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Acqua, la prima difesa contro il caldo

Un’adeguata idratazione è fondamentale per preservare la nostra salute in queste estati sempre più torride, conseguenza dei cambiamenti climatici causati dall’uomo 

Le estati sono sempre più torride. Temperature elevate e afa non opprimono più solo le metropoli, ma colpiscono anche le località montane e costiere con il loro corollario di incendi, siccità e scioglimento dei ghiacciai. Ecco le conseguenze del cambiamento climatico, «che è responsabile del 37% dei decessi per caldo», sottolinea Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA).

bere acqua«Uno studio, recentemente pubblicato sulla rivista Nature Climate Change e coordinato dall’Università di Berna e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, dopo aver preso in considerazione il periodo tra il 1991 e il 2018 avvalendosi dei dati di 732 città in 43 Paesi, ha stabilito per la prima volta come i cambiamenti climatici causati dall’uomo contribuiscano all’aumento dei rischi di mortalità dovuti al caldo. Insomma, dovremo sempre più difenderci dalla colonnina di mercurio che sale. E la prima e più importante barriera a nostra disposizione è un’adeguata idratazione». A partire dal bere acqua. 

«Secondo i LARN, i Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione creati dalla Società italiana di nutrizione umana, il fabbisogno d’acqua per adulti e anziani è di circa un millilitro per ogni chilocaloria alimentare introdotta nel corso della giornata, mentre per i bambini, maggiormente a rischio di disidratazione, sale a 1,5 millilitri», prosegue Miani. «Va, comunque, sempre tenuto conto della perdita di liquidi: se abbiamo sudato molto, dovremo bere di più per compensare». L’acqua, inoltre, va bevuta durante tutta la giornata in modo costante e a temperatura ambiente, evitando quella gelata.

Il più potente dei farmaci naturali

Sebbene molti fattori come l’età, il sesso, l’attività fisica, l’uso di droghe e la malattia influenzino lo stato di idratazione, è fondamentale mantenere l’equilibrio idrico per aiutarci a contrastare numerose malattie, compreso il Covid-19. L’acqua», interviene Vito Felice Uricchio, ricercatore del CNR – Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) e membro del Comitato Scientifico SIMA, «favorisce la regolazione della temperatura corporea, protegge i tessuti, il midollo spinale e le articolazioni, previene la stitichezza, agevola la digestione con la più facile scomposizione del cibo ingerito, aiuta a combattere malattie quali calcoli renali, asma indotta dall’esercizio, infezioni del tratto urinario, ipertensione e aiuta anche ad assorbire importanti vitamine, minerali e sostanze nutritive dai cibi, incrementando le possibilità di rimanere in salute. In definitiva è possibile pensare all’acqua come alimento indispensabile ma anche come il più potente dei farmaci naturali». 

disidratazioneQuando, invece, il bilancio idrico è negativo, cioè l’acqua uscita dal nostro corpo è maggiore di quella assunta, si entra in uno stato di disidratazione che mette a rischio la salute. Sintomi sono le tonalità di colore dal giallo fino al brunastro delle urine, la stanchezza, la stipsi, il mal di testa, l’annebbiamento della vista, la difficoltà a concentrarsi, il pessimo umore, fino alle allucinazioni. Nei casi gravi, per risparmiare la poca acqua interna rimasta si blocca il meccanismo della sudorazione, con possibile surriscaldamento del corpo fino ad arrivare al colpo di calore. Inoltre, si riduce la volemia, cioè il volume di sangue che circola nei vasi, causando un affaticamento del cuore. 

acqua amica pelleUn’amica per la pelle

Le temperature ambientali modificano anche il livello di idratazione cutanea, la secrezione sebacea e la perdita di acqua transepidermica, che sono maggiori in estate, mentre il pH mostra una diminuzione del suo valore in estate e un aumento in inverno. 

L’idratazione è, perciò, fondamentale per avere una pelle più sana e giovane. «La nostra cute», osserva Elena Campione, professore associato dell’Unità Operativa di Dermatologia del Policlinico Universitario di Roma Tor Vergata e membro del Comitato Scientifico SIMA, «è costituita per il 70% da acqua, perlopiù conservata nell’epidermide basale e nel derma. L’eccessiva sudorazione provoca un impoverimento d’acqua, che si manifesta con una maggiore untuosità dovuta all’aumento della produzione di sebo, e va a influire negativamente nei processi biologici che portano alla produzione della matrice extracellulare. Quest’ultima è come un’impalcatura che sostiene la pelle, costituita da proteine e dai glicosaminoglicani come l’acido ialuronico, ovvero la molecola idrofila più importante che abbiamo, cruciale per trattenere grandi quantità di acqua nella pelle.

