L’intolleranza al lattosio sembra colpire sempre più persone. Avremo notato tutti che in famiglia o tra i conoscenti questo disturbi aumenti considerevolmente. Posto che ormai esiste una valanga di prodotti derivati dal latte – oltre alla bevanda stessa – pare essere più davanti a una moda, che a una reale necessità. Un po’ quello che sta accadendo con il glutine. Molte persone scelgono di mangiare prodotti senza la proteina del grano, anche se non sono celiaci. Errore fatale, un po’ perché non ha senso, un po’ perché spesso nella pasta senza glutine viene aggiunto lo zucchero.
Tornando all’argomento di questo articolo, capita molto spesso di sentire questa frase. «Non lo digerisco, sono intollerante, mi viene il mal di pancia». Quanta confusione! Che cosa c’è di vero sull’intolleranza al lattosio? L’abbiamo chiesto ad Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e coordinatore delle Linee Guida sull’allergia al latte della WAO, la World Allergy Organization.
In questo articolo
Professor Fiocchi, cosa significa essere intolleranti al lattosio?
Può succedere che a un certo punto della vita la lattasi, un enzima che hanno i bambini piccoli, vada via via diminuendo la sua attività, si consumi e sparisca. In questo caso alcuni giovani adulti non sono più in grado di digerire il latte. Si tratta di un processo fisiologico: infatti gli animali in natura bevono latte solo da piccoli, e larghi strati della popolazione umana hanno conservato questa caratteristica. Per esempio nella razza nera il 100% degli adulti è intollerante al lattosio perché ha più marcata questa caratteristica, selezionata da condizioni ambientali. Mentre la razza meno intollerante è la ugro-finnica, cioè ungheresi e finlandesi, dove la mancanza di lattasi è un’eccezione: non supera il 10%.
Come mai questo enzima, la lattasi, in alcuni individui sparisce?
Si tratta di una condizione congenita e programmata, che può anche avere una familiarità. In alcuni casi, la scomparsa dell’enzima lattasi potrebbe essere correlata a una gastroenterite. Infine è sbagliato pensare che l’assenza di lattasi sia dovuta a un’eccessiva assunzione di latte negli anni precedenti: molte persone infatti non la esauriscono, e indipendentemente dalla quantità di latte bevuto.
Quali sono i sintomi dell’intolleranza al lattosio?
I sintomi sono solo gastrointestinali.
Come si diagnostica?
Il test per diagnosticare l’intolleranza al lattosio è il test da carico di lattosio. È un test ospedaliero che misura i livelli di glucosio nel sangue, ovvero la glicemia: si esegue la glicemia di base e poi si somministrano 50 g di latte (nell’adulto). Se c’è l’enzina lattasi, il lattosio viene scisso in galattosio e glucosio, e quindi la glicemia sale. La glicemia si misura subito, dopo 60 minuti e dopo 120 minuti: se il valore non sale più di 20 mg/100 ml durante la seconda o la terza fase, allora c’è un’intolleranza.
È l’unico test attendibile?
No, c’è anche il Breath Test. Si esegue la mattina, dopo il digiuno notturno. Viene somministrato del lattosio, e poi si misurano campioni di aria espirata per vedere quanto idrogeno contiene. Se c’è l’intolleranza, si verifica un innalzamento della concentrazione di idrogeno perché lo zucchero non assorbito crea una fermentazione nell’intestino che libera il gas in grado di passare tutte le barriere e arrivare ai polmoni.
In caso di intolleranza, come ci si deve comportare?
Ci sono due possibilità. O si elimina il lattosio, quindi il latte e i derivati che lo contengono come per esempio i formaggi freschi; oppure si può fare un tentativo assumendo le capsule di lattasi (cioè l’enzima mancante sotto forma di integratore). In alcuni casi possono essere utili ma di solito non funzionano perché la quantità necessaria è molto, molto alta. In caso di assunzione comunque non ci sono effetti collaterali. In caso di intolleranza al lattosio nei bambini, con la sospensione del consumo di latte e derivati contenenti lattosio, può essere a rischio l’introito corretto di calcio, minerale indispensabile per la crescita. E’ buona regola quindi somministrare il calcio con degli integratori alimentari.
L’intolleranza al lattosio può passare?
È difficile che passi. Può passare solo quella legata alle infezioni gastroenteriche, una volta che la mucosa intestinale si ripara. Per farlo bisogna somministrare piccole e crescenti dosi di lattosio per indurre la produzione dell’enzima. Ma non è detto che funzioni.
Intolleranza e allergia. Che differenza c’è?
L’intolleranza alimentare è solo lattosio, tutte le altre sono allergie alle proteine del latte. In caso di allergia, se si assume il lattosio non ci sono problemi, perché si tratta di un disaccaride composto da glucosio e galattosio, cioè uno zucchero. Viceversa chi è intollerante al lattosio non può bere il latte perché appunto contiene lattosio.