Prima di leggere le dieci regole sul fritto in cucina, è necessario fare qualche premessa perché non tutti i fritti possono essere “ok”.
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I rischi del consumo abituale
Uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che il consumo abituale di patatine fritte raddoppia il rischio di mortalità prematura. Oltre che nuocere alla linea.
Un’altra ricerca, invece, condotta presso il National Institute of Child Health and Human Development di Rockville, ha sottolineato che il consumo quotidiano di cibi fritti è correlato a un maggiore rischio di manifestare il diabete gestazionale, un disturbo nel metabolismo degli zuccheri che causa un aumentato livello di glucosio nella futura mamma (soprattutto nell’ultimo trimestre) e maggiori complicanze al parto. La dieta ricca di fritti ha un impatto sulla salute femminile già prima del concepimento.
Le 10 regole
Se però al fritto non potete rinunciare, fatelo sulla base dei nostri dieci consigli. Dal tipo di olio da usare alla panatura leggera, ecco il vademecum da seguire in cucina.
1) Una volta ogni due settimane
La prima regola vale solo se non avete problemi di linea. Se siete in un regime di dieta, invece, potete concedervi una frittura una volta al mese, optando solo per quella di pesce o verdura.
2) Olio extra vergine di oliva
Per friggere evitate la margarina, il burro e lo strutto, ricchi di grassi saturi dannosi, e l’olio di girasole, che ha un basso punto di fumo (la temperatura alla quale un grasso può arrivare rimanendo stabile, senza bruciare e formare sostanze nocive). Meglio optare per l’olio extravergine di oliva, che arricchirà le pietanze di acidi grassi monoinsaturi e composti antiossidanti (vitamina E, carotenoidi, tocoferoli e fitosteroli).
Durante la frittura i grassi si ossidano e vengono assorbiti dagli alimenti, quindi è meglio non riutilizzare l’olio. Va buttato quando si forma la cosiddetta «schiuma di birra», segnale che è stato troppo sfruttato, e da evitare i rabbocchi, perché il rischio è di rovinare l’olio nuovo, non ossidato, con quello vecchio, ossidato.
3) Friggete tra i 160 e i 180 gradi
Più l’olio è caldo, meno verrà assorbito dall’alimento. La temperatura corretta per iniziare a friggere deve essere 160-180 gradi. Scopri qui tutti i passaggi corretti per friggere nel modo più light possibile.
4) Cibo in frigo per mezz’ora
Prima di friggere, tenere gli alimenti in frigo per mezz’ora. In questo modo, grazie allo sbalzo di temperatura, assorbiranno meno olio al momento dell’immersione in padella o nella friggitrice.
5) Battete la panatura
La panatura deve essere leggera, quindi non uovo, pangrattato e ancora uovo, ma solo albume e pangrattato o farina, meglio se integrale o di riso perché limitano l’assorbimento del grasso. Dopo aver passato l’alimento nella panatura, eliminate le piccole parti che, se si staccano, inquinerebbero l’olio della frittura.
6) Immergete tutto l’alimento nell’olio
Per friggere in modo corretto, l’alimento deve essere ricoperto totalmente dall’olio. In mancanza di una friggitrice, utilizzate una pentola con i bordi alti e non troppo larga. Lo stesso alimento va, poi, immerso in piccole quantità alla volta, altrimenti assorbirà più olio in quanto la temperatura dei grassi tenderà a diminuire.
7) Su un foglio di carta assorbente
Una volta finito di friggere, appoggiate l’alimento su un foglio di carta assorbente per eliminare i grassi in eccesso. Evitate di coprirlo, altrimenti il rischio è che si formi acqua di condensa con il conseguente ammorbidimento della frittura.
8) Poco sale solo dopo la frittura
Per dare più gusto all’alimento è meglio salare alla fine della frittura, mentre le spezie possono essere aggiunte al momento della panatura.
9) Chiaro e croccante
Una frittura corretta deve avere un colore chiaro ed essere un po’ croccante, indice del fatto che l’alimento contiene meno olio.
10) Con insalata e verdure fresche
Abbina a un fritto di pesce un’insalata mista di verdure di stagione per facilitare la digestione. Le verdure, con i loro composti antiossidanti e bioattivi, contrasteranno l’effetto dei composti ossidati presenti nell’alimento fritto.