Inoltre s’impoverisce anche il fattore d’idratazione naturale (Natural Moisturizing Factor, NMF), un complesso di sostanze idrosolubili e igroscopiche che si legano all’acqua e trattengono l’umidità nello strato corneo della pelle, essenziale per il mantenimento della barriera cutanea e della plasticità della cute. La costante e corretta idratazione limita efficacemente la comparsa dei segni dell’invecchiamento come le discromie, le rughe, i capillari visibili, e le lesioni precancerose cutanee. In estate, infine, la disidratazione può rappresentare una porta d’ingresso per le infezioni cutanee sia da batteri (impetigine) sia da virus (mollusco contagioso, verruche piane sul volto) e può peggiorare la dermatite psoriasiforme o eczematosa».

Per evitare tutti questi problemi occorre un’adeguata prevenzione, che parte dal consumo d’acqua e che riguarda anche chi non va al mare. A chi resta in città, Elena Campione consiglia «di utilizzare olii detergenti, che aumentano il potere idratante anche facendo banalmente una doccia e che consentono ai più pigri di evitare di passare subito dopo la crema idratante. Quest’ultima, tuttavia, è importante perché consente alla pelle di avere la giusta quantità giornaliera d’idratazione. I vacanzieri che si espongono ai raggi solari, invece, oltre ai fotoprotettori, dovrebbero utilizzare acque vaporizzate: il bagno in mare consente di abbassare subito la temperatura esterna della cute, però l’acqua salata disidrata molto la pelle. Quando si torna a casa occorrerebbe, poi, ricorrere a idratanti doposole ricchi di sostanze che vanno a riequilibrare il film idrolipidico cutaneo esterno, come i sali minerali e l’acido ialuronico. Più la parte esterna dell’involucro cutaneo si mantiene idratata, infatti, meno la pelle s’irrigidisce e ispessisce, evitando così il fenomeno dell’elastosi solare dovuto ai raggi ultravioletti».

Equilibrio cutaneo che garantisce anche il ricorso all’Aloe vera, «capace di dialogare con l’epidermide fornendole tutto ciò di cui necessita per tornare a esercitare il suo ruolo di prima difesa dell’organismo», osserva Stefano Sala, Ceo e fondatore dell’azienda trentina Zuccari. «Il gel d’Aloe, se lavorato senza pastorizzazione e quindi rispettato nel suo delicato equilibrio, è in grado di ripristinare il film idrolipidico ricalcando con grande maestria le soluzioni messe in campo dall’organismo: sigilla lasciando traspirare, offre una tregua alla pelle proteggendola da sfregamenti e ulteriori aggressioni, tiene alla larga i batteri, fa da ponte durante la ricostruzione (permettendo all’epidermide di contare su una rete di polisaccaridi sulla quale riedificarsi). L’Aloe è un architetto che costruisce, ripara, mette in sicurezza, ripristina, ristruttura, rende confortevole». 

Del rubinetto o in bottiglia?

acqua rubinettoAppurati i benefici dell’idratarsi a partire dal bere, una domanda molto comune è: meglio l’acqua in bottiglia o del rubinetto? «L’Italia è, dopo il Messico, il secondo Paese al mondo per consumo di acqua confezionata, un fenomeno iniziato una ventina di anni fa con la diffusione dei supermercati in ogni città», interviene Luigi Gabriele, presidente dell’associazione di consumatori Consumerismo e responsabile SIMA per la tutela dei consumatori. «Ma il Messico ha problemi di approvvigionamento che noi, una nazione più piccola e con tante fonti di ottima qualità unite a un’organizzazione di distribuzione idrica che risale all’antica Roma, non abbiamo. Però siamo una popolazione facilmente condizionabile dalla comunicazione pubblicitaria».

