Tornano a crescere le strutture eccellenti nel campo dell’ortopedia in Italia, dopo le contrazioni in termini di volumi di ricoveri legate alla pandemia di Covid. I dati arrivano da Micuro, la piattaforma digitale per trovare la miglior struttura sanitaria in Italia sulla base di valutazioni elaborate su dati provenienti da fonti ufficiali del Ministero della Salute e del Programma Nazionale Esiti (PNE) gestito da AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali).
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Dopo la pandemia, finalmente segnali di ripresa
«Gli italiani sono sempre meno sedentari. Le chiusure relative alla pandemia di Covid hanno significativamente impattato sui volumi dei ricoveri e degli interventi per traumi sportivi e di conseguenza sul raggiungimento delle soglie di qualità imposte dal Ministero. Ora però si cominciano a vedere segnali di ripresa». La professoressa Elena Azzolini è un medico specialista in Sanità Pubblica e responsabile del Comitato Scientifico di Micuro.
Ancora troppe differenze regionali nelle strutture eccellenti nel campo dell’ortopedia in Italia
Anche nell’area ortopedica resistono differenze regionali importanti nel nostro Paese. «Uno dei fattori da tenere in considerazione – spiega Azzolini – è la diversa presenza in termini percentuali di strutture pubbliche e private, che può fare la differenza. Ci sono alcune cliniche che spingono molto su alcune aree, come quella della chirurgia protesica: un fenomeno che può aiutare ad accelerare la riduzione delle liste di attesa.
Il ruolo della specializzazione degli ospedali
«Durante la pandemia Covid si è cercato di puntare sulla specializzazione degli ospedali, con delle strutture di riferimento per patologia in grado di filtrare i pazienti e concentrare l’arrivo di pazienti con specifici problemi di salute – sostiene la professoressa. Sappiamo anche che più un ospedale è specializzato e affronta molti casi ogni anno, migliori saranno le sue prestazioni. I volumi di pazienti hanno un impatto sugli esiti clinici, perché aumenta l’expertise dei medici. Ecco perché negli standard richiesti dal ministero della Salute c’è un numero minimo di interventi da aver eseguito ogni anno. Certo, la specializzazione degli ospedali è più semplice nelle grandi città o in regioni dove la presenza di strutture è capillare».
Ricomposizione della frattura di tibia e perone
Per quanto riguarda gli interventi di ricomposizione della frattura di tibia e perone le strutture in linea con gli standard di qualità ministeriali (tempo di attesa inferiore o pari a 4 giorni) sono tornate sui numeri del 2017, cioè 67. Tra le ragioni, la ripresa dei volumi degli interventi chirurgici dopo la contrazione dovuta al periodo del lockdown.
Questo recupero nei due anni dopo il Covid è sostanzialmente comune a tutte le regioni, con alcune di queste che hanno addirittura superato i livelli del 2017, come Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia.
Protesi della spalla e al ginocchio
Crescono anche le strutture in linea con gli standard ministeriali di qualità che prevedono almeno 15 ricoveri all’anno per gli interventi di protesi della spalla, grazie a un incremento del 36,6% in 5 anni. Con 44 ospedali sopra la soglia di riferimento (+22,2% vs 2017), la Lombardia si impone come la regione con il numero più alto in Italia.
Segnali di recupero anche per gli interventi di protesi al ginocchio. Dal 2021 i volumi sono superiori sia a quelli del 2020 (anno del lockdown) e anche a quelli del 2017 (+21,6%). Crescono dell’1% rispetto a cinque anni fa le strutture sopra gli standard ministeriali, che richiedono almeno 80 ricoveri all’anno. Volumi in aumento anche per gli interventi al ginocchio in artroscopia (+10,4% vs 2021) in gran parte delle regioni italiane.
Strutture eccellenti nel campo dell’ortopedia in Italia: le protesi d’anca
Smentita la convinzione che sia un intervento necessario solo in età avanzata. Anche i giovani che si allenano molto possono andare incontro a usura precoce della cartilagine dell’anca.
«Qui la capacità di intervenire velocemente è ancora più importante perché si tratta di persone che hanno una vita ancora estremamente attiva, con un impatto enorme anche sui costi sociali e non solo sulla qualità della vita che comunque di per sé è un indicatore importante – spiega Azzolini. Naturalmente in presenza di liste di attesa lunghe, può capitare che gli anziani vengano operati prima, perché il più delle volte qui c’è un rischio importante. Ma si tratta di valutazioni fatte caso per caso, sulla base del rischio che l’eventuale posticipo dell’intervento può comportare nel peggioramento del quadro patologico».