Alimentazione

Ortoressia: sintomi e terapie per chi esagera con il mangiare sano

Un'alimentazione corretta è l'apriposta di una buona salute. Ma quando si esagera le conseguenze possono essere pesanti

Carne rossa e salumi? Vade retro. Grassi e zuccheri? Mai, nemmeno a Natale. E, poi, niente latte, formaggi, cibi confezionati e neppure verdure, se non si può risalire al metodo di coltivazione e di raccolta. Eccoli, sono i malati di salute. Può sembrare una battuta. È l’estrema sintesi però di un disturbo del comportamento alimentare molto pericoloso, perché silenzioso e spesso scambiato per un sano stile di vita. Si chiama ortoressia, un neologismo coniato una ventina d’anni fa unendo i termini greci «orthos» (corretto) e «orexis» (appetito). In sostanza, l’ossessione del mangiar sano. Una mania che può avere gravi conseguenze sia sul piano della salute fisica, sia sulla vita sociale delle persone che ne soffrono e di quelle che stanno loro intorno.

Ortoressia “creata” da un’autodiagnosi

A parlare per la prima volta di ortoressia è stato nel 1997 il medico del lavoro statunitense Steven Bratman, che partì da un’autodiagnosi. Era solito, infatti, consumare i pasti in solitudine e in silenzio. Non mangiava verdure che fossero raccolte da oltre 15 minuti, masticava ogni boccone almeno 50 volte. Aveva anche il terrore di ammalarsi se per caso ingeriva cibi non ritenuti incontaminati. Bratman riconobbe il suo disturbo, ne stilò la descrizione ed elaborò un test, tuttora in uso, per riconoscerlo.

Gruppo San Donato

Solo in Italia 3.000.000 di persone con problemi di disturbi dell’alimentazione

Secondo dati pubblicati dal ministero della Salute, in Italia sono oltre 3 milioni le persone affette da disturbi dell’alimentazione (principalmente anoressia, bulimia e binge eating disorder). Per il 95,5% si tratta di donne. Si stima che circa il 15% di questi 3 milioni possa soffrire di ortoressia nervosa, con una prevalenza di maschi (11,3%) rispetto alle femmine (3,9%). «Il chiodo fisso della persona ortoressica è quello di avere un corpo sano mediante un’alimentazione selettiva e un evitamento dei cibi considerati nocivi». Sara Bertelli è psichiatra responsabile dell’ambulatorio dei disturbi del comportamento alimentare dell’ospedale San Paolo di Milano.

«Non vi è, quindi, un controllo sul peso come nell’anoressia. Può capitare che vi si arrivi passando dalla selettività a un’alimentazione anche restrittiva».

Quali sono i campanelli d’allarme dell’ortoressia?

«L’ortoressia non è ancora ufficialmente riconosciuta dal mondo psichiatrico in quanto non è inserita nel DSM-5.  Si tratta dell’ultimo aggiornamento del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali che risale al 2014. Inoltre il confine con uno stile di vita salutare è sfumato,» continua la specialista. «Tuttavia esistono dei campanelli d’allarme».

  • L’ortoressico passa ore al supermercato,
  • confronta le etichette alla ricerca dell’alimento sano;
  • pianifica in maniera maniacale i pasti della settimana;
  • mette al bando tutto ciò che possa contenere conservanti, coloranti, additivi chimici, ogm o che non abbia un’origine e una lavorazione ritenuta idonea;
  • si fida solo della sua cucina, che prevede precisi metodi di cottura e l’utilizzo di pentole e attrezzi ben determinati.
  • Ma, soprattutto, pensa ossessivamente al cibo.

