Il grecista Giorgio Ieranò è docente universitario, giornalista, scrittore e insegna storia del teatro antico, letteratura greca e filologia classica all’Università di Trento. Su OK Salute e benessere cura la rubrica «Storie della medicina», da cui è tratto questo articolo.
Il titolo del libro è La dieta dimagrante. Ma non stiamo parlando di uno di quei manualetti di oggi, destinati magari a soccorrere i reduci delle grandi abbuffate festive. La dieta dimagrante (Peri leptynouses diaites) è un trattato pubblicato intorno al 180 dopo Cristo. L’autore, il medico greco Galeno, era nato a Pergamo, nell’odierna Turchia, ma gran parte della sua carriera si svolse a Roma. Fu una carriera splendida, perché divenne il medico della corte imperiale. Lui, che aveva iniziato suturando le ferite e stabilendo l’alimentazione dei gladiatori nella sua città natale, si ritrovò ad avere come pazienti i signori del mondo: Marco Aurelio, Commodo, Settimio Severo. La sua ferma convinzione era che «la dieta è l’arma più potente della medicina».
Non era un’idea nuova, a dire il vero: per gli antichi, medicinali e pratiche chirurgiche erano sempre la risorsa estrema a cui ricorrere quando non si riusciva a rimettere in sesto un paziente migliorando il suo regime di vita. Uno dei più famosi dietologi antichi fu Erodico di Selimbria, vissuto a cavallo tra V e IV secolo avanti Cristo, un ex maestro di ginnastica che preferiva appunto prescrivere diete ed esercizi fisici piuttosto che medicine. Platone lo prende in giro nelle sue opere, ridicolizzandone la mania per le lunghe passeggiate (quello che oggi chiameremmo il «walking»). Il grande filosofo fu uno dei primi e più autorevoli avversari dei fanatici della dieta: egli riteneva addirittura che il salutismo ossessivo e l’eccessiva attenzione per la dieta potessero distogliere gli uomini dai loro doveri di cittadini, facendoli concentrare solo sulla cura del proprio corpo.
Peraltro, non tutte le prescrizioni dei dietologi antichi risultano oggi egualmente raccomandabili. Galeno, nel suo trattato, offre suggerimenti che appaiono ragionevoli: meglio le verdure dei cereali; non eccedere con la carne, specie quella di maiale; limitare i latticini. Dubitiamo invece che possano ancora andare di moda le prescrizioni che si ritrovano in una delle opere attribuite al grande Ippocrate, le Epidemie. Dove si invita, fra le carni, a preferire quelle bianche alle rosse. E fin qui ci siamo. Ma quanti sarebbero disposti a seguire l’antico medico quando, subito dopo, proclama che «la carne più leggera e salutare è senz’altro un cane ben bollito»?.
Giorgio Ieranò – OK Salute e benessere
Ultimo aggiornamento: 18 luglio 2012