Si chiama «acne positivity» ed è la tendenza, sempre più diffusa, a postare foto senza filtri sui social network, mostrando pustole, punti neri, rossori e cicatrici. Lo hanno fatto personaggi che su Instagram & co. contano migliaia e milioni di follower, come Aurora Ramazzotti, Matilda De Angelis, Chiara Ferragni e Federica Masolin, mentre negli Stati Uniti la più coraggiosa è stata la modella Kendall Jenner, che nel 2019 è diventata persino testimonial di una linea di skincare per pelli a tendenza acneica. Dopo di loro, sempre più ragazze e ragazzi. L’obiettivo? Condividere l’imperfezione ma anche il percorso di cura e quello di accettazione della propria pelle, così com’è.
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L’acne può colpire anche gli adulti, soprattutto le donne
La proliferazione dei post sul tema ha confermato ciò che i dati epidemiologici dicono da tempo. «L’acne volgare, cioè quella che colpisce dopo la pubertà, colpisce più dell’80-90% degli adolescenti e dei giovani adulti, e si attesta come l’ottava malattia più diffusa al mondo», fa sapere la dermatologa Gabriella Fabbrocini, già consigliera della Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse (Sidemast). «Se quella adolescenziale colpisce statisticamente più i maschi, quella tardiva è soprattutto femminile. I tassi di prevalenza variano a seconda del tipo di studio scientifico effettuato, ma vanno dal 10 al 30%. In età adulta si presenta spesso come una condizione cronica e può avere un notevole impatto psicologico, sociale ed emotivo».
Il batterio Propionibacterium acnes contribuisce all’infiammazione
La vera causa dell’acne ancora non si conosce, però sono noti vari fattori scatenanti l’infiammazione del follicolo pilifero e delle ghiandole e l’ipercheratinizzazione dell’ostio follicolare che sono alla base della patologia. Se follicoli e ghiandole iniziano a funzionare in modo anomalo provocano un aumento del grasso della pelle, chiamato seborrea, e quando la produzione di sebo è elevata nel dotto pilifero si forma una sorta di tappo, il comedone, che può fuoriuscire dal poro e presentarsi sotto forma di punto nero oppure rimanere intrappolato internamente e manifestarsi come punto bianco. In tutti e due i casi può proliferare il Propionibacterium acnes, il batterio che contribuisce all’infiammazione causando altre pustole, papule e, nei casi più gravi, cisti e noduli.
Come mai l’acne viene anche agli adulti?
«In età adolescenziale il fattore scatenante è soprattutto la cosiddetta tempesta ormonale, ma anche la genetica e la familiarità giocano un ruolo importante», spiega Cristina Guerriero, responsabile dell’ambulatorio acne del Policlinico Gemelli di Roma e socia Sidemast. In età adulta, invece, l’acne può persistere dall’età adolescenziale oppure insorgere tardivamente e all’improvviso. «Nel primo caso significa che non era unicamente legata agli ormoni dell’adolescenza, quindi si va alla ricerca della “vera” causa; potrebbe esserci, ad esempio, una condizione particolare, come l’ovaio policistico», continua l’esperta. «Nel secondo caso, invece, possono concorrere fattori ormonali differenti, genetici e psicologici. Alcune forme possono essere indotte dall’utilizzo di prodotti cosmetici non adeguati, contenenti oli e grassi, farmaci o inquinanti ambientali. Infine fattori come una dieta ad alto indice glicemico e l’abitudine al fumo non sono di per sé scatenanti ma possono peggiorare la situazione».
Le conseguenze sulla salute mentale ed emotiva
Secondo uno studio qualitativo pubblicato a luglio 2021 sulla rivista scientifica Jama Dermatology, che ha cercato di capire che cosa conta di più per le donne alle prese con l’acne, le pazienti vivono forti preoccupazioni per l’estetica e subiscono conseguenze sulla salute mentale ed emotiva, con sconvolgimenti della vita personale e professionale. Questo conferma non solo che ansia e stress possono innescare, o peggiorare, l’acne, ma anche che brufoli e sfoghi cutanei generano ulteriori tensioni psicologiche.
«Il rapporto tra stress e acne è bidirezionale», conferma la dermatologa del Gemelli. «Alcuni studi dimostrano che i ragazzi che dovevano sostenere gli esami universitari nei periodi precedenti i test mostravano un peggioramento dell’acne proprio a causa della tensione nervosa. Tutto ciò ha una giustificazione biologica, perché sotto stress produciamo più ormoni, come il cortisolo, che mettono il nostro organismo in allerta ma perifericamente possono essere trasformati in androgeni, ovvero ormoni che alimentano l’acne. Poi la malattia è a sua volta fonte di stress perché un paziente che vede il suo viso danneggiato prova disagio e, specie in adolescenza, tende a sviluppare insicurezza e bassa autostima».
Le cure per l’acne tardiva
Per la cura i dermatologi hanno diverse opzioni, adottabili sia per la forma giovanile sia per quella tardiva.
Per le forme leggere
Se l’acne è lieve si prescrivono pomate a base di acido retinoico, una molecola caposaldo nella guerra contro i brufoli. Il suo compito è quello di esfoliare la pelle permettendo la fuoriuscita dei comedoni. «Nei casi ancora più leggeri possono bastare sostanze cosmetiche, non farmacologiche, che hanno un’azione seboregolatrice ed esfoliante, come l’acido glicolico o l’acido salicilico», precisa Cristina Guerriero.
Per le forme severe
«Quando l’acne è più infiammata si può prescrivere il benzoilperossido, una molecola antinfiammatoria e antiseborroica che inibisce la formazione di comedoni. Altri topici spesso utilizzati sono l’acido azelaico e gli antibiotici ad uso locale. Questi ultimi vanno però usati con cautela per il pericolo di provocare antibioticoresistenza dei batteri presenti sulla cute. Recentemente vengono preferite preparazioni che contengono più principi attivi contemporaneamente, così che il paziente possa ridurre il numero delle applicazione quotidiane e semplificare la terapia.
Per le forme molto severe
Se poi il quadro è molto grave, con noduli e cisti sottopelle, si dovrebbe intervenire con una terapia sistemica a base di isotretinoina, un farmaco cardine nella lotta all’acne severa da vent’anni a questa parte». Si tratta di un derivato della vitamina A, da assumere per via orale e, nelle donne, in obbligatoria associazione alla pillola contraccettiva, perché si tratta di un farmaco che può causare malformazioni del feto. Gli effetti collaterali possono essere importanti (il dermatologo deve dosarla bene), ma l’efficacia è decisamente molto alta. «Oggi vengono utilizzate anche procedure fisiche, come laser o terapia fotodinamica, sia per curare l’acne sia le sue cicatrici», conclude l’esperta, «ma i risultati sono piuttosto variabili da persona a persona».