Come si vota secondo la scienza o meglio le neuroscienze. Diciamo subito che gli elettori usano più la pancia del cervello. Nel senso che solo raramente seguono la ragione. Negli ultimi 20 anni le neuroscienze hanno identificato alcuni modelli che influenzano la maggioranza delle persone alle urne.
Se fosse la ragione a dominare, il modello sarebbe estremamente semplice. Ogni elettore studierebbe in dettaglio i programmi dei partiti, applicherebbe ad ogni affermazione una percentuale di realizzabilità e poi sceglierebbe il partito che rappresenta la massimizzazione del proprio beneficio considerando le azioni attuabili. La realtà è però ben diversa.
Quali sono i quattro principali ragionamenti che ci condizionano dentro le urne, anche se non ce ne rendiamo conto? Ne ha parlato Lorenzo Dornetti, esperto in neuroscienze, direttore di Neurovendita Lab.
In questo articolo
Come si vota secondo la scienza: non mi riconosco, ma almeno non ci perdo
Arceneaux, nei suoi esperimenti ha dimostrato che le scelte delle persone sono influenzate dal numero di immagini di paura che vedono prima di decidere. In un contesto di preoccupazione si attiva intensamente l’avversione alle perdite. Tutti noi quando scegliamo siamo più preoccupati di perdere un certo privilegio che di vincere, ad esempio avere una maggiore produttività. In un momento come questo dove c’è un alto livello di preoccupazione, le persone tendono a scegliere l’opzione che riduce le perdite, anche quando si tratta del voto politico. Qualunque valutazione sulla fattibilità e la sostenibilità nel tempo dei diversi programmi elettorali non entra nella decisione.
Tutto mi conferma la mia idea
Due anni fa è apparso uno studio sulla rivista scientifica Physical Review X. In questa ricerca un team di lavoro ha dimostrato che i social network creano “Echo chambers”, cioè camere con l’eco. Subissate da moltissime informazioni, le persone tendono a prestare attenzione a ciò che conoscono. Questo fenomeno è amplificato dai social network. Le persone vengono esposte attraverso gli algoritmi solo alle informazioni preferite e quindi tendono a riconfermare la scelta iniziale, senza considerare tesi differenti. E se i media tradizionali sono tenuti a rispettare la par condicio e a dare pari visibilità a tutte le proposte elettorali, sui social invece viene continuamente rafforzato l’eco di quello che già si pensa, con il risultato che le posizioni personali divengono sempre più rigide.
Come si vota secondo la scienza: se sono indeciso, non voto
La dinamica della conferma e quella dell’echo chamber valgono anche per gli indecisi. Per quanti sforzi abbiano fatto i partiti politici per coinvolgere gli elettori, restano milioni di italiani che si asterranno per le ragioni più disparate. Anche qui torna in gioco l’algoritmo dei social network. Riconoscendo in alcune persone il disinteresse per la politica, non ha mostrato loro in queste settimane alcun contenuto che potesse risvegliare la voglia di esprimersi, esporsi e mettersi in gioco con il proprio voto per la cosa pubblica.
Come si vota secondo la scienza: non ti capisco, non ti voto
Argomenti come la riduzione del cuneo fiscale, le strategie legate all’energia o la stabilità del posizionamento internazionale sono troppo complessi per la maggioranza delle persone. E questo è facilmente misurabile. Il Neurovendita Lab ha studiato il modificarsi del diametro pupillare in alcune persone mentre ascoltavano i vari leader nazionali presentare i punti dei programmi elettorali. Più un tema richiede sforzo mentale, maggiormente la pupilla riduce il proprio diametro e i temi presi ad esempio sono risultati tra quelli che hanno provocato una costrizione maggiore del diametro pupillare. Richiedono cioè più attenzione, concentrazione ed energia mentale in chi ascolta, per questo risultano meno persuasivi di altri più semplici da comprendere. E quindi meno efficaci sull’opinione pubblica.