La leucodistrofia metacromatica è una rara e grave malattia neurodegenerativa che colpisce prevalentemente i bambini e può manifestarsi in forme a diversa gravità e decorso, purtroppo sempre fatali. In pochi anni dall’esordio della patologia, i bambini perdono le funzioni motorie e neurocognitive, come la capacità di parlare, camminare, muovere gli occhi e deglutire, fino alla disabilità completa nello stadio terminale. Alessandra Biffi dell’Unità di ricerca clinica pediatrica del San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy spiega meglio di che cosa si tratta.
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Quali sono le cause della leucodistrofia metacromatica
Alla base della malattia, nella maggior parte dei casi, è un difetto genico che determina il deficit dell’enzima Arilsolfatasi A (ARSA): quando manca, i sulfatidi, sostanze di scarto, si accumulano nell’organismo, soprattutto a livello del sistema nervoso, creando danni irreversibili. È ereditaria e i genitori sono in genere portatori sani. Sono pochissimi i casi nel mondo: solo uno-due ogni 100.000 persone.
Come si fa la diagnosi
Nella maggior parte dei casi la malattia è riconosciuta dopo la comparsa dei primi sintomi e confermata dall’analisi genetica con ricerca delle mutazioni nel gene ARSA. La risonanza magnetica nucleare è utile a definirne lo stadio e il decorso. La storia familiare può essere di aiuto per una diagnosi precoce o prenatale, attraverso villocentesi o amniocentesi.
La terapia genica sperimentale
La malattia è generalmente affrontata solo con terapie di supporto, come fisioterapia, logopedia o farmaci anti-convulsivanti. L’Istituto San Raffaele Telethon ha messo a punto una terapia genica efficace per il trattamento precoce della leucodistrofia metacromatica. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet, hanno dimostrato che il protocollo sperimentale è in grado di rallentare/prevenire le manifestazioni della malattia qualora applicato in una fase molto precoce, possibilmente prima della comparsa dei sintomi perché la terapia non cancella i danni neurologici. I volontari sono tutti malati di MLD a esordio precoce, cioè le varianti più pericolose di questa patologia, e sono stati trattati o prima dell’esordio dei sintomi o nelle prime fasi della malattia, grazie ad una diagnosi precoce facilitata dalla storia familiare (cioè dalla presenza di un fratello più grande affetto dalla stessa malattia).
Come funziona il trattamento
Si preleva il midollo osseo dei pazienti, si isolano le cellule staminali ematopoietiche (destinate cioè a generare tutti gli elementi del sangue) e si usa un vettore virale derivato dal virus HIV per introdurre nelle cellule staminali una versione corretta del gene che in loro è difettoso ed è responsabile della malattia. Grazie all’efficienza di questi vettori, le cellule staminali corrette in laboratorio sono in grado, una volta reintrodotte nell’organismo, di generare altre cellule capaci di produrre la proteina mancante in quantità superiori a quanto facciano le cellule di un donatore sano e di avere così un effetto terapeutico. I bambini sono anche sottoposti a chemioterapia che crea «spazio» nell’organismo per le cellule corrette, trapiantate poi con un’infusione endovenosa.
I bambini restano in ospedale per circa 45-60 giorni perché la procedura distrugge temporaneamente le difese immunitarie: con trasfusioni e profilassi antibiotica, antivirale e antifungina si lascia il tempo a nuovi globuli rossi, bianchi e piastrine corretti di ripopolare il sangue e i tessuti malati. La terapia genica si effettua solo una volta nella vita.
L’importanza di questa sperimentazione
Questa malattia nelle forme a esordio precoce ha un esito infausto e i piccoli pazienti dopo un normale sviluppo psicomotorio, in tenera età perdono progressivamente tutte le abilità motorie e cognitive precedentemente acquisite, la parola e la vista. Questo è accaduto ai fratelli più grandi, non trattati, di molti dei bambini coinvolti nello studio. Questi ultimi invece, dopo il trattamento sperimentale basato sulla terapia genica, nella gran parte dei casi ha mostrato una crescita normale, con sviluppo di capacità motorie e cognitive adeguate all’età.