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Trapianto di menisco: l’intervento e le novità della ricerca

Se dopo l'asportazione di un menisco lesionato compare una sintomatologia dolorosa, è bene intervenire, come spiega il chirurgo Roberto D'Anchise

Una delle possibilità di trattamento dopo l’asportazione di un menisco lesionato è il trapianto meniscale.

La meniscectomia 

Durante l’asportazione del menisco rotto, detta meniscectomia, non necessariamente si deve togliere tutto il menisco. Anzi, quando possibile ci si limita alla parte rotta, perché l’asportazione totale di questa lamina può indurre l’artrosi. In queste situazioni, è necessario monitorare molto bene i pazienti e, nei casi in cui compaia una sintomatologia dolorosa, bisogna pensare a un trapianto. Sintomi, cause, diagnosi e trattamenti della lesione al menisco.

Gruppo San Donato

In cosa consiste e come avviene l’intervento? E quali sono le nuove prospettive della ricerca nella chirurgia del ginocchio?

Trovate le risposte nelle seguenti videointerviste a Roberto D’Anchise, Primario dell’Unità Operativa di Chirurgia del Ginocchio Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano (puoi chiedergli un consulto qui) e primo medico italiano, nel 2002, a eseguire un trapianto di menisco.

Intervento, riabilitazione e risultati

Le nuove prospettive della ricerca

Trapianto di menisco: i mezzi per arrivare alla diagnosi

Oltre alla visita dell’esperto, generalmente chiede al paziente di sottoporsi ad alcuni test. Per la diagnosi il medico procede ad un esame dell’articolazione e di alcuni specifici test che consentono di valutare l’integrità o meno dei menischi. Tra gli esami più usati:

  • Test di Appley: il paziente viene fatto sdraiare a pancia in giù con il ginocchio piegato a 60°. Lo specialista, premendo sulla pianta dei piedi, comprime l’articolazione del ginocchio. In caso di lesione al menisco interno, la rotazione esterna forzata del piede causa dolore sull’emirima articolare interna.
  • Palpazione della rima articolare
  • Test di McMurray: il paziente si sdraia a pancia in su. Lo specialista blocca con una mano il tallone e con l’altra sostiene la parte inferiore del ginocchio, cercando di far estendere completamente il ginocchio mentre ruota la tibia prima verso l’interno poi verso l’esterno. Se il paziente sente dolore c’è una lesione a carico dei corni meniscali posteriori.
  • Esame radiografico del ginocchio per valutare eventuali fratture o lesioni ossee associate
  • Risonanza magnetica rappresenta l’esame strumentale avanzato più idoneo per la diagnosi e per la valutazione delle lesioni legamentose e catilaginee.

Giulia Masoero Regis

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