Formaggio e insufficienza renale: un binomio che sembrava impossibile. Chi ha problemi di insufficienza renale o si trovi in dialisi è obbligato a un’alimentazione molto severa, che esclude anche i formaggi, perché contengono troppi fosfati. Hanno molte limitazioni anche per quanto riguarda la carne, i salumi, la frutta e la verdura e persino alcuni tipi di acqua. Il rene non è in grado di eliminarli. Questa situazione compromette la funzionalità di tutti gli organi.
In questo articolo
Formaggio e insufficienza renale: arrivano i latticini senza fosfati
Ora il Policlinico di Milano ha messo a punto e brevettato un nuovo processo per produrre formaggi che potranno essere mangiati anche da i pazienti nefropatici. La nuova tecnologia si chiama FriP®, da Free Phosphate, cioè senza fosfati. Questa nuova procedura casearia ha ottenuto il benestare della comunità scientifica, ma anche di diverse aziende che producono formaggi, oltre che dall’Associazione dei Pazienti. È da oggi possibile mangiare diversi tipi di formaggio prodotto con il metodo FriP® che eguagliano per qualità e gusto i prodotti tipici locali e regionali.
«I pazienti in dialisi o che hanno un’insufficienza renale devono seguire una dieta con molte privazioni – spiega Ardissino -. I loro reni non riescono più a smaltire adeguatamente le scorie in eccesso. Ad esempio devono fare attenzione a certe verdure per non accumulare troppo potassio. Devono evitare i formaggi per non assumere troppi fosfati, che se si accumulano nel sangue portano ad una aterosclerosi precoce».
Si usa lo stesso metodo che utilizzato per il latte dei neonati che hanno problemi ai reni
I ricercatori sono partiti dal fatto che nei bambini piccoli con malattia renale, si aggiunge al latte una quota di calcio carbonato. Questo integratore alimentare si lega al fosforo. Per ridurre il carico alimentare di fosforo, lo fa precipitare in un sale che non viene assorbito a livello intestinale. In termini tecnici si parla di chelazione. Gli esperti hanno applicato lo stesso metodo nella produzione dei latticini. I tecnici arricchiscono il formaggio con carbonato di calcio. In questo modo bloccano i fosfati già durante la produzione. Ma c’è di più. Il carbonato chela, quindi elimina, anche quelli eventualmente contenuti in altri alimenti, se mangiati insieme o a poca distanza dal formaggio FriP®.
Obiettivo, migliorare la qualità di vita dei pazienti
Il metodo FriP® è stato brevettato da Gianluigi Ardissino, specialista della Nefrologia, Dialisi e Trapianto pediatrico al Policlinico di Milano. Con lui, Antonio Groppelli, imprenditore di prodotti caseari. Il brevetto, registrato proprio dal Policlinico, è stato concesso gratuitamente ad alcune aziende casearie per favorirne la diffusione sul territorio. L’obiettivo è di migliorare il più possibile la qualità di vita delle persone con patologie renali e in particolare ai dializzati, ai quali i formaggi sono vietati per i motivi che abbiamo visto.
Formaggio e insufficienza renale: presto una produzione del Cà Granda
«La tecnologia FriP® potrebbe avere un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti con insufficienza renale. Un dializzato in media ha 60-75 anni. Quando la sera torna a casa magari sfinito da una dialisi pesante deve pure seguire una dieta in cui gli sono vietate tante cose. In mezzo a tante privazioni, poter offrire un alimento sano invece che una pillola in più dà il vero senso del nostro mestiere: quello di fare ricerca, trovare nuove soluzioni ai problemi di salute e metterle immediatamente a disposizione delle persone”. Ezio Belleri è direttore generale del Policlinico di Milano.
«Il prossimo passo sarà quello di utilizzare il latte proveniente dalle cascine dell’Ospedale per avviare una produzione autonoma del FriP® a marchio Ca’ Granda, con filiera biologica, corta e garantita. Così aumenteremoulteriormente il nostro supporto ai pazienti nefropatici dell’area milanese e lombarda”. Marco Giachetti è presidente dell’Ospedale