Ortoressia: più rischi per chi fa molta attività fisica

L’origine del disturbo è multifattoriale. Certamente la spinta sociale al salutismo è uno dei fattori. Nell’ambito sportivo e nei circuiti delle palestre si annidano, infatti, i rischi maggiori. Si tratta soprattutto di uomini dai 40 ai 50
anni, i maratoneti e tutti quegli atleti che seguono diete iperproteiche. Per questi il pericolo è che l’ortoressia si accompagni alla vigoressia, l’ossessione per la forma fisica. Ambiente sociale a parte, Bertelli individua alcuni tratti del carattere tipici dei malati di salute:

  • l’estrema precisione,
  • a volte il perfezionismo,
  • la pretesa di performance sempre più elevate,
  • una bassa autostima.

«In questi casi, il controllo sul cibo può essere una sorta di autoterapia: riuscire a dominarsi placa l’ansia e aumenta l’autostima», chiarisce la psichiatra.

Ortoressia: si può arrivare alla malnutrizione e all’isolamento

Nelle fasi iniziali i comportamenti degli ortoressici possono essere scambiati per atteggiamenti virtuosi. Spesso lo stato di salute migliora, dal momento che si eliminano dalla dieta tutte quelle sostanze potenzialmente intossicanti. «Ma con il passare del tempo», prosegue Bertelli, «il controllo si fa via via più rigido e si tende a
escludere ogni cibo ritenuto inadatto. L’alimentazione diventa così sempre meno differenziata e sempre più ridotta dal punto di vista anche quantitativo. Ecco allora che si scivola in un quadro molto simile a quello dell’anoressia, per cui le conseguenze nei casi più estremi possono essere quelle di una malnutrizione».

Quali sono i sintomi?

Dunque:

  • anemia,
  • debolezza,
  • problemi gastrointestinali,
  • perdita del ciclo nelle donne,
  • disidratazione.

«Dal punto di vista emotivo si assiste a una forte limitazione alla libertà di comportamento. Una vera schiavitù che ha pesanti conseguenze sia sulla vita personale sia quella sociale», aggiunge l’esperta. Si comincia con l’andare solo nei ristoranti che offrono un menù «sicuro». Poi si rinuncia completamente a mangiare fuori. Dopodiché si smette di andare dagli amici, fino a che non si partecipa più ad alcun tipo di cena, aperitivo o festa e ci si rinchiude in casa. Pressoché inevitabili sono a questo punto gli stati d’ansia, la tristezza e a volte l’insorgere di altre ossessioni, come quelle della pulizia, della bellezza e della forma fisica o la paura d’invecchiare o di ammalarsi.

Amici e parenti possono riconoscere l’ortoressia

E così gli effetti del comportamento di un ortoressico ricadono anche sulla famiglia, sul partner e, purtroppo, sui
figli. «Il pericolo di denutrizione per i bambini di una mamma ortoressica può essere alto. Si dà al piccolo ciò che si ritiene più sano, mentre gli adolescenti rischiano di avere un comportamento imitativo», avverte Bertelli.

Difficilmente un ortoressico si accorge di avere un disturbo e va dal medico. «Proprio perché l’obiettivo iniziale è positivo, cioè star bene e mangiare sano, ci si sente nel giusto», conferma la psichiatra. O, per dirla con le parole di Bratman: «Una persona che riempie le giornate mangiando tofu e biscotti a base di quinoa può sentirsi
altrettanto pia di chi ha dedicato tutta la vita ad aiutare i senzatetto».

Attenzione a social network e finti guru

Questo senso di superiorità porta spesso a dare credito a teorie pseudoscientifiche e a discutibili guru. Questi smentiscono quanto affermato dalla medicina ufficiale, innescando un pericoloso fai-date basato sul sentito dire e su dubbi e informazioni reperite online.

Ortoressia: come se ne esce. La terapia psicologica

Amici, parenti e le persone che stanno vicine hanno così un ruolo fondamentale per cercare di convincere l’ortoressico a intraprendere un percorso di cura. «Ideale è la terapia psicologica associata a una riabilitazione nutrizionale. Significa riabituarsi progressivamente ad avere un’alimentazione che, dal punto di vista psicologico, definiamo libera e, da quello nutrizionale, adeguata». Un approccio simile a quello per l’anoressia.

Leggi anche…

None found

Mostra di più

Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
Pulsante per tornare all'inizio