Il biossido di titanio ridurrebbe significativamente la capacità dell’intestino di assorbire i nutrienti e agire come barriera per gli agenti patogeni. Queste le conclusioni di uno studio della Binghamton University negli Stati Uniti, che tornano ad accendere il dibattito sulle conseguenze per la salute dell’utilizzo di questo additivo alimentare e cosmetico (in sigla E171).
Biossido di titanio: molto utilizzato, lo si trova dappertutto
Questo composto chimico è riconosciuto sicuro dalla Food and Drug Administration e viene utilizzato ad esempio per la pigmentazione bianca delle vernici, della carta e della plastica o nelle creme solari per bloccare i raggi Uva.
Entra nell’intestino. Se è formato da nanoparticelle è ancora più pericoloso
Ma può entrare nel sistema digerente attraverso dentifrici, cioccolato, zucchero a velo, maionese, salse e soprattutto caramelle e gomme. Spesso inoltre è presente sottoforma di nanoparticelle, particolarmente difficili da smaltire da parte nell’organismo a causa della loro microscopica misura.
La ricerca
I ricercatori della Binghamton University negli Stati Uniti hanno indagato gli effetti di un’esposizione cronica del nostro intestino al biossido di titanio. Per raggiungere i loro risultati hanno creato un modello intestinale. Poi lo hanno esposto all’equivalente di un pasto contenente nanoparticelle di ossido di titanio della durata di quattro ore (esposizione acuta) e di tre pasti nell’arco di cinque giorni (esposizione cronica).
I risultati
Il loro studio rivela che l’esposizione acuta non ha avuto particolare effetto, ma quella cronica diminuisce l’assorbimento sulla superficie delle cellule intestinali (i microvilli), indebolisce la barriera intestinale, rallenta il metabolismo e limita l’assorbimento di alcuni importanti nutrienti, come ferro, zinco e acidi grassi. Gli enzimi, infine, sono risultati compromessi e i segnali di infiammazione aumentati.
Questi risultati che, ripetiamo, sono ottenuti su un modello intestinale, devono metterci in guardia sui possibili danni che potrebbero derivare dal consumo di alimenti che contengono E171; già studi precedenti condotti su modelli animali avevano rilevato possibili rischi per la salute. Servono dunque altri studi per chiarire e confermare le effettive conseguenze per l’uomo: nel dubbio, nel frattempo, possiamo limitare o evitare del tutto il consumo di gomme da masticare e caramelle che in etichetta dichiarino la presenza di E171.
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