Durante l’emergenza Covid il trend pare essere un po’ cambiato: secondo una ricerca di Open Mind Research commissionata da Aqua Italia, l’associazione di categoria delle imprese del trattamento acque, oggi circa la metà della popolazione maggiorenne italiana (47,3%) beve sempre o quasi l’acqua potabile del rubinetto, in casa e fuori. Nel periodo di pandemia, il 13,5% ha iniziato a bere più spesso l’acqua del rubinetto e nel corso del 2020 sono aumentati in modo significativo (+6,5%) i consumatori occasionali di questa acqua, saliti al 35,4%. I motivi principali di questa scelta riguardano principalmente l’attenzione per l’ambiente, pensando alle bottiglie di plastica (27%), la comodità nel disporne (25,1%), il ritenere che l’acquedotto comunale faccia maggiori controlli sull’acqua rispetto ai produttori dell’acqua in bottiglia (23,4%), il minor costo (21,3%) e, infine, la bontà (20,2%).

box-prodotti«Da sempre una caratteristica dell’acqua dei nostri rubinetti è la qualità», conferma Gabriele. «Le fonti, di natura pubblica, sono estremamente vigilate attraverso un insieme di leggi stringenti che obbligano i gestori del servizio idrico a fare controlli con scadenza anche oraria. È impossibile che arrivi contaminata a noi, ma quasi sempre a orientare la scelta del consumatore a favore delle imbottigliate è la durezza, cioè la maggiore concentrazione di ioni di calcio e magnesio. Oggi esistono filtri decalcificanti dal costo accessibile o si può utilizzare la brocca filtrante, anche questa poco costosa». Tra l’altro, l’Organizzazione mondiale della sanità assicura che l’acqua ricca di calcare può danneggiare gli elettrodomestici, ma non è pericolosa per l’organismo e non causa calcoli renali. Né può destare preoccupazioni per la salute l’aggiunta di cloro e suoi sottoprodotti per la disinfezione, in quanto la soglia stabilita in Italia è tra le più basse in Europa: 30 mg per litro contro la media europea di 100. Al contrario, essendo naturalmente povera di sodio, l’acqua del rubinetto è adatta a una dieta iposodica utile anche a contrastare la ritenzione idrica. 

Stabilita la sicurezza dei nostri acquedotti, il presidente di Consumerismo sposta l’attenzione su quanto ci costano le due tipologie di acqua. «Lo standard di consumo annuo di acqua da acquedotto per famiglia italiana tipo è di 108 metri cubi, cioè 108mila litri, che comprendono tutti gli utilizzi, dall’igiene personale a quello per lavatrici e lavastoviglie. Il prezzo medio di mille litri di acqua (un metro cubo) è sui 2 euro compresi costi fissi e di depurazione (importo che varia a seconda delle province), mentre il costo medio di un litro di minerale è di 25 centesimi. In poche parole, con i due euro che spendiamo per mille litri d’acqua del rubinetto compriamo solo quattro litri al supermercato. Se consideriamo, perciò, un nucleo familiare di quattro persone che consumano a testa i due litri consigliati al giorno preferendo quella imbottigliata, avremo due 2 euro al giorno di costo, cioè 730 euro all’anno. Ricorrendo al rubinetto, neanche 6 euro».

Le virtù del cetriolo e dell’anguria

anguriaI liquidi non si assumono solo bevendo, ma anche consumando certi alimenti. Quelli maggiormente ricchi d’acqua, secondo le linee guida del CREA, il più importante ente italiano di ricerca sull’agroalimentare, sono latte, frutta e ortaggi (85%), seguiti da pesce, carne, uova e formaggi freschi (50-80%), pasta e riso cotti (60-65%), pane e pizza (20-40%). In particolare, sono un’ottima fonte di approvvigionamento proprio la frutta e le verdure estive. L’anguria è il frutto più ricco d’acqua, con il 95,3%, ma sono consigliabili anche macedonie, frullati, sorbetti e centrifugati. Tra le verdure il cetriolo è il re dei cibi idratanti, con il 96,5% di acqua, ma sono ottime fonti anche i pomodori e i fiori di zucca. Dovendo mettersi ai fornelli, si può puntare su zuppe e minestroni o alla cottura al microonde, che non fa evaporare i liquidi. «Esistono, tuttavia, casi in cui l’alimentazione, per varie ragioni, non arriva a coprire questo fabbisogno», conclude Stefano Sala di Zuccari. cetriolo

«Sarà utile, allora, scegliere un ottimo integratore di Aloe vera: non si limita a reidratare i liquidi persi, ma apporta anche un mix bilanciato di vitamine e minerali che sostengono l’organismo nelle sue funzioni vitali. Inoltre, lo stesso sollievo immediato che come gel offre all’epidermide viene donato dall’Aloe vera sotto forma d’integratore alle mucose, attenuando le infiammazioni e le irritazioni del tratto gastrointestinale. La particolare viscosità permette al succo di rivestire le pareti di stomaco e intestino, aiutando così a prevenire i fastidi correlati ad acidità e irregolarità».

