L’attrazione fatale per alimenti grassi come fritti, hamburger e pancetta potrebbe essere scritta nel Dna. I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno infatti scoperto che una particolare mutazione del gene “regola-appetito” MC4R, presente nell’1% degli obesi, indirizza il cervello a fare scorta di calorie scegliendo cibi grassi piuttosto che dolci.
Lo studio, pubblicato su Nature Communications, ha coinvolto un gruppo di volontari normopeso ed un gruppo di obesi, tra cui alcuni portatori della variante incriminata del gene MC4R.
I partecipanti sono stati messi davanti ad una tavola imbandita con 3 piatti di pollo cucinati secondo una gustosa ricetta indiana. Le portate, apparentemente identiche per aspetto e sapore, erano in realtà differenti, con un contenuto di grassi basso (20%), medio (40%) o alto (60%). Dopo un primo assaggio, i volontari hanno potuto mangiare liberamente tutto quello che volevano. In base ai resti lasciati in tavola, i ricercatori hanno osservato che gli obesi portatori del gene MC4R difettoso avevano letteralmente spazzolato i piatti più grassi: ne avevano mangiato il 95% in più rispetto alle persone normopeso e il 65% in più rispetto agli altri obesi.
Nella seconda parte dello studio, i partecipanti sono stati messi davanti a tre versioni dello stesso dolce: apparentemente identiche per sapore e aspetto, erano differenti per via del contenuto di zuccheri, che poteva essere basso (8%), medio (26%) o alto (54%). Anche in questo caso, gli obesi con il gene MC4R difettoso si sono comportati in maniera diversa da tutti gli altri, trovando paradossalmente meno gustoso il dolce con il più alto contenuto di zuccheri e mangiando complessivamente meno dessert rispetto ai normopeso e agli altri obesi.
«Il nostro studio dimostra che il nostro cervello è capace di riconoscere i nutrienti contenuti nei cibi anche se proviamo a ingannarlo controllando attentamente la loro apparenza e il sapore», spiega la coordinatrice della ricerca, Sadaf Farooqi. «Il più delle volte tendiamo a mangiare cibi che sono ricchi sia di zuccheri che di grassi. Testando separatamente questi nutrienti, anche grazie ad un piccolo gruppo di pazienti portatori di questa rara mutazione – prosegue la ricercatrice – siamo stati in grado di dimostrare che ci sono specifici circuiti nervosi nel cervello che modulano le preferenze per i cibi».
Resta ancora da capire perché sia insorta questa mutazione genetica tanto pericolosa per la bilancia e la salute: secondo i ricercatori potrebbe essere un “regalo” fatto dall’evoluzione ai nostri antenati per affrontare meglio i periodi di carestia. «Quando c’è poco cibo a disposizione – spiega Farooqi – abbiamo bisogno di energia che possa essere accumulata e usata al bisogno: il grasso apporta il doppio delle calorie per grammo rispetto a carboidrati e proteine e può essere facilmente accumulato nell’organismo. Da questo punto di vista, quindi, avere un circuito nervoso che spinge a mangiare più grassi che zuccheri potrebbe essere stato un modo efficace per difenderci dalla fame».
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