
Spesso scambiata per debolezza, la sincope (o svenimento) è un problema che riguarda un numero enorme di persone. Specie le ragazze, con un picco intorno ai 15 anni. Ma come capire quando un mancamento è un segnale di pericolo serio? Serve una diagnosi certa ma mancano le unità dedicate. A renderlo noto gli esperti in occasione del 12º Congresso Nazionale del Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope, svoltosi all’Università Cattolica di Milano, dove hanno presentato i risultati del censimento italiano dei centri sincope.
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Colpisce anziani e giovani
Il 50% della popolazione è svenuto almeno una volta nella vita, uomini e donne in eguale misura. Si stimano in Italia 2 milioni di sincopi l’anno e circa il 2% degli accessi al pronto soccorso, quasi 200.000, riguarda persone che arrivano nei dipartimenti di emergenza ospedalieri proprio per aver perso i sensi. Il fenomeno aumenta soprattutto fra i 10 e i 30 anni, con un picco intorno ai 15 anni (47% delle ragazze e 31% dei ragazzi). Le probabilità tornano poi a crescere negli anziani dopo i 70 anni. Si tratta spesso di anziani che, a causa della perdita temporanea di coscienza, spesso cadono con esiti che incidono pesantemente sulla qualità e l’aspettativa di vita.
Esistono diversi tipi di svenimento
- La sincope può essere classificata in neuromediata, dovuta a ipotensione ortostatica o cardiovascolare. Nel primo gruppo si trovano le sincopi vasovagali (legate a emozioni forti come paura, dolore, procedure mediche ad esempio), situazionali (legate a processi digestivi, esercizio fisico, perdita di peso ad esempio).
- Secondo gruppo. Altre sincopi derivano da ipotensione ortostatica, ovvero da un brusco calo della pressione arteriosa quando ci si mette in piedi e sono spesso connesse alla presenza di malattie come diabete o Parkinson, di ferite o emorragie, ma anche all’uso di sostanze alcoliche o stupefacenti.
- Nel terzo gruppo ricadono le sincopi dovute a disturbi cardiaci o alterazioni del ritmo del cuore.
1 ospedale su 3 non ha un centro dedicato
Gli svenimenti non vanno sottovalutati. Un’attenta analisi “di come si sviene” è essenziale per indirizzare la diagnosi, ma in Italia un ospedale su tre non ha un centro dedicato. Solamente il 30% ha strutture idonee certificate con, ad esempio, ambulatorio con personale specializzato, possibilità di eseguire tilt test, elettrocardiogramma e holter.
Le cause della sincope
«Lo svenimento, tecnicamente chiamato sincope, è una perdita di coscienza temporanea, in genere di qualche secondo o pochi minuti, dovuta a una riduzione dell’afflusso di sangue al cervello, da cui di solito ci si riprende in maniera completa e spontanea», spiega Andrea Ungar, presidente Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope e Ordinario di Geriatria all’Università di Firenze. «Nella maggior parte dei casi, non si tratta di nulla di preoccupante e lo svenimento è provocato da forti emozioni (svenimento “classico” o sincope vaso-vagale) o dall’essere rimasti troppo a lungo in piedi, soprattutto d’estate o in un ambiente caldo».
I segnali che precedono lo svenimento
Prima di perdere coscienza ci sono quasi sempre sintomi come capogiri, nausea, pallore, sudorazione intensa, annebbiamento della vista. «In altre parole, ci si accorge sempre di stare per svenire», tranquillizza l’esperto. «Solo in rari casi, invece, la perdita di conoscenza può essere dovuta a un’aritmia che rallenta o accelera troppo il battito del cuore e per questo le sincopi di origine cardiaca sono le più pericolose e non sono precedute da segnali».
Le conseguenze della sincope
Quando la sincope colpisce gli anziani provoca spesso cadute, con conseguenti traumi, fratture o ferite. Se riguarda un adolescente si finisce spesso in un vortice di esami medici – a volte inutili -, che richiedono valutazioni su valutazioni. «Per indirizzare la diagnosi e capire da cosa sia provocato lo svenimento sono necessarie unità dedicate, le cosiddette Syncope Unit, che valutano il paziente con esami, per lo più semplici, ma specifici e mirati. Ad esempio, se si sospetta un problema cardiaco si eseguono gli accertamenti cardiologici necessari per confermare tale sospetto. Se si propende per uno svenimento “classico”, invece, si farà il “tilt test” nel quale il paziente, su uno speciale lettino inclinato, in grado di attivare il riflesso vaso-vagale, passa dalla posizione sdraiata a quella eretta», dichiara Michele Brignole, coordinatore del censimento GIMSI, tra i massimi esperti internazionali di sincope e senior scientist presso l’Ospedale San Luca – Istituto Auxologico di Milano.
Cosa servirebbe per una corretta gestione della sincope
«Non è necessario prevedere una struttura dedicata per ogni ospedale, bensì sarebbe sufficiente almeno un centro sincope per almeno ognuna delle 110 province italiane o almeno una in ogni delle 225 ASL (una ogni 266.000 abitanti)», afferma Brignole. Tale distribuzione omogenea potrebbe contribuire a ridurre i costi sanitari, migliorare la gestione dei pazienti, limitando le conseguenze a lungo termine e offrire così un importante beneficio sia per il sistema sanitario sia per la qualità di vita delle persone colpite. «È infatti stato dimostrato da numerosi studi che la presenza di unità di gestione della sincope negli ospedali riduca il rischio di diagnosi errate, di ricoveri non necessari e delle spese totali”, conclude l’esperto.
I consigli degli esperti per evitare di svenire
I sintomi premonitori sono molto importanti. Sia per cercare di capire la causa della sincope sia per evitare che il paziente abbia una perdita completa di coscienza, in quanto riconoscendo i sintomi premonitori può evitare ferite e traumi.
- Se si avvertono i primi sintomi della sincope, è consigliabile sdraiarsi immediatamente a pancia in su;
- Sollevare le gambe a 45 gradi per facilitare l’afflusso di sangue al cervello e al cuore;
- Stringere i pugni e contrarre le braccia fino alla scomparsa dei sintomi;
- Se tutto diventa scuro e si perde la vista, in quel momento si hanno solo pochi secondi per prevenire la sincope;
- Idratarsi correttamente bevendo circa 2 litri di liquidi al giorno e non limitare troppo l’assunzione di sale, salvo per ragioni mediche.