Una risorsa ecosistemica da difendere

Infine, non bisogna scordare, rimarca Uricchio, «che le acque costituiscono la sintesi perfetta dell’approccio One Health in quanto sono ubiquitarie e interferiscono consistentemente con qualsiasi processo ambientale e ciclo naturale. Sono il termometro di tutto ciò che accade nel nostro pianeta, i cambiamenti della loro qualità e quantità registrano ogni effetto positivo e negativo, naturale o antropico. Tutte le sostanze che utilizziamo quotidianamente le ritroviamo, sia pure in traccia, nelle acque: detersivi, fertilizzanti, pesticidi, interferenti endocrini, solventi, detergenti, plastiche di ogni dimensione, farmaci e soprattutto antibiotici. Oltre 100mila sostanze attualmente utilizzate per le più varie applicazioni si rinvengono nelle acque e influenzano significativamente la salute umana», proprio per il fatto che noi beviamo acqua, ci alimentiamo con cibi che la contendono o che l’hanno utilizzata per la loro produzione.

«Per tale motivo», conclude il ricercatore del CNR, «occorre tutelare le nostre acque limitando il più possibile l’impiego di sostanze xenobiotiche impattanti e ricorrendo a efficaci sistemi di monitoraggio per la loro individuazione e di depurazione per la loro rimozione. Le acque dolci sono la risorsa più importante della Terra, ma purtroppo il valore dell’acqua è spesso fortemente sottostimato poiché non si considerano i tanti servizi ecosistemici che eroga, quali l’uso irriguo o zootecnico, la produzione di altro cibo, gli impieghi industriali/artigianali, la produzione energia e di materie prime, la regolazione biologica e climatica, la riduzione dell’inquinamento e la detossificazione, la biodiversità, oltre alle attività culturali e ludiche».

Rischio malattie infettive per cani e gatti

caneLe alte temperature sono un problema che riguarda uomini e animali domestici, in primis il cane, ma pure il gatto. «Col caldo proliferano i vettori delle malattie infettive, perciò vanno effettuati per tempo i trattamenti antiparassitari, soprattutto quelli repellenti nei confronti di zecche e flebotomi (portatori di leishmaniosi)», spiega Nicola Decaro, professore ordinario di malattie infettive degli animali presso il dipartimento di medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e membro del Comitato Scientifico SIMA. Anche i nostri quattrozampe devono mantenere uno stato d’idratazione elevato, per questo è «indispensabile che abbiano sempre a disposizione ciotole d’acqua fresca, appena sgorgata dal rubinetto e non di frigo, cambiandola spesso nel corso della giornata affinché non diventi stagnante o sia sporca di cibo. Acqua che va anche aumentata nelle quote presenti negli alimenti, «sia quella con cui a volte si bagnano i croccantini sia attraverso l’integrazione con cibi umidi». 

gattoAltra precauzione è non portare il cane a passeggio nelle ore più calde della giornata o comunque, se necessario per l’espletamento dei bisogni fisiologici, limitare il tempo d’esposizione ai raggi solari, soprattutto nel caso degli animali col pelo bianco. «Tenendo presente che noi abbiamo le scarpe, ma i pet no, occorre evitare l’asfalto rovente, che può causare lesioni ai cuscinetti plantari», precisa Decaro. «Ma, soprattutto, è fondamentale evitare il colpo di calore, che si manifesta in special modo negli animali lasciati in auto sotto al sole, perché anche col finestrino abbassato si può arrivare a temperature di 60 o 70 gradi, o in balconi esposti al sole, ove bisogna sempre creare loro una zona d’ombra in cui possano andare a trovare refrigerio. Cane e gatto, infatti, tendono ad abbassare la temperatura corporea non tanto con la sudorazione (possiedono un numero limitato di ghiandole sudoripare concentrate specialmente intorno ai cuscinetti plantari) quanto con l’iperventilazione, cioè attraverso la respirazione in maniera affannosa, con bocca aperta e lingua di fuori. Nel momento in cui non riescono a compensare, vanno, però, incontro al citato colpo di calore, con febbre e, a volte, vomito e diarrea, ed è quasi sempre necessario ricorrere alle cure del veterinario».

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