Sensibilità al glutine? Ecco i consigli di Carlo Catassi direttore della Clinica pediatrica dell’Università Politecnica delle Marche ad Ancona (puoi chiedergli un consulto qui).
Sulla sensibilità al glutine non ci sono ancora dati precisi, ma si stima che il numero di chi ne soffre sia largamente superiore a quello dei celiaci. Essere sensibili al glutine significa avere sintomi simili a quelli della celiachia (dolore addominale, nausea, vomito, gas intestinale, stitichezza e diarrea) e anche sintomi extra-intestinali, come stanchezza, eczemi, confusione mentale e, soprattutto, cefalea. Se non identificata, è una condizione che può debilitare anche profondamente come racconta Natasha Lusenti.
} DIAGNOSI. La diagnosi di sensibilità al glutine viene formulata da uno specialista (gastroenterologo, dietologo o nutrizionista), che prescriverà una serie di esami. Infatti, prima di pensare a questa condizione bisogna escludere la celiachia con appositi esami del sangue (dosaggi sierologici degli anticorpi specifici), eventualmente seguiti da indagini più approfondite quali una biopsia dell’intestino tenue, in grado si osservare la lesione dei villi intestinali. A quel punto, si verificherà la bontà della diagnosi eliminando il glutine dalla dieta: sarà azzeccata se scompariranno i sintomi, com’è successo anche a Natascha Lusenti (leggi qui il suo racconto).
} A CHI RIVOLGERSI. Le strutture dove poter fare gli esami e formulare una diagnosi di sensibilità al glutine sono sul sito dell’Associazione italiana celiachia (www.celiachia.it).
} CURE: l’unica terapia per curare la sensibilità al glutine è l’eliminazione degli alimenti che contengono glutine dalla dieta.
l cibi permessi: frutta, verdura e legumi, pesce, carne e uova, latte e derivati, cereali e simili privi di glutine (riso, mais, miglio, sorgo, grano saraceno, amaranto, quinoa).
l cibi vietati: cereali contenti glutine (come frumento, segale, farro, spelta, orzo, triticale e kamut, grano greco).
} QUANTO DURA. La sensibilità al glutine può essere una situazione transitoria che potrebbe risolversi dopo un periodo di alimentazione senza glutine di almeno un anno. A quel punto si può provare a reintrodurre gradualmente cibi contenenti glutine e, se non si ripresentano sintomi, adottare una dieta normale.
Tratto da OK Salute e benessere – giugno 2015
03/08/2015
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