Tra le montagne più alte e impervie da scalare nella riduzione della morbilità e della mortalità ci sono certamente le malattie cardiovascolari che, nel nostro Paese, restano la principale causa di decesso e disabilità. «Solo in Italia ogni anno muoiono più di 200.000 persone tra infarti, ictus e morti improvvise per eventi cardio-cerebro-vascolari, rappresentando quasi il 40% della mortalità complessiva: il 32,5% nei maschi e il 38,8% nelle femmine. Va detto che nella gran parte dei casi questi decessi si possono prevenire, intervenendo su tutti quei fattori di rischio che possono aumentare anche in modo significativo la possibilità di andare incontro a queste patologie. Al centro di queste attività preventive c’è sicuramente la lotta al colesterolo alto», interviene Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto della Società Italiana di Cardiologia (SIC).
Il colesterolo, infatti, è fondamentale per il nostro organismo ma se presente in quantità eccessiva può danneggiare l’apparato cardiovascolare. Questo grasso viene trasportato nel sangue dalle lipoproteine Hdl (considerate “buone”), che portano il colesterolo nel fegato, dove viene scartato, e dalle lipoproteine Ldl (“cattive”), che convogliano il grasso dal fegato ai tessuti tramite le arterie. Se i livelli superano la soglia consentita dalle linee guida, che varia a seconda dello stato di salute dell’individuo, in questi vasi può depositarsi e formare la placca aterosclerotica, che favorisce proprio l’insorgenza delle malattie cardiovascolari. «Oggi sappiamo con matematica certezza che se si riduce il colesterolo cattivo di 40 milligrammi per decilitro la probabilità di avere un evento cardiovascolare-ischemico si abbassa addirittura del 20%. Per farlo, dobbiamo mettere in campo tutte le armi che abbiamo a disposizione: tra queste c’è anche Inclisiran, la prima e unica terapia a base di small-interfering RNA (siRNA), che oggi è rimborsabile dal Servizio Sanitario Nazionale per il trattamento di adulti con ipercolesterolemia primaria (eterozigote familiare e non familiare) o dislipidemia mista», prosegue il professore.
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Come funziona Inclisiran, la terapia a base di siRNA
Inclisiran, la cui rimborsabilità è stata appunto appena approvata da AIFA, è un piccolo RNA interferente a doppio filamento con un’elevata affinità per il fegato, dove inibisce il gene che codifica per la proteina PCSK9, aumentando la capacità di questo organo di assorbire il colesterolo “cattivo”. «Per rimuovere il colesterolo dal sangue, le cellule epatiche sfruttano delle molecole di aggancio, che sono i recettori del colesterolo Ldl. Tuttavia questi recettori, che permettono al colesterolo Ldl di passare dal flusso sanguigno all’interno della cellula epatica per essere scartato, possono essere presenti in quantità differenti negli individui. Più il numero dei recettori sulla cellula epatica è alto più “spazzini” in grado di ripulire il sangue si hanno e minori saranno i livelli di colesterolo “cattivo”. Per aumentare il numero di recettori sulla cellula epatica, la terapia a base di siRNA riduce i livelli della proteina PCSK9, che induce la degradazione dei suddetti recettori. Quindi, inibendo la PCSK9 aumenta il numero di recettori e, di conseguenza, si abbassano i livelli di colesterolo Ldl», spiega nel dettaglio Perrone Filardi.
Per quali pazienti è indicata questa terapia per il colesterolo alto
Inclisiran in Italia è indicato, in aggiunta alla dieta, in associazione a una statina o una statina con altre terapie ipolipemizzanti orali in pazienti non in grado di raggiungere gli obiettivi per il colesterolo “cattivo” con la dose massima tollerata di una statina, oppure in monoterapia o in associazione ad altre terapie ipolipemizzanti in pazienti intolleranti alle statine o per i quali una statina è controindicata. Questo farmaco è innovativo non solo perché mira direttamente alla “radice” della malattia aterosclerotica piuttosto che ai suoi sintomi ma anche per la sua posologia. Inclisiran viene infatti somministrato con due iniezioni all’anno, per via sottocutanea. Dopo la prima iniezione, la dose successiva viene somministrata a distanza di 3 mesi e in seguito ogni 6 mesi. Il farmaco è prescrivibile dallo specialista e la sua somministrazione viene effettuata da un operatore sanitario.
«Sappiamo che uno dei principali problemi nelle terapie di lungo periodo per le patologie croniche, in particolare quelle cardiovascolari, è il fenomeno della mancata aderenza, che è la coincidenza tra la prescrizione fatta dal medico di una terapia opportuna e necessaria e l’effettiva corrispondenza di questa prescrizione nella vita del paziente», interviene Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO). «Purtroppo sappiamo che proprio per le terapie per l’ipercolesterolemia il tasso di interruzione delle cure o di assunzione irregolare e discontinua è molto alto perché quando si devono assumere molti farmaci nell’arco della giornata 3-4 pazienti su 10 sospendono i trattamenti nei 6-8 mesi successivi alla prescrizione iniziale. È un fenomeno frequente che porta con sé un aumento del rischio: interrompendo il trattamento, infatti, il colesterolo inizia nuovamente a salire, il danno vascolare riprende e ciò può avere delle conseguenze sfavorevoli sull’individuo. Ricorrendo a questa nuova opportunità terapeutica, invece, è possibile superare questo problema perché la somministrazione del farmaco avviene da parte di personale qualificato in ambiente sanitario, due volte l’anno, presumibilmente durante visite di controllo che possono essere programmate. Quindi si garantisce un trattamento sicuro, efficace e prolungato nel tempo, senza che il paziente debba assumere tutti i giorni una compressa», continua il professore.
Il ruolo delle aziende farmaceutiche
«L’ipercolesterolemia è una patologia subdola, i cui rischi non sono visibili finché non si manifesta un evento cardiovascolare», dice Valentino Confalone, amministratore delegato di Novartis Italia. «Ecco perché continuiamo a sensibilizzare la popolazione su questi temi e a investire nella ricerca per trovare soluzioni preventive e terapeutiche sempre più innovative, proprio come i siRNA che sono in grado di agire interferendo con la produzione delle proteine coinvolte nell’insorgenza delle malattie. Oggi Inclisiran è impiegato nell’ipercolesterolemia ma prevediamo, in futuro, di utilizzarlo anche nel trattamento di altre patologie», conclude il manager.