La longevità giapponese è famosa da sempre. Eppure i giapponesi non sono sempre stati longevi. Qual è il loro segreto? La scrittrice e giornalista Junko Takahashi per scoprirlo ha attraversato il Giappone e intervistato molti dei centenari che lo popolano. Stile di vita, alimentazione e credenze sono gli aspetti che la scrittricre ha indagato e poi raccolto nel libro Il segreto della longevità. Il metodo giapponese per vivere 100 anni.
Sicuramente, un ruolo importante lo gioca l’alimentazione: il consumo di pesce – e di tutti i suoi nutrienti – in Giappone è di circa 54 chili all’anno per persona, più del doppio di quello italiano. Differente anche il consumo di grassi (i giapponesi ne assumono circa il 28% del totale delle calorie giornaliere, mentre gli italiani sono intorno al 35%) e di proteine (i giapponesi assumono soprattutto quelle vegetali).
Virtuosi su alcuni aspetti, ma viziosi su altri. Il consumo di sale, ad esempio, è troppo alto: circa 11 grammi al giorno. E l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne raccomanda al massimo 5. Non è un caso che l’ipertensione, con 40 milioni di persone che ne soffrono, sia la malattia nazionale del Giappone moderno.
Secondo i dati 2015 dell’OMS, l’aspettativa di vita dei giapponesi è la migliore del mondo. La media è di 80 anni per gli uomini e di 86 per le donne. Ma, come spiega Junko Takahashi nella videointervista, non è sempre stato così. La longevità giapponese è iniziata a crescere solo dopo gli anni Sessanta grazie all’introduzione delle proteine animali nella dieta. Prima erano praticamente assenti perchè mangiare carne era proibito a causa dell’influenza buddista.
Giulia Masoero Regis
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