria. L’attività sportiva, le terapie fisiche e riabilitative e piccoli cambiamenti nello stile di vita possono facilitare la gestione del Parkinson, la mobilità dei pazienti e quindi la loro autonomia. Nelle persone con malattia di Parkinson, infatti, l’esercizio fisico può aiutare a migliorare l’equilibrio e ridurre del 70% le cadute, che sono la loro più comune causa di accesso al pronto soccorso». Alfredo Berardelli è neurologo all’Università Sapienza di Roma.